21 luglio 2021
Ella Kissi-Debrah aveva nove anni quando il 15 febbraio 2013 è morta a Londra in seguito a un’insufficienza polmonare. Non era la prima volta che andava in ospedale: in tre anni era stata ricoverata 27 volte, inclusi tre periodi in terapia intensiva. Ma non era sempre stato così: "Ella non è nata con l’asma – ci racconta al telefono la mamma Rosamund Kissi-Debrah –. Le prime difficoltà respiratorie sono cominciate poco prima del suo settimo compleanno. Fino al 2017 pensavo che la colpa fosse solo dell’asma, poi ho incontrato il professor Stephen Holgate (esperto di asma e inquinamento, ndr) e ho scoperto che la sua malattia era dovuta all’inquinamento atmosferico. È stato devastante".
Secondo il rapporto del professor Holgate esiste una "corrispondenza scioccante" tra i ricoveri della bambina in ospedale e i picchi di biossido di azoto (NO2) e polveri sottili nell’aria londinese, tanto da poter sostenere che "senza i livelli fuorilegge di inquinamento dell’aria, Ella non sarebbe morta". È così che è iniziata una lunga battaglia legale per vedere riconosciuto l’inquinamento atmosferico come concausa della morte della piccola. All’epoca Ella viveva nel quartiere periferico Lewisham, a 25 metri dalla South circular road, un’arteria principale della capitale con elevati livelli di traffico. Una battaglia basata sulla violazione dell’articolo 2 della Convenzione europea dei diritti umani – il diritto alla vita – e sul continuo sforamento dei limiti per la concentrazione di polveri sottili nell’aria raccomandati dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Una battaglia che il 16 dicembre 2020 ha portato a una sentenza storica. Ora nel certificato di morte di Ella, tra le cause del decesso si leggono: "uno scompenso respiratorio acuto; una forma severa di asma; l’esposizione all’inquinamento". "Con questa sentenza la Corte ha avanzato anche delle raccomandazioni affinché nessun bambino passi quello che ha vissuto mia figlia – spiega Rosamund –. Ovvero: riduzione delle emissioni, monitoraggio continuo dei livelli e consapevolezza della cittadinanza, formazione dei medici in tema di inquinamento atmosferico e asma. Purtroppo, il rispetto dei limiti previsti dall’Oms rimane una chimera".
Italia, siamo primi in Europa per auto e smog
Londra aveva già fatto scuola quando in quell’inizio di dicembre 1952 la città venne avvolta da una coltre di smog. In una settimana si registrarono 12mila decessi in eccesso. A distanza di 70 anni, il nesso tra inquinamento dell’aria e salute però non è più materia di discussione. Lo dice la storia di Ella. Lo dicono i numeri. Eppure i limiti dell’Oms continuano a essere sforati dalla maggior parte dei Paesi, Italia compresa. E così in media ogni anno in Europa muoiono prematuramente almeno 412mila persone, secondo l’ultimo rapporto dell’Agenzia europea dell’ambiente. Sette milioni di morti all’anno in tutto il mondo che si potrebbero evitare.
"Solo per il particolato fine (Pm2,5) in Italia si parla di 34.552 decessi annuali – spiega l’epidemiologa ambientale Carla Ancona –. È come se un Comune italiano di medie dimensioni scomparisse ogni anno dal nostro Paese a causa dell’inquinamento atmosferico. Nelle cause di malattia al mondo, la qualità dell’aria che respiriamo è al quinto posto, prima di fattori come il consumo di alcol o il livello di colesterolo nel sangue. È un killer invisibile, responsabile del 36 per cento delle morti per cancro ai polmoni e del 34 per cento di quelle per ictus". Rosamund l’ha imparato a sue spese: "Alle persone che pensano che l’inquinamento atmosferico non sia un loro problema dico che si stanno tristemente sbagliando. Lo smog danneggia ogni organo del nostro corpo. Non mi fermerò finché non avremo una legge che obblighi a rispettare i limiti dell’Oms. La vita di ogni bambino merita di essere protetta".
Da lavialibera n°9 2021 - Picchio, dunque sono
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