Proteste di fronte al palazzo del parlamento a Reykjavik, in Islanda. Foto di Jón Kaldal/Icelandic wildlife fund
Proteste di fronte al palazzo del parlamento a Reykjavik, in Islanda.
Foto di Jón Kaldal/Icelandic wildlife fund

Gli islandesi non vogliono gli allevamenti intensivi dei salmoni. Ma il business è più forte delle proteste

Il salmone atlantico è sempre più richiesto e gli allevamenti intensivi continuano a moltiplicarsi, provocando gravi maltrattamenti agli animali, danni all'ambiente e ai consumatori. In Islanda quasi il 60 per cento della popolazione vorrebbe vietare l'acquacoltura, ma gli interessi delle lobby e l'ambiguità della politica impediscono lo stop. In campo, anche la cantante Bjork

Monica Pelliccia

Monica PellicciaGiornalista e fotografa

Alice Pistolesi

Alice PistolesiGiornalista

11 giugno 2025

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“È straziante scoprire che un prodotto commercializzato come proveniente da un allevamento sostenibile nelle incontaminate acque dell'Atlantico settentrionale sia in realtà il risultato di una crudeltà sugli animali senza pari”. Jón Kaldal fa parte dell’Icelandic wildlife fund (Iwf), un'organizzazione che lavora per la protezione ambientale in Islanda, in particolare per la salvaguardia dei salmoni selvatici che popolano i fiordi dei mari del Nord, messi a rischio dagli allevamenti intensivi in acquacoltura. “Non c'è stata ancora nessuna presa di posizione da parte del nuovo governo – aggiunge – nonostante il parlamento islandese discuterà in autunno la nuova legislazione sull'acquacoltura”.

Gli allevamenti sono formati da grandi vasche circolari, circondate da reti e gabbie, che possono avere un diametro da 10 a 32 metri e profonde fino a 10 metri. Questi recinti sono in grado di ospitare decine di migliaia di salmoni. Si tratta di veri e propri allevamenti intensivi sottomarini, dannosi per il benessere animale, per la conservazione dei mari e per la salute dei consumatori.

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A marzo in Islanda è stata avviata un’azione legale contro Kaldvík, una delle principali aziende di acquacoltura, con l'obiettivo di revocare le autorizzazioni per gli allevamenti in reti aperte nei fiordi di Patreksfjörður e Tálknafjörðu, nel nord est dell’Isola. L’indagine della polizia è partitaa seguito di segnalazioni di mortalità di massa nell’allevamento – confermate dall'Autorità alimentare e veterinaria islandese (Mast) –, dove tra novembre 2024 e febbraio 2025, quasi 1,2 milioni di salmoni sono morti “a causa di gravi negligenze, condizioni di trasporto estreme e scarsa qualità dell’acqua di mare”. 

L’allevamento dei salmoni è un’industria in grande crescita. La richiesta è triplicata rispetto al 1980: quello che era un alimento di lusso è oggi tra le specie ittiche più popolari in Usa, Europa e Giappone

L’allevamento dei salmoni è un’industria in grande crescita. La richiesta è, infatti, tre volte superiore rispetto al 1980 e quello che un tempo era un alimento di lusso oggi è tra le specie ittiche più popolari in Stati Uniti, Europa e Giappone. In Islanda l'allevamento di salmone è aumentato di diciotto volte dall'inizio del millennio e, secondo il Marine research institute, nel 2024 sono state prodotte circa 45.000 tonnellate di pesce. Nei prossimi anni si prevede di raggiungere una produzione annua di 106.500 tonnellate, ma per ottenere queste quantità servirebbero circa 68 milioni di salmoni di allevamento in gabbie, ovvero quasi mille volte in più rispetto all’attuale stock di salmone selvatico islandese.

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L'allevamento del salmone atlantico, un disastro ecologico

Dalla Norvegia fino all’Islanda, habitat della specie del salmone atlantico del Nord, sono molti i casi denunciati dalle associazioni ambientaliste di maltrattamenti, danni ambientali e frodi alimentari. L’organizzazione Icelandic wildlife fund è attiva da otto anni in Islanda per denunciare il disastro ecologico acuito dalla crisi climatica, che sta portando all’estinzione del salmone atlantico del Nord, la cui popolazione continua a diminuire.

L'obiettivo dell’industria era creare un animale di grandi dimensioni e in rapida crescita. Il risultato è un pesce simile a Frankenstein: i salmoni d'allevamento soffrono di problemi cardiaci e deformità

Il caso di Kaldvík evidenzia le storture del sistema.  “L'obiettivo di questa industria era creare un animale di grandi dimensioni e in rapida crescita – spiega Kaldal –, gli allevamenti ci sono riusciti, ma il risultato è un pesce simile a Frankenstein: tutti i salmoni d'allevamento soffrono di problemi cardiaci, la colonna vertebrale e il cranio sono spesso deformi a causa della crescita troppo rapida e più della metà perde l'udito”. Ma il problema principale riguarda la presenza dei pidocchi di mare, che colpiscono gli animali quando sono stipati in gabbie sovraffolate. Questi parassiti, che si attaccano alla pelle e si nutrono del sangue, possono causare gravi danni ai pesci, riducendo le loro difese immunitarie e aumentando la vulnerabilità ad altre malattie.

Salmoni catturati da subacquei norvegesi giunti in Islanda nel 2023 per rimuovere il maggior numero possibile di pesci d'allevamento fuggiti dai recinti dell'Arctic Sea Farms nei Fiordi Occidentali. Quasi 500 salmoni fuggiti sono stati rimossi da circa 50 fiumi islandesi. Foto di Hjörleifur Hannesson/Fondo islandese per la fauna selvatica
Salmoni catturati da subacquei norvegesi giunti in Islanda nel 2023 per rimuovere il maggior numero possibile di pesci d'allevamento fuggiti dai recinti dell'Arctic Sea Farms nei Fiordi Occidentali. Quasi 500 salmoni fuggiti sono stati rimossi da circa 50 fiumi islandesi. Foto di Hjörleifur Hannesson/Fondo islandese per la fauna selvatica

“Il tasso di mortalità è altissimo negli allevamenti, così come la trasmissione di malattie, tra salmoni ma anche con altre specie selvatiche, che si propagano tramite le correnti marine verso il mare aperto”, spiega a lavialibera Trygve Poppe, esperto di salmoni ed ex professore di benessere ittico alla Norwegian school of veterinary sciences. “Malattie che insorgono nei salmoni di allevamento sono, tra le altre, cardiomiopatia, patologi del pancreas e l'anemia infettiva”, aggiunge Poppe.

Per rispondere al problema, centinaia di migliaia di pesci pulitori (come lompi o labridi) vengono prelevati dal loro ambiente naturale e messi nelle gabbie con i salmoni in modo da controllare le infestazioni di pidocchi. Milioni di questi pesci muoiono o vengono abbattuti al termine della produzione. Anche a causa dei pidocchi di mare la mortalità negli allevamenti di salmone ha toccato vette record. Nel 2024, le aziende islandesi di allevamento in rete hanno causato la morte di quasi 5 milioni di salmoni nelle gabbie marine intorno all'Islanda. Ciò equivale a 87 volte la quantità totale di salmone selvatico presente nel Paese, che si stima essere inferiore a 60mila esemplari.

Il tasso di mortalità negli allevamenti è altissimo, così come la trasmissione di malattie e le contaminazioni genetiche

Più salmoni allevati ci sono, maggiore è la probabilità di contaminazioni genetiche. Secondo i dati dell'Istituto norvegese di ricerca marinain media almeno un salmone d'allevamento fugge dalle gabbie ogni tonnellata prodotta (su oltre 46mila tonnellate prodotte ogni anno) e il contatto con gli stock selvatici riduce notevolmente la loro capacità di sopravvivenza.

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Molti danni ambientali, poca occupazione

Per denunciare le sofferenze causate agli animali e il disastro ambientale dovuto agli allevamenti intensivi nel mare islandese, si sono mobilitate la società di abbigliamento Patagonia e l’artista islandese più iconica, la cantante Bjork, che ha donato tutti i profitti della canzoneOral, realizzata con la popstar catalana Rosalía, alla campagna Aegis, promossa da no profit locali, tra cui la Icelandic wildlife fund. Aegis affronta le conseguenze dell’acquacoltura, come l’impatto ambientale prodotto dalle reti delle gabbie rivestite di ossido di rame, un metallo pesante pericoloso per l'ecosistema. 

Nell'allevamento in gabbie a rete, inoltre, si utilizza una grande quantità di plastica: sacchi a rete, galleggianti, tubi di alimentazione. “In ogni gabbietta – spiega Kaldal – ci sono chilometri di tubi attraverso i quali vengono soffiati pellet di mangime. Questo processo consuma rapidamente i tubi e una grande quantità di microplastica inquina il mare”.

In Islanda, il 60 per cento della popolazione vorrebbe vietare l'acquacoltura, che produce molti danni ambientali a fronte di una scarsa occupazione

A fronte di gravi danni procurati all'ambiente, risulta esigua la forza lavoro impiegata: nel 2023 in Islanda lavoravano nel settore circa 330 persone, vale a dire lo 0,2 per cento della popolazione. Una buona parte degli islandesi non vede di buon occhio l'allevamento intensivo, tant'è che da un sondaggio condotto dall'istituto di indagini statistiche Gallup, il 65,4 per cento ha un atteggiamento negativo nei confronti di questo settore e quasi il 60 per cento vorrebbe mettere al bando l'acquacoltura. 

Detto ciò, l’allevamento intensivo del salmone rimane un business di enormi dimensioni. “In Islanda è molto attiva la lobby Iceland fisheries – conclude Kaldal – e anche capire il punto di vista del governo è complicato. Oggi sembra che qualcosa si stia muovendo, è stato annunciato che l'esecutivo lavorerà a nuove leggi per regolamentare questa industria. Vedremo se le promesse saranno rispettate”.

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