
Guerra in Congo, l'interesse del Ruanda per il coltan e gli accordi con l'Ue

22 ottobre 2021
Maria, erba, ganja, fumo. Parafrasando un antico proverbio: Paese che vai, soprannome della cannabis che trovi. Per non parlare, poi, dell’annosa diatriba tra chi si fa una canna e chi, invece, predilige lo spinello. Lo slang scelto dipende dalla città, dal quartiere, a volte addirittura dalla “comitiva” che si frequenta. C’è anche chi, per amor di precisione, utilizza terminologie più “tecniche”, discettando di metodi di lavorazione della canapa, di concentrazione di THC, o distinguendo opportunamente tra hashish e marijuana. Il vocabolario minimo dei cannabinoidi è davvero ampio e si presta ad essere saccheggiato. Il punto di caduta, però, è sempre lo stesso: la più famosa e popolare tra le cosiddette droghe leggere. Una sostanza stupefacente che ha radici antiche e che ormai è un simbolo, sia per chi la ama, sia per chi la avversa.
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