Un versante delle Dolomiti venete mangiato dal bostrico
Un versante delle Dolomiti venete mangiato dal bostrico

Un insetto sta divorando i boschi delle Dolomiti

Un coleottero, il bostrico tipografo, sta distruggendo gli alberi delle Dolomiti. Interi versanti di montagna sono spogli con alberi che sembrano degli scheletri. La tempesta Vaia del 2018 ha creato terreno fertile per la corsa dell'insetto, ma è anche colpa dell'uomo

Martina Cataldo

Martina CataldoCollaboratrice lavialibera

16 febbraio 2024

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Un insetto sta divorando le foreste e uccidendo i boschi delle Dolomiti. Interi versanti delle montagne patrimonio dell’Unesco saranno spogli o con alberi morti. A essere mangiati sono gli abeti rossi, la specie più diffusa nei boschi del Nord Est. “Aspettiamoci delle nuove Dolomiti”, dice a lavialibera Daniele Rosson, ex forestale oggi impegnato a salvare le montagne venete. A cambiare il paesaggio è stata la tempesta Vaia, che nel 2018 ha colpito in particolare Veneto, Trentino-Alto Adige e il versante Ovest del Friuli-Venezia Giulia, abbattendo 16 milioni di alberi. Le piante schiantate a terra sono state cibo facile per un coleottero sempre esistito in natura, il bostrico tipografo che si nutre principalmente di esemplari anziani o malati. Troppo era il legname da prelevare, a volte in posizioni impossibili da raggiungere per i forestali, portando interi ettari di foresta a essere vulnerabili. 

Gli alberi stanno morendo, colpa della crisi climatica

“Lo rincorriamo, ma corre molto più velocemente di quanto noi non riusciamo a fare, le forze in campo ci sono, ma non abbastanza”, dice Luca Soccal, tecnico forestale della regione Veneto. A oggi la tempesta Vaia e il bostrico hanno danneggiato circa 32 milioni di alberi. C’è un altro colpevole: l’uomo. La piantagione di abete rosso è stata favorita in modo esorbitante perché fornisce il legno di migliore qualità. “Il bosco alpino è tutto artificiale, è un bosco costruito dall’uomo”, afferma Andrea Battisti, professore del Dipartimento di agronomia, animali, alimenti, risorse naturali e ambiente (Dafnae).

Il bosco alpino è tutto artificiale, è un bosco costruito dall'uomo

L’insetto ha potuto mangiare tutto quel che incontrava anche perchè la biodiversità del luogo non è stata rispettata. A questo si aggiungono due fattori ulteriori: le temperature sempre più alte e la siccità non hanno aiutato a interrompere la corsa del parassita, perché hanno indebolito gli alberi e reso più forte le larve. L’appetito del coleottero non si è fermato sulle Dolomiti: il bostrico sta facendo danni anche in Lombardia.

L’epidemia attesa 

“Era una cosa attesa, lo sapevamo, le tempeste aiutano questo insetto”, ha dichiarato Battisti, in un’audizione parlamentare del 2022. Soccal conferma che già nel dicembre del 2018, durante una riunione indetta per far fronte ai danni della tempesta Vaia, ricercatori dalla Germania e dalla Svizzera avevano avvertito della possibile propagazione del bostrico.

L'insetto ha potuto mangiare tutto quello che incontrava anche perché la biodiversità del luogo non è stata rispettata

Non era la prima volta che succedeva: un evento simile era accaduto in Svizzera nel 1999 in seguito all’uragano Lothar che sradicò 12,7 metri cubi di legname. Il bostrico si nutre degli abeti rossi deboli scavando delle piccole gallerie all’interno della corteccia e succhiando la linfa. In una situazione “normale”, l’insetto fa da regolatore dell’ecosistema, cioè elimina le piante anziane e malate e non intacca quelle giovani. Il problema è nato però con la quantità di alberi caduti dopo la tempesta Vaia: è stata colpita una superficie di 42mila ettari di terreno e l’insetto ha iniziato a colpire anche gli alberi sani. “Erano talmente tante le piante cadute che si è passati da una fase endemica a una pandemica, ovvero fuori dall’ordinario e fuori controllo” – dice sempre Battisti – “il bostrico non è un fenomeno gestibile da parte dell’uomo, possiamo solo subirne le conseguenze e limitare i danni”. Il coleottero ha iniziato così la sua corsa, mangiando tutto quello che incontrava e riproducendosi a velocità elevata.

Erano talmente tante le piante cadute che si è passati da una fase endemica a una pandemica

“Le piante non sono state in grado di difendersi dall’attacco, perché indebolite o addirittura morte. Per fare un paragone con gli esseri umani, le loro difese immunitarie erano troppo basse per proteggersi”, spiega Soccal. Dopo i boschi delle Dolomiti, adesso sono sotto attacco anche alcune zone della Lombardia, specialmente in Valtellina, Valcamonica, ma anche sulle Alpi Orobie bergamasche e nel parco del Campo dei Fiori di Varese. La regione ha momentaneamente stanziato 230mila euro per contenere la diffusione. 

La mano dell’uomo e il cambiamento climatico 

L’uomo è l’artefice di questa situazione”, afferma Battisti, spiegando che la piantagione incontrollata di abete rosso lungo i versanti delle montagne ha avuto un ruolo fondamentale nella corsa dell’insetto. Nel corso degli anni ‘70 il legno di abete rosso era tra i più costosi e più utilizzati per le costruzioni, e questo ha incentivato la sua coltivazione a discapito della biodiversità, per vantaggi puramente economici.

L'uomo è l'artefice di questa situazione

“I boschi formati solo di abete rosso sono più a rischio di quelli in cui c’è mescolanza di specie. La presenza di varietà differenti di alberi garantisce una sorta di protezione verso quelli più vulnerabili, evitando che interi pezzi di foresta vengano mangiati” dice Soccal.

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“Ci sono degli equilibri in natura che devono essere rispettati”, conclude Rosson. C’è un terzo elemento dell’equazione che ha fatto sì che il bostrico si presentasse su una scala così ampia: il cambiamento climatico. “Fino a qualche decennio fa il clima era adatto all’ecologia dell’abete rosso, ma ora questi alberi stanno male perché le temperature e la quantità di acqua non sono più adatte alla loro vita”. Le estati sempre più calde e secche hanno diminuito l’apporto idrico che è necessario alle piante per rafforzarsi, per non parlare delle bruciature da sole che le ha rese più deboli. L’altro problema è che con il caldo le larve non muoiono e l’insetto può riprodursi continuamente senza che le condizioni atmosferiche aiutino a bloccare lo sviluppo delle larve. 

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Il difficile recupero del legname caduto 

Ad oggi più del 50 per cento delle piante cadute in seguito al Vaia sono ancora da recuperare, situazione ottimale perché il bostrico continui la sua corsa. Per il recupero delle piante in montagna servono strumenti adatti per zone difficili da raggiungere. Le aziende della filiera del legno alpino italiano non erano pronte e preparate ad affrontare i danni del Vaia: troppo poche, tant’è che si è dovuto chiedere l’intervento di ditte straniere, e prive dell’attrezzatura necessaria. “Non sono mancate le risorse, sono mancate le capacità”, dice Battisti. I fondi stanziati dalle regioni per affrontare i danni del Vaia sono stati ingenti: 17 milioni di euro per il recupero di alberi caduti in Trentino nel 2021 e un totale di un miliardo e 50 milioni nel 2019 in Veneto. A far lievitare i costi è il recupero del legname, soprattutto nelle aree non servite da strade o su pendii molto ripidi.

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“Un intervento di prelievo del legno con l’utilizzo dell’elicottero può arrivare a costare 30 euro al minuto – spiega Rosson –con il rischio che i costi di recupero superino il guadagno effettivo dalla vendita del legno”. Nonostante nel 2022 il prezzo del legno sia tornato a salire, il legname “bostricato” – così viene chiamato il legno prodotto dagli alberi colpiti dal bostrico – vale pochissimo, alle volte nulla. In molti casi viene usato per alimentare le caldaie o come supporto per l’energia elettrica. Uno sforzo che non vale il mercato. 

Il futuro delle Dolomiti 

Secondo quanto detto dagli esperti forestali a lavialibera, entro il 2026 tutti gli abeti fragili delle Dolomiti subiranno i danni del bostrico. “ Da qui a un anno probabilmente tutti gli abeti rossi colpibili saranno morti”, denuncia Rosson. Meno alberi significa terreno più fragile e i rischi di fenomeni di dissesto idrogeologico, come valanghe e frane, aumentano. Anche il rischio incendio è maggiore, data la quantità di legna a terra.

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Alcune opere di contenimento dei pericoli sono già state attuate, ma come dice Battisti “quando le aree colpite sono così vaste il rischio che qualcosa sfugga è alto, non potendo intervenire in qualsiasi circostanza”. Le regioni colpite stanno realizzando azioni di rimboschimento mirate alle aree distrutte prima dal Vaia e poi mangiate dal bostrico. Con un bando di dicembre 2023 per esempio la regione Veneto ha assegnato 800mila euro per il rimboschimento e rinfoltimento delle foreste.

Il bosco ritornerà, diverso da come è oggi, ma ritornerà

Per non ripetere errori già fatti in passato la linea è quella di favorire la biodiversità, inserendo specie diverse e ritornare a una composizione bilanciata del bosco, permettendogli di svilupparsi anche secondo la sua naturale predisposizione. Battisti ci lascia con un messaggio di speranza: “Il bosco ritornerà, diverso da come è oggi, ma ritornerà”

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