Foto di D. Tong/Pexels
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Torture in carcere a Trapani: così le "squadrette" della violenza mantenevano l'ordine

Mentre il clima negli istituti penali italiani è sempre più rovente, il sottosegretario Delmastro dichiara di provare "un'intima gioia" nel non lasciare respirare i detenuti trasportati in carcere

Andrea Oleandri

Andrea OleandriResponsabile comunicazione di Antigone

29 novembre 2024

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“A volte i detenuti venivano fatti spogliare, investiti da lanci d’acqua mista a urina e veniva praticata violenza quasi di gruppo, gratuita e inconcepibile”. Così il procuratore di Trapani Gabriele Paci sui fatti che sarebbero avvenuti nel carcere della città siciliana e che hanno portato ad arresti e sospensioni tra gli agenti penitenziari e all’iscrizione nel registro degli indagati di 46 persone. L’ennesimo caso di presunte torture, fattispecie di reato introdotta nel 2017 nel codice penale italiano. Mentre dietro le sbarre il clima è sempre più rovente, il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro ha definito come "intima gioia" il non lasciar respirare i detenuti al 41-bis dietro al vetro della nuova automobile in dotazione alla polizia penitenziaria. Una frase che cancella i principi dello Stato di diritto. 

Torture in carcere: le violenze al “reparto blu”

Nelle pagine dell’ordinanza che dispone le misure cautelari, emerge un quadro di violenza costante all’interno del carcere e, in particolare, nel cosiddetto “reparto blu”, dove sono reclusi i detenuti in regime di isolamento. Le violenze fisiche, ma anche verbali e psicologiche, con frasi del tipo “riempitelo di botte tanto ha la pelle nera e non si vede niente”, in alcuni casi sarebbero state commesse da più agenti contemporaneamente.

Delle vere e proprie “squadrette”, che punivano i comportamenti considerati “non idonei”, oltre ad agire in maniera preventiva per intimorire i detenuti e mantenere l’ordine all’interno del carcere. Un clima di terrore e sopraffazione presente almeno dal 2021 e continuato fino al 2023, quando la procura, a seguito di alcune denunce, ha aperto un’indagine condotta insieme al nucleo investigativo della polizia penitenziaria, con l’ausilio di telecamere nascoste all’interno del reparto incriminato.

Torture in carcere: l’isolamento va abolito

Le violenze fisiche, ma anche verbali e psicologiche, con frasi del tipo “riempitelo di botte tanto ha la pelle nera e non si vede niente”

Negli anni molti episodi di violenza (ma anche atti di autolesionismo e suicidi) sono avvenuti nelle sezioni di isolamento, ubicate in luoghi separati dai reparti detentivi. Aree che sottraggono a occhi e orecchie indiscrete i fatti che avvengono al loro interno.

L'isolamento nelle carceri va superato

Queste sezioni spesso sono prive di videosorveglianza. Antigone è da tempo impegnata in una campagna internazionale per l’abolizione dell’isolamento e, in questo articolo pubblicato su lavialibera, avevamo raccontato le motivazioni riguardanti sia aspetti che hanno a che fare con il benessere fisico e psicologico, sia altri inerenti alla prevenzione delle violenze, riportando le storie di alcuni episodi di violenza avvenuti in questi reparti, tra cui quello recente emerso nel carcere minorile Beccaria di Milano e quello della morte di Lamine Hakimi, avvenuta nel carcere di Santa Maria Capua Vetere.

Torture in carcere: la collaborazione degli agenti penitenziari

Un ulteriore elemento degno di nota è la partecipazione della polizia penitenziaria alle indagini. La legge che punisce la tortura sta aiutando anche a combattere quel clima di omertà e di spirito di corpo (malato) che in passato era assai diffuso. Così adesso sono gli stessi operatori a partecipare alle indagini o a condurle. Può capitare che da loro partano le denunce, come nel caso delle torture al carcere di Bari dove, a seguito delle segnalazioni inoltrate dalla direttrice dell’istituto e dalla comandante della polizia penitenziaria, nove agenti sono stati condannati in primo grado, cinque per il reato di tortura.

Le torture in carcere e "l'intima gioia" di Delmastro

Solo pochi giorni prima che i fatti di Trapani diventassero di dominio pubblico, il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro aveva spiegato, presentando una nuova automobile per il trasporto di detenuti ristretti al 41-bis o in alta sicurezza, che non lasciar respirare chi sta dietro quel vetro oscurato era “per il sottoscritto un'intima gioia".

Tortura: un reato conquistato che non va abolito

Frasi fuori luogo pronunciate da un esponente del governo, che cancellano i principi fondanti di uno Stato di diritto, dove per l’appunto i diritti, compreso quello di respirare, devono essere garantiti a chiunque, compresi coloro che hanno commesso reati.

Le parole di Delmastro fanno da sottofondo a una situazione nelle carceri italiane sempre più drammatica. Da inizio anno sono già stati registrati 81 suicidi, il numero più alto di sempre, secondo solo agli 85 episodi avvenuti nel 2022. Complessivamente, sono 223 le persone morte in carcere da inizio 2024 e in questo caso si tratta di un record senza precedenti.

In molti casi è la polizia penitenziaria a sporgere denuncia: la legge che punisce la tortura sta aiutando anche a combattere quel clima di omertà in passato assai diffuso

L’altra grande criticità rimane il sovraffollamento. A ottobre è stato superato il numero di 62mila persone detenute, un dato altissimo anche se rapportato ai posti disponibili, poco meno di 47mila, che non si registrava dal 2013, cioè da quando l’Italia è stata condannata dalla corte europea dei Diritti dell’uomo per i trattamenti inumani e degradanti generalizzati nelle carceri del paese.

Carcere, Antigone: "È emergenza suicidi"

Soltanto a ottobre si sono contate 248 persone in più, 977 negli ultimi tre mesi, 2.395 negli ultimi 12. Ritmi di crescita, questi sì, che tolgono il respiro.

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