12 maggio 2023
A settembre era accaduto a Milano, dove contro il provvedimento dell’amministrazione guidata dal sindaco Giuseppe Sala era sceso in campo anche il vicepresidente del Consiglio dei ministri Matteo Salvini. A Roma, invece, le polemiche sono scoppiate ad aprile, con l’avvio dell’installazione dei 51 varchi per l’erogazione delle multe. Le limitazioni alla circolazione delle auto più inquinanti e le conseguenti polemiche mostrano tutte le difficoltà della transizione ecologica.
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La motivazione dei contrari è soprattutto una: i divieti costringono le famiglie più povere – che si suppone siano quelle che non hanno cambiato l’auto negli ultimi anni – a una spesa consistente, in un momento di crisi economica. Dal dibattito, però, sembra essere scomparsa la ragione alla base del provvedimento: migliorare la qualità dell’aria, garantire il rispetto dei parametri di legge che l’Italia ha sforato per molti anni, ottenendo una condanna della Corte di giustizia europea nel 2022, prepararsi a rispettare la normativa più stringente che entrerà in vigore dal 2030.
Il malcontento più forte è a Roma, dove il numero di veicoli interessati è maggiore e le dimensioni urbane rendono l’uso dei mezzi pubblici molto più svantaggioso rispetto ad altre città. Anche nella Capitale le proteste sono sostenute soprattutto dai partiti di destra: una petizione lanciata dal consigliere comunale della Lega Fabrizio Santori ha raccolto oltre 85mila firme e mercoledì 10 maggio in Campidoglio, insieme a molti esponenti della destra romana, hanno manifestato un migliaio di persone.
Il malcontento più forte è a Roma, dove il numero di veicoli interessati è maggiore e le dimensioni urbane rendono l’uso dei mezzi pubblici più svantaggioso rispetto ad altre città
Montata l’insoddisfazione, anche un gruppo di consiglieri comunali e municipali dei partiti di sinistra e dei Verdi che sostengono la maggioranza hanno chiesto al sindaco di rivedere la misura per tutelare le famiglie meno abbienti. Di fronte alle proteste, il sindaco Gualtieri ha annunciato una revisione della delibera. In realtà il provvedimento è del novembre scorso e recepisce il piano approvato dalla Regione Lazio nel 2018, già in parte messo nero su bianco dalla precedente amministrazione Raggi. Le proteste sono quindi scattate con l’installazione dei varchi che renderebbero effettiva la prima tranche di divieti.
A Roma – secondo dati Aci del 2022 – sono immatricolate migliaia di auto che, nei giorni feriali, non potrebbero circolare né essere parcheggiate nella cosiddetta Fascia verde: 225.856 veicoli a benzina fino a Euro 2 e 104.589 a gasolio fino a Euro 3. Da novembre 2024 si aggiungeranno anche gli Euro 3 benzina. A partire da novembre 2023, e poi ancora da quello del 2024, le limitazioni verranno progressivamente estese (146.756 veicoli a gasolio Euro 4 nel 2023; 134.138 gasolio Euro 5 e 67.535 benzina Euro 3 nel 2024), coinvolgendo anche alcune categorie di moto e veicoli commerciali.
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Considerando solo le auto che effettivamente circolano nella Fascia verde, secondo una stima della società Roma servizi per la mobilità, le famiglie residenti nel perimetro sono circa 30mila mentre quelle coinvolte, pur abitando fuori dall’area, sono 300mila. Non sono bastati a calmare gli animi i provvedimenti decisi dall’amministrazione del sindaco Roberto Gualteri che, immaginando l’impatto economico, ha previsto l'abbonamento annuale gratuito in cambio della rottamazione dei veicoli.
In altre città i divieti sono già scattati o sono in programma. A Milano, ad esempio. l’Area B è stata istituita il primo ottobre: dal lunedì al venerdì stop ad auto a gasolio fino a Euro 5 e a benzina fino a Euro 2 per un totale di 47.283 veicoli coinvolti pari al 13 per cento del totale dei veicoli che circolano ogni giorno. A Torino, dove le auto inquinanti non possono più circolare già dal 2021, l’amministrazione del sindaco Stefano Lo Russo ha annunciato l'installazione di telecamere per controllare eventuali trasgressori. Anche Bologna, dal primo gennaio 2023, ha estromesso i veicoli a gasolio fino a Euro 3 dalla zona a traffico limitato, ritirando il permesso anche alle persone che già possedevano il contrassegno.
A Torino, dove le auto inquinanti non possono più circolare già dal 2021, il sindaco ha annunciato l'installazione di telecamere per controllare i trasgressori
Il motivo per cui molte città stanno introducendo divieti risiede nel fatto che da molti anni l’Italia non rispetta la normativa in tema di qualità dell’aria, in particolare la direttiva europea n. 50 del 2008, recepita con il decreto legge n. 155 del 2010. È per questo che tra il 2014 e il 2015 è stata aperta una procedura di infrazione, sfociata il 12 maggio 2022 in una condanna da parte della Corte di giustizia europea dovuta agli sforamenti del biossido di azoto (NO2) nelle città di Torino, Milano, Bergamo, Brescia, Genova, Firenze, Roma, Catania e in diverse zone della pianura Padana. Non solo. Il primo gennaio 2030 entrerà in vigore la nuova direttiva europea con parametri ancora più stringenti (senza considerare che l’Organizzazione mondiale della sanità già oggi fissa limiti molto più bassi).
Secondo il report Mal'aria di città pubblicato nel 2023 da Legambiente, l’inquinamento atmosferico nelle aree urbane è calato negli ultimi anni, ma a un ritmo troppo lento. Il documento stima che per rientrare nei limiti previsti dalla normativa – in vigore tra sei anni e mezzo – al tasso di diminuzione attuale di biossido di azoto, Milano impiegherebbe circa 17 anni, Palermo 36, Torino 13 e Roma 11.
Secondo il report Mal'aria di città di Legambiente, l’inquinamento atmosferico nelle aree urbane è calato negli ultimi anni, ma a un ritmo troppo lento
Per quanto riguarda i Pm2.5– le polveri sottili con particelle di diametro aerodinamico inferiore o uguale ai 2,5 µm – Milano dovrebbe abbattere le sue concentrazioni del 57 per cento mentre Torino del 54 per cento. Per quanto riguarda i Pm10, nel 2022 sono 29 le città che hanno superato il limite dei 35 giorni di sforamenti: Torino è prima in classifica con 98 giorni. Con la nuova direttiva, le città fuorilegge sarebbero 71.
A registrare i maggiori sforamenti sono le città della pianura Padana dove, a differenza di Roma, le condizioni metereologiche non permettono la dispersione delle sostanze inquinanti. Nella Capitale la situazione è comunque migliorata: “La concentrazione media annua di biossido di azoto ha rappresentato per anni un problema di importanza rilevante”, spiega a lavialiberaAlessandro Di Giosa, responsabile del Centro regionale qualità dell'aria di Arpa Lazio.
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“Tuttavia – continua – dal 2018 al 2022 si è osservato un incoraggiante andamento decrescente e solo una centralina ha superato il valore limite (rispettando le leggi attuali, ndr)”. Per i Pm10, “l’andamento dei superamenti del valore limite giornaliero, relativo al quinquennio 2018-2022, non è ancora sistematicamente decrescente. Tuttavia, in alcune stazioni di monitoraggio, si evidenzia una tendenza di fondo decrescente a rappresentare un fattore decisamente promettente”.
Se le limitazioni alle auto più inquinanti producono conseguenze sul portafogli delle famiglie e sulla sostenibilità dei tempi della vita quotidiana, l’inquinamento dell’aria ha un impatto sulla salute. “La fonte principale nelle città italiane proviene dal traffico veicolare, la seconda dal riscaldamento domestico, ma solo in inverno”, spiega Carla Ancona, presidente dell’Associazione italiana di epidemiologia e dirigente del servizio sanitario della Regione Lazio.
“Nelle città italiane l'inquinamento proviene dal traffico veicolare e dal riscaldamento domestico, ma solo in inverno”, dice Carla Ancona, presidente dell’Associazione italiana di epidemiologia
Per la qualità dell’aria “sono un problema sia il numero alto di veicoli in circolazione sia la qualità, perché ce ne sono ancora troppi con motori diesel obsoleti dotati di filtri che non rispettano gli standard per la riduzione delle emissioni inquinanti. E non dobbiamo dimenticare che il biossido di azoto è un tracciante dei motori diesel”. “Gli studi – aggiunge Ancona – confermano il legame tra l’esposizione degli abitanti di alcune zone ai gas inquinanti e alle polveri sottili con la mortalità, l’incidenza di tumori ai polmoni e di malattie cardiovascolari e respiratorie. I più a rischio sono gli anziani, i bambini e le persone con patologie pregresse”.
Secondo un rapporto Istisan del 2021 dell'Istituto superiore di sanità, ogni anno si verificano 50.856 decessi legati ai livelli di inquinamento di polveri ultrasottili (Pm2.5) superiori alla soglia massima fissata dall’Organizzazione mondiale della sanità, pari all’8,26 per cento del totale. Decessi che non si verificherebbero se l’aria fosse meno inquinata. Alle polveri sottili sono legate anche numerose malattie. Ad esempio, per l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro i Pm2.5, “uno dei principali traccianti del traffico, sono cancerogeni e responsabili dei tumori al polmone”.
Secondo un rapporto dell'Istituto superiore di sanità, ogni anno si verificano 50.856 decessi legati ai livelli di inquinamento di polveri ultrasottili (Pm2.5)
Anche il biossido di azoto (NO2) incide sulla salute: “I dati ci dicono che ha effetti sull’apparato cardio respiratorio anche se sono in corso degli studi, non ancora arrivati a risultati certi, che ipotizzano un legame tra l’incidenza precoce di malattie come il parkinson o l’alzheimer e il fatto che i cittadini abitino in zone inquinate”. Secondo la campagna di scienza partecipata NO2 no grazie! lanciata dai Cittadini per l’aria, che si è svolta nel 2021 ogni anno a Milano, muoiono circa 1500 persone per l'esposizione a livelli di biossido di azoto oltre la soglia indicata dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms). A Roma sono 1713. La campagna (l’ultima è partita a febbraio 2023) prevede l’installazione di campionatori da parte dei cittadini nei pressi della propria abitazione che vengono analizzati dopo un mese di esposizione.
“Queste iniziative sono molto importanti per diffondere consapevolezza tra i cittadini”, conclude Ancona: “Un elemento fondamentale perché le amministrazioni possono agire istituendo zone a traffico limitato, domeniche ecologiche e aumentando la mobilità dolce ma a incidere sono anche i comportamenti individuali, come utilizzare i mezzi pubblici o, ancora meglio, se la destinazione non è troppo distante, camminare”.
L’Agenzia europea dell’ambiente nel report Inquinamento atmosferico e salute stima che nel 2021 l’esposizione a polveri sottili sopra i livelli fissati dall’Oms ha provocato 238mila morti premature. Un dato migliore rispetto a quello del 2005, quando erano superiori del 45 per cento, ma non ancora abbastanza per raggiungere gli obiettivi di riduzione del 55 per cento.
Anche l’inquinamento, come i divieti alla circolazione dei veicoli più vecchi, colpiscono soprattutto i più poveri: “Ci sono prove evidenti che collegano una condizione socioeconomica inferiore a una maggiore esposizione all’inquinamento atmosferico”, si legge nel report. In Europa “le persone più povere vivono con più probabilità vicino a strade trafficate o aree industriali”. Inoltre, “le persone più indigenti hanno spesso una salute peggiore perché hanno un accesso inferiore alle cure mediche di qualità”. I costi, secondo una stima del 2020 citata dall’Agenzia, superano i 166 miliardi di euro all’anno in Europa, Norvegia, Svizzera e Regno Unito.
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