Carcere e miniere. I lavori al Parlamento prima della pausa estiva. Foto: wired
Carcere e miniere. I lavori al Parlamento prima della pausa estiva. Foto: wired

Carcere e miniere. I decreti estivi del governo Meloni

Prima delle vacanze, il Parlamento ha convertito in legge diversi decreti approvati quest'estate, tra cui quelli sul carcere e sulle materie prime critiche, tra le proteste dell'opposizione per l'accelerazione nelle votazioni. Il ddl sicurezza, invece, slitta a settembre

Natalie Sclippa

Natalie SclippaRedattrice lavialibera

9 agosto 2024

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Tra le polemiche sulle Olimpiadi di Parigi e l’inizio delle ferie, quello che sta accadendo in Parlamento rischia di rimanere nell'ombra, anche se si tratta di questioni di “straordinaria necessità e urgenza”. La definizione è contenuta nell’incipit del decreto Carceri, diventato legge mercoledì 7 agosto, dopo un duro scontro in aula. Questa prima settimana del mese, ultima di lavori parlamentari, ha visto l’approvazione di altri provvedimenti importanti: dal decreto sulle materie prime critiche di interesse strategico fino al decreto infrastrutture, dal decreto sulle liste d’attesa a quello sulla scuola e lo sport. Tutti passati, fiducia dopo fiducia. Ma complici le ferie e la kermesse parigina, il dibattito è rimasto quasi tutto nelle aule. Per il resto, come per il decreto sicurezza, se ne riparlerà a settembre.

Decreto carceri, tra assunzioni straordinarie e niente giustizia riparativa per chi è detenuto al 41bis

Mille agenti di polizia penitenziaria verranno assunti tra il 2025 e il 2026 per “per incidere più adeguatamente sui livelli di sicurezza, di operatività e di efficienza degli istituti penitenziari” e verranno assunti, nel biennio 2024-2025, 20 figure dirigenziali. I neoassunti dovranno frequentare una formazione dai quattro ai 12 mesi, diminuendo di due il periodo minimo del corso. 

Per ciò che riguarda le misure in materia penitenziaria e di diritto penale, sono stati introdotti dei cambiamenti per quanto riguarda la liberazione anticipata. Il provvedimento che concede o nega il riconoscimento del beneficio d'ora in poi sarà adottato dal magistrato di sorveglianza con ordinanza, in camera di consiglio senza la presenza delle  parti. 

Introdotta inoltre la modifica di un decreto del 2000 che riguarda le comunicazioni tra i familiari e i detenuti, per permettere la prosecuzione di rapporti personali e che poneva il limite dei 10 minuti. Un limite che – come ha ricordato Andrea Oleandri, responsabile della comunicazione di Antigone – “forse poteva avere un senso 25 anni fa, quando le chiamate interurbane e le telefonate erano molto costose. Oggi invece non ci sono più né limiti economici né di sicurezza, tranne nel caso di alcuni regimi detentivi”. 

Chi si trova in regime di 41bis verrà escluso dall’accesso ai programmi di giustizia riparativa, pensati per dare ristoro alle vittime che scelgano di incontrare i responsabili dei reati

Chi si trova in regime di 41bis verrà escluso dall’accesso ai programmi di giustizia riparativa, pensati per dare ristoro alle vittime che scelgano di incontrare i responsabili dei reati. Una possibilità già sperimentata da alcuni familiari, che si somma e non si sostituisce al percorso penale, come ha scritto per lavialibera la giurista Grazia Mannozzi. La norma Cartabia, che introduce questa forma di riparazione, pone diversi problemi, ma la soluzione adottata dal decreto in buona sostanza butta l’acqua con tutto il bambino, eliminando del tutto e con un automatismo questa opzione.

Viene inserito poi un nuovo reato: l’indebita destinazione di denaro o cose mobili, inserito, come si fa riferimento all’inizio del testo, per adempiere agli obblighi europei. Non solo. In realtà, la seconda parte del comma ricalca alcune specifiche delll’ormai abrogato abuso d’ufficio, contenuto nel cosiddetto decreto “Nordio” approvato in via definitiva il 10 luglio scorso e che il presidente Mattarella non ha ancora promulgato.

Ddl AntiGandhi, se protesti finisci in carcere

Carceri e comunità, contro il sovraffollamento

Per “agevolare il reinserimento delle persone detenute adulte” verrà stilato un elenco di strutture residenziali. Per poter far parte di questo elenco si devono avere dei requisiti: 

  • un’accoglienza idonea residenziale;

  • lo svolgimento di servizi di assistenza;

  • lo svolgimento di riqualificazione professionale e reinserimento socio-lavorativo dei detenuti, compresi quelli con problematiche derivanti da dipendenza o disagio psichico, che non richiedono il trattamento in apposite strutture riabilitative. 

Lavorare nelle carceri è un’impresa

La misura è pensata per superare alcuni dei problemi che rendono un’impresa difficile lavorare dentro le mura degli istituti penitenziari, con una burocrazia carceraria che prevede dei requisiti di sicurezza spesso incompatibili con le esigenze delle imprese. Al 30 giugno 2023, solo 2.848 persone lavoravano per datori di lavoro esterni agli istituti. 

L’estate torrida nelle carceri italiane

Il decreto Carcere, però, non incide in modo significativo sul sovraffollamento carcerario: negli istituti penitenziari italiani vivono oltre 61 mila persone, ma i posti a disposizione sono 47mila. Il Governo ha istituito un Commissario straordinario per l’edilizia, rispolverando un vecchio tema oggetto di numerose critiche. Per l’associazione Antigone la misura non è adeguata: “Il richiamo all’edilizia penitenziaria, negli anni, è sempre più stato un modo per far sembrare che si stesse facendo qualcosa, senza realmente fare nulla e, allo stato attuale, non rappresenta certamente una soluzione”.

“Il richiamo all’edilizia penitenziaria, negli anni, è sempre più stato un modo per far sembrare che si stesse facendo qualcosa, senza realmente fare nulla e, allo stato attuale, non rappresenta certamente una soluzione”Associazione Antigone

La discussione in aula durante l’approvazione

Il 7 agosto la Camera ha approvato definitivamente il testo con 153 voti favorevoli, 89 contrari e un astenuto. In aula è scoppiato lo scontro quando Marco Lacarra (PD) ha proposto un ordine del giorno contro l’eliminazione del rinvio della pena (ossia del carcere) per le donne madri o in gravidanza. La modifica, proposta dalla Lega, è inserita nel prossimo ddl sicurezza che sarà approvato a settembre. Attualmente la legge prevede due tipi di strutture dove le detenute possono scontare la pena: si tratta degli Istituti a custodia attenuata per madri (Icam)  – nati con la legge 62 del 2011 che, almeno nelle intenzioni, avrebbe dovuto garantire ai minori fino ai sei anni (in alcuni casi fino ai dieci) la convivenza con la madre in spazi lontani dal carcere – e le Case famiglia protette. 

La discussione su questa modifica era già iniziata all’interno dei lavori sul ddl Sicurezza, con una spacccatura della maggioranza: per Forza Italia si tratta di un intervento sbagliato e troppo repressivo. La Lega lo ha riportato in Aula, facendo infuriare le opposizioni. 

Il ministro della Giustizia Carlo Nordio, durante la seduta, ha incontrato la presidente Giorgia Meloni, i ministri Antonio Tajani e Giancarlo Giorgetti, il viceministro Francesco Paolo Sisto, i sottosegretari Andrea Delmastro, Alfredo Mantovano e Andrea Ostellari e i presidenti della commissione Giustizia alla Camera, Ciro Maschio, e al Senato, Giulia Bongiorno. Il motivo? Il nodo del sovraffollamento carcerario, che resta irrisolto. Nordiov sul punto ha chiesto un incontro anche al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. 

In Italia riapriranno le miniere

Questioni di “straordinaria necessità e urgenza” riguardano anche le estrazioni di minerali, con la conversione in legge il 6 agosto del decreto sulle materie prime critiche, voluto dal Governo. I diciotto articoli del provvedimento hanno l’obiettivo “di adottare misure per assicurare la pianificazione, l'esplorazione, l'estrazione, il monitoraggio, la circolarità e la sostenibilità delle materie prime critiche”. La norma è stata pensata per allinearsi al Regolamento europeo 2024/1252, proprio in materia di approvvigionamento di questo tipo di materiali, per “salvaguardare la resilienza economica e l’autonomia strategica aperta dell’Ue”. Ora nel nostro Paese sono attivi 76 siti estrattivi, con una presenza sul territorio nazionale della metà delle 34 materie prime critiche riconosciute dall’Ue.

Quali minerali abbiamo in Italia e il ruolo dell’Ispra

"Il provvedimento hanno l’obiettivo “di adottare misure per assicurare la pianificazione, l'esplorazione, l'estrazione, il monitoraggio, la circolarità e la sostenibilità delle materie prime critiche”

Se per le concessioni sono molto attivi i ministeri (vedremo dopo quale ruolo svolgono), è l’Istituto superiore per al protezione e la ricerca ambientale (Ispra) che elabora il programma nazionale di esplorazioni, prevedendo la mappatura dei minerali e l’elaborazione dei dati raccolti. Approvato dal Comitato entro il 24 marzo 2025, il programma deve essere aggiornato ogni cinque anni. 

L’Istituto ha già messo online la mappa con i siti minerari attivi:

L’iter per iniziare le esplorazioni

L’iter per il riconoscimento dei progetti strategici funziona così: quando una domanda di riconoscimento è presentata alla Commissione europea, il Comitato interministeriale per la transizione ecologica si pronuncia su eventuali motivi che ne ostacolerebbero la concessione. Se i progetti si dovessero svolgere sulla terraferma, a essere sentita deve essere anche la Regione interessata. Una volta riconosciuti come strategici, questi piani diventano di pubblico interesse nazionale e le opere e gli interventi annessi “di pubblica utilità, indifferibili e urgenti”. Questo è un punto importante, che ha già suscitato malumori, come quello della presidente della Sardegna, che ha annunciato che impugnerà la legge davanti alla Corte costituzionale, visto che questa materia è di competenza esclusiva delle regioni a statuto speciale. 

Se i progetti si dovessero svolgere sulla terraferma, a essere sentita deve essere anche la Regione interessata

Ora che il potere si accentra, i limiti per il rilascio dei titoli abilitativi all’estrazione viene posto a massimo 18 mesi per i nuovi progetti, a 16 per quelli per i quali sono stati avviati procedimenti prima del riconoscimento e per l’estensione di progetti esistenti che hanno già ottenuto i titoli abilitativi. Per il rinnovo, non si devono superare i 10 mesi. 

In ogni caso, dentro il perimetro della concessione, tutto quello che avviene – dalla produzione, alla sicurezza della miniera fino alla trasmissione dell’energia – sono considerate di pubblica utilità. 

Devono essere valutati gli effetti sull’ambiente marino, sulla biodiversità e sulla sicurezza della navigazione nel caso di progetti di estrazione mineraria nei fondali marini. 

Fondali marini, una corsa all’oro verso la catastrofe

Anche per la realizzazione delle autorizzazione per i progetti strategici di riciclaggio, il punto unico di contatto è il Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica. Limiti per il rilascio sono più brevi rispetto all’estrazione e lo stesso vale per i progetti di trasformazione, che però devono avere l’ok dal Ministero delle imprese e del Made in Italy.  

Un comitato tecnico per monitorare e coordinare i progetti

L’istituzione di un Comitato tecnico per le materie prime e strategiche avrà alcuni compiti importanti, sotto il controllo del Ministero delle imprese e del Made in Italy. Innanzitutto, dovranno coordinare “le esigenze di approvvigionamento”, ossia gestire le eventuali carenze di materiali e conoscere il relativo livello di sicurezza. Dovrà stilare un piano nazionale triennale per segnare gli obiettivi attesi e le modalità di raggiungimento, facilitando e orientando chi promuoverà i progetti.
Faranno parte del comitato due  rappresentanti ciascuno del Ministero delle imprese e del made in Italy, del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica e del Ministero dell'economia e delle finanze, un rappresentante dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), e un rappresentante dei gestori del Fondo nazionale del made in Italy, che ha “il fine di sostenere la crescita, il sostegno, il rafforzamento e il rilancio delle filiere strategiche nazionali, in coerenza con gli obiettivi di politica industriale ed economica nazionale”. E proprio al Fondo verranno assegnate le aliquote del prodotto – comprese tra il 5 e il 7 per cento – delle concessioni minerarie, oltre che alle Regione, che le possono destinare a misure compensative per i territori. 

Per quanto riguarda le strutture di deposito dei rifiuti chiuse, incluse le strutture abbandonate, è fondamentale l’elaborazione, da parte dell'aspirante concessionario, di uno specifico “Piano di recupero di materie prime dai rifiuti di estrazione storici”, che deve dimostrare la sostenibilità economica ed ambientale dell'intero ciclo di vita delle operazioni.

Per accelerare e semplificare la ricerca, basterà comunicarne la volontà e ricevere il permesso dal Ministero dell’ambiente. Le spese connesse a questa fase sono a carico del ricercatore, mentre i controlli saranno effettuati dalla Soprintendenza, “con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente”. 

Per il governo è un gran risultato, ma rimangono delle criticità

Dalla maggioranza si percepisce una certa soddisfazione per questa approvazione. “Un grazie al Parlamento per aver condiviso queste norme strategiche volte alla realizzazione di una politica industriale che renda competitive le nostre imprese nei comparti del futuro” ha commentato il Ministro per le imprese e il made in Italy Adolfo Urso, mentre Gilberto Pichetto Fratin, a capo del Dicastero dell’ambiente e della sicurezza energetica, aveva già ribadito come l’Italia fosse pronta a cogliere impegni e opportunità delle materie prime critiche. 

Durante l’iter di approvazione non sono mancate le perplessità, specie sulla funzione marginale delle Regioni. Luigi Nave (Movimento 5 stelle) ha trovato disorientante la linea del Governo, “che da un lato continua a promuovere leggi accentratrici, come in questo caso, mentre, dall'altro, consente alle Regioni di chiedere maggiore autonomia in tante materie di interesse strategico nazionale, pensate un po', anche nella salvaguardia delle materie prime critiche”. Una posizione critica espressa anche da altri membri dell’opposizione. 

Il decreto Sicurezza è rimandato a settembre

Conclusi i lavori sia in Camera che in Senato, i parlamentari riprenderanno le sedute tra fine agosto e inizio settembre. Un periodo importante per l’approvazione del decreto Sicurezza, che doveva arrivare in Aula in quest’ultima settimana, ma la cui discussione è stata posticipata dalla conferenza dei capigruppo, vista la protesta delle opposizioni per l’accelerazione di questi ultimi giorni. Uno dei punti di maggiore scontro è l’emendamento che equipara la cannabis light a quella con Thc. Per le opposizioni si tratta di una “follia propagandistica”, che fa compiere un ennesimo passo indietro alla normativa, mandando in fumo 11mila posti di lavoro e 500 milioni di fatturato.

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