Cittadinanza tramite ius soli, un principio più diffuso di quanto si pensi

La vittoria olimpica nei 100 metri maschili di Marcell Jacobs, atleta naturalizzato italiano, ha riaperto il dibattito sulla cittadinanza, con la proposta dello ius soli sportivo. "Lo ius soli non esiste quasi da nessuna parte". In Italia, sul tema, non è raro sentire questa affermazione. Ma è davvero così? I dati ufficiali raccontano una storia diversa. Dall'Europa fino alle Americhe, infatti, questa regola è sempre più diffusa, soprattutto nella forma dello ius soli temperato.

Francesco Rossi

Francesco RossiGiornalista e consulente lavialibera

Aggiornato il giorno 2 agosto 2021

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Ius soli, ius sanguinis e ius culturae sono i tre principi lungo cui si muove, in tutto il mondo e da secoli, l’attribuzione della cittadinanza basata sulla nascita. Tre modelli diversi, che in alcuni casi si intersecano, dando vita a soluzioni intermedie più complesse. Definire le regole secondo le quali si è riconosciuti come cittadini è una delle questioni centrali in uno Stato di diritto. Un tema giuridico, certamente, ma anche sociale, visto i risvolti pratici che ha sulla vita delle persone. Non a caso, la riforma delle regole per ottenere la cittadinanza, in qualsiasi paese, è sempre accompagnata da dibattiti vivaci e spesso divisivi. In queste discussioni, lo ius soli svolge un ruolo centrale, perché è il riferimento a cui guardano coloro che vorrebbero regole per la cittadinanza più in linea con il mondo contemporaneo, caratterizzato da importanti flussi migratori. 

Alcuni eventi, poi, tendono a riportare a galla, di tanto in tanto, l’argomento. È successo anche dopo la vittoria di Marcell Jacobs alle Olimpiadi di Tokyo. L’atleta, nato in Texas ma naturalizzato italiano (per parte di madre) e cresciuto in Italia, ha siglato un’impresa storica: l’oro nei 100 metri, primo italiano nella storia. Il suo trionfo ha riacceso il dibattito sulle cosiddette seconde generazioni. Giovanni Malagò, presidente del CONI, ha infatti proposto lo ius soli sportivo. Procediamo, però, con ordine.  

Cos’è lo ius soli 

Lo ius soli, infatti, è quel principio di diritto secondo cui 

è cittadino di uno Stato chi è nato all’interno del suo territorio

La cittadinanza, quindi, è legata al luogo di nascita, mentre nessuna rilevanza viene data allo status dei genitori. Ed è questa la fondamentale differenza tra ius soli e ius sanguinis, il modello diametralmente opposto. È bene precisare, però, che ius soli e ius sanguinis non si escludono a vicenda. Anzi, normalmente, gli Stati che riconoscono la possibilità di acquisire la cittadinanza sulla base dello ius soli, prevedono anche l’acquisizione mediante ius sanguinis. 

Lo ius soli temperato

Non sempre, però, il principio dello ius soli viene accolto nella sua forma illimitata negli ordinamenti giuridici. Molti paesi, infatti, optano per il cosiddetto ius soli temperato (o condizionato). In questi casi, la sola circostanza di essere nati sul territorio di uno Stato non è sufficiente per diventarne cittadini. Serve che ricorra almeno un’altra condizione. Ad esempio, alcuni Stati richiedono che almeno i genitori siano muniti di regolare permesso di soggiorno, oppure che almeno uno dei due risieda nel territorio statale da un numero minimo di anni (di solito 5 o 10). Inoltre, in alcune forme di ius soli temperato, si posticipa l’acquisizione della cittadinanza al compimento della maggiore età.

Lo ius soli sportivo

Rientra tra le ipotesi di ius soli temperato anche lo ius soli sportivo, proposto da Malagò all’indomani della vittoria di Marcell Jacobs nei 100 metri alle Olimpiadi di Tokyo. Cosa intenda il dirigente sportivo, però, non è chiarissimo. Di sicuro, il riferimento è alla discrepanza che crea la legislazione italiana sul tesseramento dei minori stranieri nelle società sportive. Tale tesseramento, infatti, è possibile per i minorenni non italiani che siano entrati nel paese prima di compiere dieci anni. Non si tratta, però, di un riconoscimento della cittadinanza (che eventualmente può arrivare solo a 18 anni ma sulla base di altri requisiti). Tanto è vero che questi atleti, pur se tesserati, non possono essere inseriti nelle selezioni nazionali (cioè non possono gareggiare con la maglia dell’Italia). L’idea espressa da Malagò, in sostanza, è quella di far coincidere tesseramento sportivo e riconoscimento della cittadinanza. Quello che rimane oscuro, però, è il riferimento al “suolo” di nascita, che non è requisito per essere tesserati come atleti.  

Lo ius soli in Italia, solo in casi eccezionali 

In Italia, già da alcuni anni, con alterne fortune, è in piedi un ampio dibattito sulla riforma della cittadinanza, soprattutto da quando il paese è diventato meta di migrazioni e non più soltanto patria di emigrati. Lo ius soli temperato è una delle opzioni in campo. Ad oggi, però, nessun tentativo di modifica della legge sulla cittadinanza è andato in porto, e quindi il modello di riferimento rimane quello dello ius sanguinis.

Dei casi in cui si applica lo ius soli ci sono, ma hanno carattere di eccezionalità e un raggio d’azione molto limitato. Si tratta di:

  • figli di genitori ignoti;

  • figli di genitori apolidi (cioè senza cittadinanza);

  • figli di genitori stranieri che, secondo le leggi dello Stato di appartenenza, non possono trasmettergli la cittadinanza.

Lo ius soli in Europa

Se l’Italia dovesse decidere di adottare una forma di ius soli temperato, non si ritroverebbe ad essere una mosca bianca in Europa. Nel vecchio continente, infatti, sono diversi gli Stati che già utilizzano questo principio per attribuire la cittadinanza (affiancato allo ius sanguinis). È il caso di Francia, Germania, Gran Bretagna, Spagna, Portogallo, Belgio e Olanda. Nessun paese europeo, invece, ha scelto la via dello ius soli illimitato. 

Tra l’altro, se si guarda all’acquisizione della cittadinanza in una prospettiva storica, fino al 1700, anche in Europa, la regola generale era quella del “diritto di suolo”, tipico corollario di una società ad impostazione feudale. Solo con la Rivoluzione francese si è assistito al ribaltamento di questa impostazione e all’affermarsi di uno strapotere dello ius sanguinis in tutti i paesi di diritto civile (in contrapposizione con i paesi di diritto comune, common law, che hanno invece mantenuto lo ius soli).

In Francia

In Francia esiste uno ius soli temperato. Al raggiungimento della maggiore età, infatti, la cittadinanza viene riconosciuta a chi è nato sul territorio francese, al sussistere di una dei queste due condizioni:

  • i genitori, al momento della sua nascita, avevano regolare permesso di soggiorno;

  • risiede in Francia da almeno 5 anni, al momento del compimento della maggiore età (18 anni).

Inoltre, nel primo caso la concessione della cittadinanza avviene automaticamente quando la persona coinvolta diventa maggiorenne, mentre nel secondo caso deve esserci un’espressa richiesta.

In Germania

Anche in Germania lo ius sanguinis convive con lo ius soli temperato. Oltra a chi nasce da genitori tedeschi, infatti, ha la cittadinanza anche chi è figlio di stranieri, purché almeno uno dei due risieda legalmente nel paese da minimo 8 anni e abbia un permesso di soggiorno a tempo indeterminato da minimo 3 anni. 

In Gran Bretagna 

La Gran Bretagna adotta uno ius soli temperato ancora più agevole rispetto a quello della Germania. L’unica condizione richiesta per riconoscere la cittadinanza ai figli degli stranieri è che almeno uno dei genitori abbia un permesso di soggiorno a tempo indeterminato.

In Portogallo 

Particolare la tipologia di ius soli temperato scelta dal Portogallo. Qui il riconoscimento della cittadinanza dalla nascita di coloro che hanno entrambe i genitori stranieri avviene:

  •  previo rilascio, da parte di madre e padre, di una semplice dichiarazione in cui affermano di volere essere cittadini portoghesi;

  • a condizione che uno dei due risieda in territorio portoghese da almeno 2 anni. 

In Irlanda 

La residenza di madre e padre è fondamentale anche per i figli di stranieri nati in Irlanda. La cittadinanza, infatti, gli viene riconosciuta se almeno uno dei genitori, al momento del parto, risulta aver risieduto nel paese per minimo 3 dei 4 anni precedenti. 

In Spagna 

In Spagna, invece, ai nati sul territorio nazionale da genitori stranieri è riconosciuta la cittadinanza su richiesta, dopo un anno di residenza nel paese.

In Belgio e Olanda 

Le scelte di Belgio e Olanda sono sensibilmente diverse, con un solo punto in comune: la cittadinanza ai bambini nati nello Stato ma da genitori stranieri è riconosciuta solo al compimento della maggiore età. Nel caso del Belgio, però, il riconoscimento è automatico e può essere anticipato ai 12 anni se i genitori sono residenti da almeno 10 anni. In Olanda, invece, bisogna presentare richiesta e dimostrare di risiedere ininterrottamente nel territorio almeno dall’età di 4 anni. 

L’applicazione dello ius soli nel resto del mondo 

Nel 2018, l’Osservatorio Internazionale sulla Cittadinanza ha pubblicato uno studio con il quale ha mappato la diffusione di ius soli e ius sanguinis nel mondo. La cartina che ne esce sottolinea profonde differenze fra i diversi continenti. Divergenze che hanno radici storiche e culturali, come già accennato.

Come già visto, in Europa lo ius soli illimitato non esiste, mentre circa il 31% degli Stati conosce forme di ius soli temperato. Molto simile la situazione in Asia e Africa. Nel continente asiatico (che nella ricerca comprende anche l’Oceania), lo ius soli illimitato è presente solo nel 2% dei paesi, quello temperato nel 29% mentre non lo prevede per nulla il restante 69%. Nel continente africano, invece, il 4% degli Stati contempla lo ius soli assoluto e il 31% la versione limitata.

Al contrario, il quadro si ribalta completamente se si guarda al continente americano, da Nord a Sud. Qui, infatti, lo ius soli assoluto è realtà nell’83% delle Nazioni, mentre il 14% ne ha adottata una versione condizionata e solo il 3% ha un ordinamento giuridico che non lo prevede.

Lo ius soli americano, dagli Stati Uniti fino all’Argentina 

Scorrendo l’elenco delle Nazioni che applicano lo ius soli in modo illimitato, salta sicuramente agli occhi la presenza di uno degli Stati più potenti e popolosi, cioè gli Usa. Negli Stati Uniti lo ius soli è sancito dal XIV emendamento della Costituzione. Chiunque nasce sul suolo statunitense, quindi, ne è automaticamente cittadino (fanno eccezione solo i figli dei membri dei corpi diplomatici e delle forse militari di occupazione). È uno dei principi cardini su cui si è costruita la democrazia a stelle e strisce, ma nel tempo è stato messo più volte in discussione. L’ultimo a dichiarare di volerlo abolire, senza poi riuscirci, è stato Donald Trump

Come detto, però, nelle Americhe, gli Stati Uniti non sono certo i soli a praticare lo ius soli senza limitazioni o condizioni. La lista è lunga e ben frequentata. Solo per fare alcuni nomi, tra i più evidenti, si possono citare Canada, Messico, Argentina, Brasile, Paraguay, Perù, Ecuador, Honduras, Nicaragua e Giamaica.

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