Sumud, esistere per resistere a Gaza

Più di due milioni di palestinesi vivono in appena 360 chilometri quadrati, la Striscia di Gaza. Tra il controllo di Israele e il regime di Hamas, tanti ragazzi sognano un futuro diverso

Carlo Ruggiero

Carlo RuggieroGiornalista

Alessandro Levati

Alessandro LevatiFotoreporter

Aggiornato il giorno 8 novembre 2023

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Sumud è una parola araba difficile da tradurre. Vuol dire fermezza o perseveranza, ma anche resilienza o resistenza. Eppure, sebbene abbia a che fare con l'azione, non riguarda apertamente la lotta armata. Per i palestinesi è un simbolo nazionale, una strategia politica e un valore culturale. Oggi a Gaza, territorio della Palestina stretto tra Israele, l'Egitto e il mare, il Sumud si nasconde nella vita di tutti i giorni, fa capolino tra le macerie, i gazawi custodiscono al suo interno la propria umanità.

L’importanza dei figli

Dal 2007 questa sottile lingua di terra è una prigione a cielo aperto. Ci vivono oltre 2 milioni di persone in appena 360 chilometri quadrati. Israele controlla i confini, le coste, lo spazio aereo. E dentro c'è Hamas, col suo regime che limita le poche libertà rimaste. Nel nord della Striscia, a pochi passi da un'enorme discarica, sorge Al-Nada, sobborgo animato da centinaia di bambini. A Gaza gli under 14 sono oltre 800 mila, quasi la metà della popolazione, e nessuno di loro ha mai visto cosa c'è oltre il confine. "Non hanno niente, giocano per strada – racconta Mohammed Almajdalawi, che collabora con le ong internazionali – ma sono contenti lo stesso, per noi sono la cosa più importante". Tra i tanti significati del Sumud qui c'è la lotta demografica: fare figli per rimanere maggioranza e fronteggiare senza armi l'espansione dei coloni sionisti.

Oltre uno stradone polveroso sorge uno dei più grandi skatepark del Medio Oriente, ultimato grazie alla ong italiana Acs. Dal 2014 ce n'è un altro vicino al porto, frequentato da decine di giovani. Rajab Rifi, 26 anni, insegna skate ai più piccoli: "Quando skatiamo siamo felici, un giorno mi piacerebbe viaggiare e diventare un professionista. Voglio mostrare al mondo la bandiera palestinese in una mano e lo skateboard nell'altra". A Gaza, pure lo sport fa parte del Sumud.

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Oltre la sopravvivenza

Poco più in là, circa 4mila pescatori scaricano sulla banchina il pesce, che è davvero troppo poco. "Dovremmo andare oltre le 15 miglia", dicono, ma ai palestinesi non è consentito superare le quattro miglia nautiche. Chi disobbedisce viene attaccato dalle motovedette israeliane. Secondo Zakaria Baker, direttore del dipartimento dei pescatori, nella prima metà del 2022 Israele ha arrestato 41 gazawi in mare e sequestrato 10 barche: "Finora sono morti in 13, 250 sono stati feriti, 850 sono in carcere". Sette persone su dieci qui sopravvivono grazie agli aiuti internazionali, eppure Sumud vuol dire anche questo: continuare a darsi da fare in un'economia stremata dall'assedio.

Forse, però, chi ha più bisogno del Sumud sono le donne, che vivono in una società oppressiva, patriarcale e conservatrice. Nonostante Hamas, sono nate diverse associazioni che promuovono e difendono il loro ruolo nella società e nella lotta per la liberazione, composte perlopiù da giovani e giovanissime. "Mi piace programmare, amo gli scacchi, il ping pong e recitare", racconta Shahd Raed, 16 anni, che aggiunge: "Voglio studiare le applicazioni dell'intelligenza artificiale nella medicina. Qui non posso farlo ma viaggerò, per chi ha una grande passione nulla è impossibile". Questo è il Sumud: volere vivere e non solo sopravvivere.

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