Il Palazzo della Consulta, sede della Corte costituzionale (Wikipedia - CC BY-SA 4.0)
Il Palazzo della Consulta, sede della Corte costituzionale (Wikipedia - CC BY-SA 4.0)

"Contraddittorio e fuorviante". Così la Consulta boccia il referendum sulla cannabis

Nelle motivazioni della Corte costituzionale le ragioni della bocciatura della proposta referendaria che mirava a depenalizzare alcune condotte legate alla cannabis. Il comitato promotore ribatte

Redazione <br> lavialibera

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8 marzo 2022

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Il referendum sulla cannabis avrebbe potuto depenalizzare la coltivazione – non soltanto in forma “rudimentale”, ma anche estesa – di papavero da oppio e cocaina. È uno dei motivi per i quali la Corte costituzionale, il 16 febbraio scorso, ha bocciato la proposta del comitato per la Cannabis legale. “Questo così esteso risultato (…) contrasta apertamente con i vincoli sovranazionali”, cioè quei trattati internazionali che l’Italia ha sottoscritto. Non solo: il quesito sottoposto al vaglio della Consulta non avrebbe modificato l’articolo 28 del Testo unico degli stupefacenti che “continuerebbe a sanzionare la coltivazione non autorizzate di tutte le piante” vietate, tra cui anche la canapa indiana. Il quesito, quindi, “presenta elementi di grave contraddittorietà” e “la proposta referendaria risulta essere fuorviante per il corpo elettorale” che “si troverebbe di fronte all’alternativa ad un tempo più ampia, quanta illusoria”. Infine il tentativo di eliminare la reclusione da due a sei anni come pena per le condotte legate alle droghe leggere creerebbe una “vistosa contraddittorietà” tra le norme, perché lascerebbe intatta la reclusione per le condotte “di lieve entità”.

La Corte costituzionale boccia il referendum sulla cannabis

"Nel 2016 la sessione speciale dell’Onu sulle droghe ha stabilito che le Convenzioni prevedono flessibilità interpretative per adeguarsi al contesto nazionale prevalente e che nel 2020, col voto favorevole dell’Italia, la Commissione Droghe dell’Onu ha cancellato la cannabis dalle piante o sostanze di maggiore pericolosità"Comitato Referendum Cannabis

“Più che evidenziare perché il quesito referendario sarebbe inammissibile in base alla Costituzione, le diciannove pagine della sentenza della Consulta sono un apprezzamento speculativo delle circostanze che sarebbero state create dalla normativa di risulta", cioè quella rimasta dopo l'abrogazione, replica il comitato referendario, costituito dalle Associazioni Luca Coscioni, Meglio Legale, Forum Droghe, Società della Ragione, Antigone e dai partiti +Europa, Possibile, Radicali italiani, Potere al Popolo, Rifondazione Comunista, Volt e Sinistra Italiana. Secondo loro, i giudici hanno sbagliato una valutazione: "Contrariamente alle mistificazioni avanzate dal presidente Giuliano Amato, la Corte riconosce che 'indirettamente' il ritaglio referendario si riferiva anche alla cannabis, confermando la differenza tra 'piante' e 'sostanze', ma eludendo la conseguenza logica della necessità di mettere in campo una serie di altre condotte affinché dalle prime si producano alle seconde. Condotte non interessate dal ritaglio referendario". In parole povere, per ricavare sostanze stupefacenti dal papavero o dalle foglie di coca bisogna compiere dei procedimenti di raffinazione e questi rimarrebbero vietati dalla legge, perché il quesito referendario non andava a modificare questo aspetto.

Referendum cannabis, la promotrice: "È ora di ascoltare i cittadini e ridiscutere le leggi"

Tra le questioni tecniche che i promotori tentato di confutare, una appare molto chiara: secondo loro, gli "ermellini" forniscono una "interpretazione delle Convenzioni Onu come se il mondo fosse fermo al 1961": "Non solo ci sono paesi che hanno modificato le normative nazionali sulle droghe (Uruguay, Canada, Malta e 19 Stati USA) senza uscire dai documenti internazionali, ma nel 2016 la sessione speciale dell’Onu sulle droghe ha stabilito che le Convenzioni prevedono flessibilità interpretative per adeguarsi al contesto nazionale prevalente e che nel 2020, col voto favorevole dell’Italia, la Commissione Droghe dell’Onu ha cancellato la cannabis dalla tabella IV quella delle piante o sostanze di maggiore pericolosità". 

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