13 giugno 2023
Sta succedendo a Torino, ma anche in altre città d’Italia: le amministrazioni comunali hanno deciso di tagliare gli alberi adulti e sostituirli con arbusti più giovani ed esotici: un restyling finanziato con i fondi stanziati dall’Unione europea. Nel capoluogo piemontese il piano ha scatenato l’ira di un gruppo di cittadini, pronti a dare battaglia per salvare gli aceri ultradecennali di corso Belgio.
La strada in questione, lunga 2 chilometri, è fra le arterie più importanti del quartiere Vanchiglietta, non troppo distante dal parco della Colletta, uno dei polmoni verdi della città. Il corso – a doppio senso di circolazione, molto trafficato da auto e tram – oggi presenta un doppio filare di aceri americani, 242 esemplari piantati nel 1949. Queste piante, che vivono all’incirca un secolo, hanno poco più di 70 anni: qualcuna è malata, ma la maggior parte è ancora in buone condizioni.
Saranno eliminati 242 arbusti piantati nel 1949: qualcuno è malato, ma la maggior parte è ancora in buone condizioni
Il Comune, sul sito istituzionale, le definisce “a fine ciclo” e per questo ha scelto di eliminarle, in un progetto più ampio di riqualificazione dell’area che prevede, fra le altre cose, la piantumazione di peri da fiore ornamentali, “una specie più adatta agli spazi e alle attuali condizioni climatiche, oltre che più gradevole esteticamente”. I nuovi arbusti sono stati selezionati in vivai specializzati dai tecnici di Palazzo civico, che prevedono di terminare i lavori – realizzati con i fondi React Eu Pon Metro – entro settembre 2023. Il preventivo è di circa 680mila euro.
La lezione delle foreste democratiche
Il piano non ha convinto un gruppo di torinesi, che si è riunito attorno alla pagina Facebook Salviamo gli alberi di corso Belgio con l’obiettivo di coinvolgere il resto dei residenti e bloccare l’operazione. “Torino è la città più inquinata d’Italia – spiega Roberto Accornero – referente del gruppo – e si eliminano alberi che giovano alla nostra salute, in nome di autorevoli menzogne. Solo pochi esemplari sono malati e i rami non ostacolano in alcun modo il passaggio dei mezzi pubblici. Questi sono abbattimenti indiscriminati ed è un dovere civico fermarli”.
I due fronti avanzano tesi contrapposte: per il Comune gli alberi “hanno numerosi problemi (decorticazioni, lesioni aperte, radici affioranti decorticate, ipertrofie, ferite, cavità), sia a livello di tronco che di chioma, dovuti alla presenza dei posti auto che interferiscono direttamente con gli alberi nonché alla vicinanza della linea tramviaria che, con le sue vibrazioni, ha contribuito a deteriorare lo stato di salute delle piante, imponendo potature drastiche, innaturali e frequenti”.
Secondo Palazzo civico, “gli alberi attuali sono in condizioni precarie e sono meno efficienti rispetto ad alberi giovani e sani”
Criticità che “unitamente all’avanzata età degli alberi, li rendono fragili in caso di eventi meteo estremi”. Secondo Palazzo civico, “i problemi principali (...) sono dovuti ai danni, provocati negli anni, dagli urti da parcheggio e dalle potature per la linea del tram”. Inoltre, la riqualificazione avrebbe benefici dal punto di vista ambientale in quanto, sostengono dal Comune, “gli alberi attuali sono in condizioni precarie e sono meno efficienti (cattura inquinanti, riduzione temperature) rispetto ad alberi giovani e sani”.
I cittadini dimostrano al contrario, che gli alberi sono quasi tutti sani e non andrebbero sostituiti, semmai manutenuti. Inoltre, “la piantumazione di piante giovani toglierebbe l’ombra che oggi assicurano gli aceri e, visto l’innalzamento delle temperature, questo non gioverebbe alla popolazione, soprattutto ad anziani e bambini”. In una giornata di sole, gli attivisti hanno misurato la temperatura sotto gli aceri, pari a 26,7 °C, e in una porzione di asfalto esposta ai raggi, dove è risultata essere di poco superiore ai 47 °C.
Benvenuti nella sesta estinzione di massa
Gli aceri saranno sostituiti in larga parte da Pyrus calleryana (varietà Chanticleer), un pero ornamentale che si sviluppa soprattutto in altezza (circa 15 metri) e ha una chioma contenuta (diametro massimo pari a 5 metri) “che non dovrebbe interferire – dicono dal Comune – con case e linea tram”. Questi alberi crescono abbastanza rapidamente e come l’Acero vivono tra i 70 e i 100 anni.
“La riqualificazione – si legge sempre sul sito del Comune – prevederà anche il rifacimento di tutte le intersezioni con le vie trasversali, rendendo drenanti le pavimentazioni ad oggi asfaltate e abbattendo ogni impedimento per la mobilità di persone portatrici di handicap motorio e passeggini. Un rinnovamento profondo quindi, non solo dal punto di vista ecologico e ambientale ma anche a livello di sicurezza e di accessibilità degli spazi”.
Con la riqualificazione – spiegano dal Comune – verrà eliminato ogni impedimento per la mobilità di persone portatrici di handicap motorio e passeggini
Sulla questione, è intervenuto a più riprese l’assessore al Verde pubblico Francesco Tresso, spiegando che “stiamo ricostituendo un ambiente molto più attento agli alberi stessi: oggi le auto parcheggiano in corrispondenza delle radici, non sarà più così. Rinunceremo ad un po’ ombra per un’estate per fare un investimento per il futuro”. Gli attivisti non hanno alcuna intenzione di indietreggiare e sono pronti a ostacolare i tagli. “Uno degli aceri da abbattere – insistono – ha un nido di cornacchia e in casi simili la legge vieta qualsiasi abbattimento”.
Per gli aceri di corso Belgio la sentenza di morte sembra irrevocabile, nonostante un primo rinvio dell'inizio dei lavori. Gli alberi, pur avendo un’età di 74 anni, non rientrano fra quelli monumentali, appellativo che li metterebbe in salvo da qualsiasi taglio. Gli arbusti che a Torino possono fregiarsi di questo titolo sono 16, tutti inseriti in un elenco regionale. La discriminante è l’età, ma anche dimensione, pregio paesaggistico e la particolare architettura vegetale. Nell’elenco figurano soprattutto platani, la specie più caratteristica e diffusa a Torino. Per gli alberi monumentali, le norme vietano l’abbattimento, le modifiche della chioma e dell’apparato radicale, con le eventuali violazioni che prevedono sanzioni da 5.000 a 100.000 euro.
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