Roma, 4 settembre. Alcuni rappresentanti di Italiani senza cittadinanza dopo aver depositato il quesito referendario in Cassazione
Roma, 4 settembre. Alcuni rappresentanti di Italiani senza cittadinanza dopo aver depositato il quesito referendario in Cassazione

Un referendum per la cittadinanza: se non se ne occupa la politica, lo faranno i cittadini

Diverse associazioni, tra cui Gruppo Abele e Libera, insieme ad alcuni partiti hanno depositato in Cassazione un quesito referendario che mira a ridurre a 5 anni (da 10) il termine di residenza legale ininterrotta in Italia per diventare cittadini italiani. A beneficiarne sarebbero circa 2,3 milioni di persone

Toni Castellano

Toni CastellanoRedattore lavialibera

Aggiornato il giorno 6 settembre 2024

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Aggiornamento: da oggi 6 settembre è possibile sottoscrivere il referendum sulla cittadinanza. Servono 500mila firme entro il 30 settembre affinché il referendum possa essere indetto a giugno 2025. Puoi sottoscriverlo accedendo a referendumcittadinanza.it


“Anni di discussioni, contrapposizioni, proposte, e nessun passo avanti concreto. Sul tema della cittadinanza la politica è da troppo tempo in stallo. Lo strumento della democrazia diretta rimane allora l’unica leva nelle mani dei cittadini per far sentire l’urgenza di un provvedimento che non ha nulla di ideologico, ma mette in gioco i diritti di tanti uomini, donne, bambini e bambine”. Lo dichiara don Luigi Ciotti, presidente di Libera e Gruppo Abele, in occasione della presentazione, alla Corte di Cassazione, del quesito per il referendum di riforma della legge sulla cittadinanza.

Un referendum sulla cittadinanza per superare lo stallo

Dopo l’apertura di Antonio Tajani e il richiamo al programma di governo della premier Giorgia Meloni, anche la proposta di ius scholae (e non ius soli) pare arrivata di nuovo su un binario morto. Visto il crescere del numero di tentativi falliti per ottenere una nuova legge sulla cittadinanza, che risponda alla situazione reale del paese, mercoledì 4 settembre le associazioni Italiani senza cittadinanza, il Coordinamento nazionale delle nuove generazioni italiane (Conngi), Idem Network, insieme a Libera, Gruppo Abele, A Buon Diritto, Società della Ragione, Arci e ai partiti +Europa e Possibile, hanno depositato in Cassazione il quesito per un referendum che punta a semplificarne il raggiungimento modificando in alcuni punti la legge esistente. Un referendum abrogativo con un unico quesito: ridurre da 10 a 5 anni la durata minima di residenza legale ininterrotta in Italia per diventare cittadino. 

Ius scholae e ius culturae, la terza via per la cittadinanza

Una legge di 30 anni fa per un fenomeno in continuo cambiamento

Nel nostro paese il concetto di cittadinanza è disciplinato dalla legge n. 91 del 1992. Il diritto si acquisisce iure sanguinis, cioè se si nasce o si è adottati da cittadini italiani. Non solo, si può ottenere sposando un cittadino italiano o se si nasce sul territorio italiano da genitori apolidi o ignoti. Infine, può essere richiesta dagli stranieri che risiedono in Italia da almeno dieci anni e sono in possesso di determinati requisiti come un reddito sufficiente al sostentamento, un alloggio e la mancanza di precedenti penali.

“Lo strumento della democrazia diretta rimane l’unica leva nelle mani dei cittadini per far sentire l’urgenza di un provvedimento che non ha nulla di ideologico, ma mette in gioco i diritti di tanti uomini, donne, bambini e bambine”

Il cartello di un manifestante con il logo della campagna referendaria
Il cartello di un manifestante con il logo della campagna referendaria

Istat e Fondazione Moressa hanno stimato l’effetto di questo ritorno al passato. A beneficiarne sarebbero circa 2.300.000 persone. In particolare i figli minori conviventi acquisirebbero la cittadinanza automaticamente nel momento in cui l’ottengono i loro genitori. Con questa modifica diventerebbero cittadini italiani più figli di stranieri rispetto a quanti ce ne sarebbero con lo ius scholae, che prevede invece il raggiungimento della cittadinanza al termine di un ciclo di studi. Nel nostro paese sono 900mila gli studenti e le studentesse straniere. Di questi il 65 per cento è nato in Italia. Almeno 500mila ragazze e ragazzi avrebbero genitori residenti da almeno 5 anni mentre quelli che hanno completato un ciclo scolastico sono 135mila.

Gli effetti della riforma per loro? 

Basta considerare che per rinnovare il permesso di soggiorno un minore in Italia deve fornire le impronte digitali in questura e saltare giorni di scuola, oltre che vivere nella costante incertezza di saper soddisfare i requisiti e i tempi burocratici. Se non riesce a rinnovare il permesso non può uscire dal paese, non può partecipare alle gite scolastiche o agli scambi linguistici all'estero, non può partecipare ai concorsi pubblici, non può nemmeno praticare alcuni sport. Per esempio, le squadre che hanno più di due cittadini stranieri non possono iscriversi ai campionati nazionali di basket della Federazione italiana pallacanestro (Fip) e lo stesso vale per il calcio dove è possibile iscrivere al massimo due extracomunitari affinché una squadra venga ammessa alla Lega nazionale dilettanti. 

Diventerebbero cittadini italiani più figli di stranieri di quanti lo diventerebbero con lo ius scholae. In Italia sono 900mila gli studenti stranieri e almeno 500mila avrebbero genitori residenti in Italia da almeno 5 anni mentre quelli che hanno completato un ciclo scolastico sono 135mila

Una riforma sulla cittadinanza per sentirmi parte di una comunità

A sostenere l’iniziativa a livello politico, oltre a +Europa e Possibile, ci sono Partito democratico, Partito socialista italiano, Radicali italiani e Rifondazione comunista. Tra i primi aderenti anche personalità delle istituzioni e del terzo settore tra cui don Luigi Ciotti, Luigi Manconi, Emma Bonino, Teresa Bellanova, Gianfranco Schiavone, Mauro Palma, Paola Binetti, Riccardo Magi e Antonella Soldo. Tra pochi giorni, dopo la pubblicazione in Gazzetta ufficiale, sarà possibile sottoscrivere il referendum online con identità digitale (Spid o Cie) al sito referendumcittadinanza.it

Accorciare le distanze

“È una progetto semplice che mira a dare l'Italia agli italiani, quindi a quelli che in Italia vivono e lavorano. A coloro che contribuiscono a farla. È una proposta allineata con le altre legislazioni europee e, paradossalmente, ha l’obiettivo di ripristinare una legge di trent’anni fa. Se il referendum passerà inciderà sull'identità del paese: più forte, più robusta, più aderente alla realtà dei fatti. Riconoscendo come cittadini persone a cui ora vengono negati o allontanati dei diritti sarà un paese più inclusivo e più sicuro", dichiara proprio Antonella Soldo, membro del consiglio generale dell’Associazione Luca Coscioni, appena uscita dalla Corte di Cassazione.

“Certo sarebbero preferibili altre strade, riforme più strutturate. Però queste persone non possono più aspettare, ne va della loro dignità e della nostra etica pubblica. Il referendum per accorciare i tempi della cittadinanza è un referendum per accorciare le distanze fra le persone e i loro diritti di base", conclude don Ciotti.

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