15 novembre 2024
Era il 4 novembre del 2022, a pochi giorni dall’insediamento del governo guidato da Giorgia Meloni, quando il neonominato ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini rilanciava il progetto del Ponte sullo Stretto. “Vogliamo creare lavoro – scriveva il leader della Lega su Facebook – disinquinare, sbloccare cantieri e investire in trasporto su ferro e via mare, ma anche lasciare ai nostri figli un’opera che renderà l’Italia un Paese leader al mondo come il Ponte sullo Stretto, l’opera più avveniristica ed ecologica della storia”. Secondo Salvini, una spinta all’Italia “del sì” al futuro, all’economia, che si contrapponeva a quella “del no” dei controlli e dei comitati di cittadini. A due anni da quelle dichiarazioni, il progetto è andato avanti: la concessionaria Stretto di Messina s.p.a, responsabile dell’intero processo di costruzione e gestione del ponte (con l’esclusione della linea ferroviaria) è pronta a iniziare i lavori, ma ci sono ancora incognite sull’effettiva fattibilità. Intanto, la Lega chiede 1,2 miliardi di euro in più con un emendamento della legge di bilancio. Oggi i comitati cittadini di Messina e Villa San Giovanni (Reggio Calabria) sono a Roma per manifestare. “Le nostre città verranno sventrate e le nostre vite stravolte – dicono a lavialibera –. Qui mancano i servizi primari, ma la priorità è un’opera che non è mai stata realizzata prima”.
“Le nostre città verranno sventrate e le nostre vite stravolte. Qui mancano i servizi primari ma la priorità è un’opera che non è mai stata realizzata prima”. Comitati NoPonte
Il progetto di costruire un ponte tra Sicilia e Calabria non è storia recente. Già a metà del 1800 si volevano unire le due sponde, ma la difficoltà di creare dei piloni in mare e i costi eccessivi fecero desistere Ferdinando II. L’idea è stata portata avanti anche dopo l’Unità d’Italia, con la convinzione che le due regioni potessero essere unite attraverso un ponte o un sottopassaggio. Il terribile terremoto di Messina del 1908 riportò tutti alla consapevolezza che prima di qualsiasi piano serviva un’attenta valutazione delle condizioni sismiche del territorio. Un’altra proposta fu rilanciata nel 1934, ma si dovette aspettare il secondo dopoguerra perché il progetto cominciasse a diventare terreno di confronto politico. Nel 1969, il ministero dei lavori pubblici decise di bandire un concorso internazionale di idee per la realizzazione dell’opera: vinsero ex aequo un tunnel a mezz’acqua e i progetti per un ponte a tre, quattro, cinque campate o a campata unica. I progetti sono andati avanti per decenni e nel 1992 fu presentato il progetto preliminare definitivo. Nel 2005, la Direzione investigativa antimafia denunciò i rischi di possibili infiltrazioni mafiose.
Ponte sullo Stretto, un film già visto
Dopo approvazioni, veti e passi avanti, nel 2013 il governo Monti decise di chiudere il progetto. Bisogna arrivare al giugno 2020 perché il progetto del ponte sullo stretto venisse rilanciato: l’allora presidente del consiglio Giuseppe Conte annunciava di voler valutare l'opera “senza pregiudizi”. Così, due mesi dopo, si istituì il gruppo di lavoro al ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
L’accelerazione per la progettazione e costruzione del ponte è avvenuta però con il governo Meloni. Già con il decreto legge 35/2023 si dava avvio a una nuova fase, senza dover bandire nuove gare d’appalto, ma facendo gestire l’operazione al consorzio Eurolink, colosso che offre servizi di informatica e tecnologia, guidato da Webuild, multinazionale delle costruzioni, attiva in 110 Paesi. Sono loro a consegnare alla società Stretto di Messina la documentazione aggiornata sui collegamenti stradali e ferroviari.
Secondo il progetto presentato, il ponte sarà lungo 3300 metri, a campata unica, con sei corsie per il traffico automobilistico, due corsie di servizio e due binari ferroviari e sarà possibile percorrerlo per 200 anni
Secondo il progetto presentato, il ponte sarà lungo 3300 metri, a campata unica, con sei corsie per il traffico automobilistico, due corsie di servizio e due binari ferroviari e sarà possibile percorrerlo per 200 anni. Costo stimato, dai 12 ai 14 miliardi di euro. La riduzione del tempo di viaggio rispetto agli attraversamenti dello Stretto in traghetto è calcolato in un’ora per i mezzi leggeri, un’ora e mezza per i mezzi pesanti e due ore per i treni. L’inizio dei lavori è previsto per la primavera del 2025 e l’inaugurazione entro il 2032.
Se questo è il progetto del Governo, spazio deve essere dato anche alle difficoltà nell’immaginare una struttura di questo tipo, mai realizzata prima nel mondo. Dal punto di vista ambientale anzitutto: anche nell’ultimo via libera, dato il 13 novembre dalla commissione tecnica di valutazione sulla compatibilità, ci sono dei rilievi che incidono sulla presentazione del progetto esecutivo. Il ministero dell’Ambiente fa sapere che, fra questi, alcuni riguardano “non solo l’ambiente naturale, terrestre, marino e agricolo, ma anche aspetti relativi a progettazione di dettaglio per opere a terra, relativi a cantierizzazione, gestione delle materie, approvvigionamenti, rumore e vibrazioni”. Ottenuta questa autorizzazione, l’installazione dei cantieri potrebbe essere più vicina.
Se questo è il progetto del Governo, spazio deve essere dato anche alle difficoltà nell’immaginare una struttura di questo tipo, mai realizzata prima nel mondo
Quello dell’impatto ambientale non è l’unico problema: si aggiungono quelli ingegneristici e di costo. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, dopo il consiglio dei ministri del 16 ottobre scorso, ha confermato: “il Ponte sullo Stretto, come tutte le opere pubbliche, è finanziato per l'intero ammontare con 12 miliardi”. Forse 1,2 miliardi in più, se dovesse essere approvato l'emendamento proposto dalla Lega.
Mentre il progetto avanza, chi sceglie di mettere in discussione l’opera di interesse strategico rischia di finire in carcere. “Per anni abbiamo pensato che, alla fine, questo progetto non si sarebbe mai realizzato – dice a lavialibera Elio Conti Nibali, del comitato Invece del Ponte –, ma questa volta sembrano convinti, anche perché ogni volta che incontrano un ostacolo fanno una legge per aggirarlo”. Conti Nibali fa parte di uno dei numerosi comitati contro la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina che sono nati negli anni sulle sponde siciliana e calabrese. A preoccupare, tra gli altri aspetti, sono gli espropri comunicati lo scorso aprile. “Le persone pensano che il ponte si farà solo a Capo Peloro (punta nord di Messina, dove verranno costruiti i piloni, ndr) – conferma Luigi Sturniolo della Rete No Ponte –, invece i cantieri sventreranno la città, i camion passeranno dappertutto”. Ad attenzionare la situazione anche Claudio Vallone, del sindacato Sunia Cgil di Messina. “Noi avversiamo l’opera per finalità, modalità, per possibilità di infiltrazioni mafiose, per drenaggio di risorse che potrebbero servire per portarci a un livello quantomeno decoroso da un punto di vista dei trasporti interni. Ma iniziare i cantieri senza la certezza di poter realizzare l’opera sarebbe ancora peggio”.
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C'è molto scetticismo anche sulle reali cifre dei posti di lavoro promessi. “Alcuni esponenti politici hanno detto che ci saranno 100mila posti di lavoro, poi rivalutati al ribasso – spiega a lavialibera Federico Alagna di Cambiamo Messina dal basso –. Quello che ci sarà, in realtà, è il tema del massacro sociale, di relazioni, di disgregazione di quartieri dovuti agli espropri che avranno conseguenze devastanti sul territorio”.
Per questi motivi, i comitati si sono dati appuntamento a Roma, per esporre “il no deciso al nuovo Vajont”. “Siamo da un lato preoccupati, dall’altro determinati, pronti a impugnare qualsiasi atto” ribadisce Daniele Ialacqua, del comitato No Ponte Capo Peloro. Restano da decidere anche i prossimi passi, se e quando i cantieri verranno avviati.
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