Giulio Macaione nello stand Bao durante l'ultimo Salone del libro di Torino
Giulio Macaione nello stand Bao durante l'ultimo Salone del libro di Torino

Crescere in fondo non è poi così male. Intervista al fumettista Giulio Macaione

La graphic novel "Tutte le volte che sono diventato grande", presentata al Salone del libro di Torino, racconta la storia di Lucio, un bambino cresciuto in una famiglia "tradizionale" che scopre di essere gay. Una presa di coscienza che segnerà un nuovo inizio

Marco Panzarella

Marco PanzarellaRedattore lavialibera

19 maggio 2025

  • Condividi

“La scrivania è la mia scialuppa di salvataggio, fogli e matite i remi. I fumetti mi portano altrove”. Disegnare per fuggire e trovare riparo in una dimensione amica, lontana dai patemi familiari e dallo tsunami dell’adolescenza. Un porto sicuro dove esprimere la propria creatività, ma soprattutto essere sé stessi. Lucio è il protagonista di Tutte le volte che sono diventato grande, graphic novel scritta e disegnata per la casa editrice Bao Publishing da Giulio Macaione, 42 anni, catanese di nascita, palermitano d’adozione e oggi residente a Bologna.

Un’autofiction sincera e tenera, nella quale l’autore racconta se stesso attraverso gli occhi di un bambino di otto anni, che cresce in una famiglia religiosa e litigiosa, in cui giocare con le Barbie è un’eresia e sognare di fare il fumettista tempo perso. Lucio vive gli anni Novanta ed è permeato da quella cultura, poi scopre di essere omosessuale, certi bulli lo deridono ma c’è anche chi lo capisce e si accorge del suo talento. In quel momento, quando prende piena consapevolezza di sé e di quello che vorrebbe diventare, quasi in uno slancio di liberazione, comincia un'altra storia.

Identità di genere, le etichette servono

Questo fumetto è un’autobiografia romanzata, quindi la storia di Lucio è anche la tua?
Ho scelto di raccontare me tramite un personaggio di finzione. Non tutte le vicende sono reali, ho cambiato i nomi e condensato più persone in una sola, ma a livello emotivo e psicologico è la cosa più sincera che potessi scrivere.

Ho scelto di raccontare me tramite un personaggio di finzione. A livello emotivo e psicologico è la cosa più sincera che potessi scrivere

Cosa significa crescere e a un certo punto scoprirsi omosessuale?
Ho avuto un’educazione religiosa con genitori molto credenti e questo ha reso tutto più difficile. Crescere negli anni Novanta da bambino gay ha significato dover fare i conti con una rappresentazione dell’omosessualità che era quella proposta dagli spot televisivi e dal cinema, dove gli omosessuali, come Tom Hanks in Philadelphia, si ammalavano di Aids e morivano da soli in un letto di ospedale. Avevo paura di non essere accettato dagli altri, per il mondo ero sbagliato ma non per quello che facevo, proprio per quello che ero.

Libera Rugby Roma: una mischia inclusiva

Quindi un libro simile in quegli anni non sarebbe mai potuto uscire.
Impossibile o comunque molto difficile. Per molto tempo mi sono chiesto se avesse ancora senso parlare oggi di coming out, ho pensato fosse superfluo. Poi leggendo i fatti di cronaca, i numeri delle aggressioni e dei ragazzi che si suicidano sono arrivato alla conclusione che c’è ancora bisogno di rappresentare questi temi. Così ho raccontato una storia che fosse il più possibile vicina alla mia, proprio perché qualcuno vi si potesse riconoscere.

Crescere negli anni Novanta da bambino gay ha significato dover fare i conti con una rappresentazione dell’omosessualità proposta da spot televisivi e cinema, dove i gay si ammalavano di Aids e morivano

Da allora sono trascorsi più di trent’anni, oggi essere gay non dovrebbe fare più notizia.
L’omosessualità sembra una concetto scontato e superato, ma vale per noi che viviamo in bolle culturali con una certa apertura. Se penso, però, alla storia recente di quella mamma che a Bologna ha contestato la biblioteca per aver prestato alla figlia la serie di fumetti Heartstopper, che parla di una coppia di ragazzi gay, mi convinco che c’è ancora bisogno di pubblicare fumetti simili. Tra l’altro Heartstopper affronta le tematiche omosessuali in maniera del tutto leggera e carina, magari me l’avessero fatto legge da bambino.

Palermo fa da sfondo alla storia di Lucio. Com’è stato vivere la tua omosessualità in Sicilia?
Non ho mai avuto problemi, ho fatto coming out nel 2002 e ho sempre trovato una città super aperta. Ricordo ancora la prima manifestazione autorizzata Lgbtq+, con una partecipazione di persone che non facevano parte della comunità che da altre parti non ho più visto. A Bologna, ad esempio, anche se storicamente conta una numerosa comunità queer, la manifestazione è più per noi.

Alec Trenta: "Così sono nato due volte"

Un po’ come nei fumetti di Zerocalcare, anche tu fai spesso uso di personaggi e riferimenti della cultura pop anni Novanta.
Si, da Sailor Moon ai protagonisti di X-files, ma anche Madonna, Robin Williams e soprattutto Regan MacNeil, la bambina dell’esorcista, un mio trauma infantile. Li utilizzo per rappresentare le difficoltà. Penso che le opere delle quali fruiamo quando siamo bambini e ragazzi costruiscano la nostra personalità. Ho imparato a scrivere e raccontare perché potevo giocare con Barbie e con He-Man e insieme a loro inventarmi delle storie. Lo stesso vale per i cartoni animati di allora, con trame che andavano avanti per mesi. È stata quella la mia scuola.

Ho imparato a scrivere e raccontare perché potevo giocare con Barbie e con He-Man e insieme a loro inventarmi delle storie

Hai detto che questo non è un libro sull’omosessualità. Ci spieghi meglio?
Intendo dire che se racconto una storia non devo giustificare che uno o più personaggi siano omosessuali. La vera svolta ci sarà quando un personaggio queer non sarà rilevante ai fini narrativi. La sessualità è un aspetto della vita, dell’identità delle persone, nient’altro. Non deve essere il centro dell’attenzione.

Guatemala: donne trans in lotta per i diritti Lgbtqi+

Cosa diresti a chi dice che scrivere di omosessualità è ormai una moda?
La tendenza è un bene ci sia, direi anzi che è necessaria. D’altronde è un argomento che, come il femminismo, per secoli è stato ignorato, quindi giusto parlarne. Sono convinto che quando il cambiamento sarà consolidato, anche la tendenza non avrà più motivo di esistere.

Famiglia e chiesa sono temi molto presenti nel libro ed entrambi sono accompagnati da un'aura negativa.
Si parla molto di dinamiche familiari, dell’adultizzare i bambini, ma soltanto quando corrispondono alle aspettative del mondo dei grandi. Poi c’è il ruolo che la religione ha avuto sulla mia generazione. L’Italia è un paese impastato di cultura cattolica e a volte, in certe situazioni, questo peso può essere schiacciante e c’è una certa paura a parlare delle conseguenze.

Graphic story: adolescenti drogati di psicofarmaci e indifferenza

Cosa hanno detto i tuoi genitori dopo aver letto il fumetto?
A loro è piaciuto molto, hanno anche reagito bene. In alcune cose si sono riconosciuti, in altre no. Ci può stare, in fin dei conti è il mio punto di vista.

L’idea iniziale era scrivere un libro autobiografico, ma per essere il più onesto e spudorato possibile dovevo allontanarmi dai fatti reali

È stato difficile scrivere un libro simile?
Tutto è partito da un percorso di analisi, di terapia. Non è stato lineare, più volte ho cambiato la scrittura. L’idea iniziale era scrivere un libro autobiografico, ma per essere il più onesto e spudorato possibile dovevo allontanarmi dai fatti reali. Introdurre un personaggio di finzione mi è servito per raccontare una verità più profonda, cioè raccontare me come sono e non come vorrei essere. Ho preso la giusta distanza per essere un po’ più sincero nelle emozioni e nelle intenzioni.

Crediamo in un giornalismo di servizio a cittadine e cittadini, in notizie che non scadono il giorno dopo. Aiutaci a offrire un'informazione di qualità, sostieni lavialibera
  • Condividi

La rivista

2025 - numero 32

Terra bruciata

Crisi idrica, incendi, mafie e povertà: chi guadagna e chi si ribella nella Sicilia delle emergenze

Terra bruciata
Vedi tutti i numeri

La newsletter de lavialibera

Ogni sabato la raccolta degli articoli della settimana, per non perdere neanche una notizia. 

Ogni prima domenica del mese un approfondimento speciale, per saperne di più e stupire gli amici al bar

Ogni terza domenica del mese, CapoMondi, la rassegna stampa estera a cura di Libera Internazionale