Foto di Alfo Medeiros da Pexels
Foto di Alfo Medeiros da Pexels

Genocidio a Gaza, il dovere di dire basta

Le prove raccolte da Amnesty International provano che quanto sta accadendo nella Striscia di Gaza non è un prodotto "collaterale" della guerra, ma un obiettivo deliberatamente perseguito dalle autorità israeliane

Grazia Careccia

Grazia CarecciaVicedirettrice per il Medio Oriente di Amnesty International

2 gennaio 2025

Per oltre quattordici mesi, giorno dopo giorno, Amnesty International ha raccolto prove e centinaia di testimonianze come quella di Ahmad Nasman, che dopo aver perso genitori, sorella, moglie e tre figli in un bombardamento israeliano ci ha detto: "Il mio corpo è sopravvissuto, ma il mio spirito è morto con i miei figli, è stato schiacciato sotto le macerie con loro".

L'ex ministro palestinese Atef Abu Saif: "A Gaza Israele uccide anche la storia"

Ci siamo chiesti perché tanta morte e distruzione in un’area del territorio palestinese occupato, dove da oltre 17 anni le persone vivono nella morsa feroce del blocco imposto da Israele? Perché uccidere oltre 13.300 bambini e distruggere i sogni di quelli sopravvissuti, tra cui migliaia di orfani, sfollati in posti resi irriconoscibili dalla ferocia degli attacchi israeliani, senza scuole, moschee, chiese o mercati, e costretti a convivere con disabilità permanenti, fame e malattie? Perché infierire sui prigionieri palestinesi con torture indicibili? L'unica risposta plausibile viene dall’applicazione della Convenzione del 1948, secondo la quale uccidere e provocare lesioni gravi all’integrità fisica o mentale dei membri di un gruppo, nonché il sottoporli deliberatamente a condizioni di vita destinate a provocarne la distruzione fisica, costituiscono atti di genocidio quando siano commessi con l’intenzione di distruggere il gruppo stesso.

Numerose dichiarazioni razziste, dispregiative e disumanizzanti da parte di ministri, funzionari governativi, parlamentari e militari israeliani, costituiscono un’ulteriore prova dell’intenzione di Israele di distruggere gli abitanti a Gaza

La conclusione della nostra ricerca è il frutto dell’analisi aggregata degli attacchi israeliani contro i civili e le infrastrutture vitali a Gaza; dell’impatto provocato dalle distruzioni su larga scala; dei trasferimenti di massa della popolazione e del blocco all’ingresso, totale o parziale, degli aiuti umanitari nella Striscia. La catastrofe di Gaza non è il prodotto “collaterale” delle operazioni di guerra, bensì un obiettivo dichiarato e deliberatamente perseguito da parte delle autorità israeliane.

Tra le numerose dichiarazioni razziste, dispregiative e disumanizzanti da parte di ministri, funzionari governativi, parlamentari e militari israeliani, in cui si giustificano atti genocidari o altri crimini contro i palestinesi di Gaza, abbiamo analizzato le più significative, oltre 100. Tali dichiarazioni costituiscono un’ulteriore prova dell’intenzione di Israele di distruggere gli abitanti a Gaza. I soldati israeliani hanno poi tradotto queste parole in pratiche violente basate sull’assunto che in quel territorio non ci siano innocenti, e hanno registrato tali violenze in numerosi video da loro stessi condivisi sui social network: ne abbiamo analizzati oltre 60.

Intervista a Nurit Peled-Elhanan, voce contro la guerra

Israele ha commesso e continua a commettere genocidio nei confronti della popolazione palestinese nella Striscia di Gaza. Con questo rapporto vogliamo amplificare la voce di chi chiede agli Stati di non rimanere indifferenti e passare ai fatti, a cominciare dall’immediata sospensione della fornitura di armi e assistenza militare a Israele.

Da lavialibera n° 30, Nessuno mi può giudicare

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Politica all'attacco della magistratura. Il governo italiano, come quello di altri paesi occidentali, mostra insofferenza verso alcuni limiti imposti dallo stato di diritto delegittimando giudici e poteri di controllo

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