12 settembre 2023
"Ci sarà un ponte sullo Stretto e risolverà tutti i nostri problemi: sconfiggerà le mafie, porterà lavoro…". Gli sceneggiatori di Boris possedevano persino il dono della preveggenza: il dialogo tratto dal film del 2011 ricalca la rimbombante grancassa governativa a sostegno della colossale opera. Qualsiasi voce dissonante è tacciata di "volgarità e ignoranza", visto che – Matteo Salvini dixit – "con le decine di migliaia di posti di lavoro sarà la più grande operazione antimafia dal dopoguerra".
Ponte sullo Stretto, Salvini attacca Ciotti
La preoccupazione che il ponte unisca non solo due coste, ma anche due cosche (come ha detto Luigi Ciotti), pare già configurare una sorta di tradimento della Patria. Eppure, sarebbe facile ironizzare su una realizzazione immaginaria che è già costata al contribuente 472 milioni di euro – a tanto assommano le spese clientelari della società Stretto di Messina, nonché i vari studi di fattibilità – senza l’elaborazione di un progetto esecutivo, né la posa di un singolo mattone. Un primato da guinness dello spreco parassitario, ma si può ancora fare di peggio. Pur nell’improbabile scenario in cui l’esecutivo rispetti la promessa di condurre in porto un’impresa così ingegneristicamente spericolata, in terre ad altissimo rischio sismico e mafioso, senza superare la spesa di 13,5 miliardi, si tratterebbe – secondo i calcoli del centro studi indipendente Bridges research – di un saldo negativo di 3,6 miliardi rispetto ai benefici sperati. Tutto questo a fronte di storiche emergenze viarie e infrastrutturali del Mezzogiorno.
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