21 gennaio 2025
Non passa il referendum sull'autonomia differenziata. Avanti, invece quello sulla cittadinanza e sul Jobs act. Era attesa ieri sera la decisione della Corte costituzionale sull’ammissibilità di sei proposte di referendum abrogativi. Quattro quesiti riguardavano il tema del lavoro ed erano stati avanzati dalla Cgil contro alcune norme della riforma voluta dal governo di Matteo Renzi nel 2016. Quello sulla cittadinanza era invece un'iniziativa di +Europa insieme ad associazioni e comitati. Quello contro l'autonomia differenziata, la legge Calderoli, era stato proposto invece da comitato presieduto dall’ex ministro Giovanni Maria Flick con l’appoggio di Cgil, Uil e quasi tutti i partiti d’opposizione. La bocciatura del quesito fa tirare un sospiro di sollievo alla maggioranza di destra, e in particolare alla Lega, che ha promosso la riforma. Tuttavia una gran parte di quel testo era già stato bocciato dai giudici della Consulta che avevano invitato il parlamento a "colmare i vuoti derivanti dall’accoglimento di alcune delle questioni sollevate dalle ricorrenti".
Con premierato e autonomia, il governo Meloni spezza l'Italia
"Chiedere 'volete o non volete l'autonomia differenziata' in un referendum è un interrogativo 'contra costitutionem', che non è possibile fare su una norma costituzionale"Giovanni Amoroso - Presidente della Corte costituzionale
Dopo le verifiche formali di dicembre della Corte di Cassazione, a dare un parere definitivo sulle proposte referendarie è stata la Consulta, anche se a ranghi ridotti: nonostante il rinvio dell'udienza, deputati e senatori non sono ancora riusciti a eleggere i quattro giudici di nomina parlamentare e quindi il collegio che ha valutato le proposte era composto da undici giudici anziché quindici.
Dopo due ore di udienze mattutine a porte chiuse e quattro di camera di consiglio il verdetto è stato diffuso tramite un comunicato stampa che spiega perché il quesito sull’autonomia differenziata non è ammissibile. "L'oggetto e la finalità del quesito non risultano chiari – si legge nella nota –. Ciò pregiudica la possibilità di una scelta consapevole da parte dell'elettore". Per questo "il referendum verrebbe ad avere una portata che ne altera la funzione, risolvendosi in una scelta sull'autonomia differenziata".
Inoltre il quesito esaminato lunedì 20 gennaio faceva quindi riferimento alla versione originale della legge, non a quello "bocciato" dalla Corte costituzionale a novembre, e sottoporlo ugualmente al giudizio popolare avrebbe aperto a un pronunciamento sull’autonomia differenziata, introdotta nella Costituzione, e quindi non modificabile tramite il voto. "Chiedere 'volete o non volete l'autonomia differenziata' in un referendum è un interrogativo 'contra costitutionem', che non è possibile fare su una norma costituzionale", ha spiegato martedì 21 Giovanni Amoroso, eletto quale nuovo presidente della Consulta. Per quanto riguarda la legge Calderoli, "il perno rimasto richiede la costruzione di un edificio nel rispetto dei criteri e delle dichiarazioni costituzionali già rese nei rilievi della sentenza della Corte".
La partita della Consulta è rilevante per la destra
In primavera, in una data compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno, saremo chiamati a votare per per abolire o no:
La campagna contro la legge Calderoli aveva fatto da rompighiaccio presso l’opinione pubblica, raccogliendo oltre tre milioni di firme e la sua sottrazione dal pacchetto referendario, ora, potrebbe rendere più complicato il raggiungimento del quorum. Tuttavia, anche la campagna per la cittadinanza, nonostante tempi brevissimi (solo due mesi), aveva visto la sottoscrizione di oltre 637mila persone, 75 organizzazioni, 60 sindaci e sindache, e un centinaio tra artisti, scrittori e influencer. A tenerne le fila + Europa e Possibile, con Acmos, Gruppo Abele, Libera, Conngi, Idem Network, Stati Uniti d'Europa, Radicali italiani, Partito Socialista. Anche Cgil aveva raccolto in tre mesi le 500mila firme necessarie per avviare l’iter della consultazione, raggiungendo al termine del tempo concesso, quattro milioni di firme, uno per ognuno dei quattro quesiti.
Entro il 10 febbraio la Corte costituzionale dovrà depositare le motivazioni della scelta sull’ammissibilità dei cinque quesiti e l’esclusione del sesto. La bocciatura del quesito sull'autonomia differenziata "sposta l’impegno della forte mobilitazione sulle misure e i provvedimenti che la Corte costituzionale stessa ha indicato come indispensabili e non soddisfatti nel ritenere illegittime moltissime disposizioni della legge Calderoli – afferma in un comunicato il Forum disuguaglianze e diversità –. Questo impegno può riprendere da subito a partire dall’alleanza che ha permesso di costruire i comitati per il referendum che in pochi mesi hanno raccolto più di un milione di firme per la presentazione del quesito. Stante l’ammissione degli altri referendum, siamo anche tutti chiamati a un forte impegno per l’abrogazione di gravi norme ingiuste in tema di lavoro e riteniamo importantissima anche la battaglia per la riduzione da 10 a 5 degli anni di residenza legale in Italia necessari ad avanzare la domanda di cittadinanza. Su questo tema si aprirà finalmente un dibattito cruciale non solo per le persone di origine straniera, che grazie alla cittadinanza vedranno riconoscersi diritti fondamentali, ma per l'intero paese”.
Crediamo in un giornalismo di servizio di cittadine e cittadini, in notizie che non scadono il giorno dopo. Aiutaci a offrire un'informazione di qualità, sostieni lavialibera
La tua donazione ci servirà a mantenere il sito accessibile a tutti
Politica all'attacco della magistratura. Il governo italiano, come quello di altri paesi occidentali, mostra insofferenza verso alcuni limiti imposti dallo stato di diritto delegittimando giudici e poteri di controllo
La tua donazione ci servirà a mantenere il sito accessibile a tutti