Cambiamento climatico. L'isola di Wrangel. Foto: Broken Inaglory/Wikimedia
Cambiamento climatico. L'isola di Wrangel. Foto: Broken Inaglory/Wikimedia

Cambiamento climatico. Come stanno i nostri poli?

La salute della Terra dipende in buona parte dai ghiacciai che si trovano ai suoi estremi. La loro scomparsa modificherebbe le correnti marine, provocando l'innalzamento drastico dei mari

Antonello Pasini

Antonello PasiniFisico climatologo del Cnr

29 febbraio 2024

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Al polo nord la situazione dei ghiacci è piuttosto critica. Dal 1979, vale a dire da quando sono disponibili dati di osservazione dai satelliti polari, l’estensione della superficie di ghiaccio alla fine dell’estate è diminuita di oltre 3 milioni di chilometri quadrati, praticamente dieci volte la superficie dell’Italia. Da un anno a quello seguente si notano fluttuazioni in più o in meno dovute alla variabilità naturale del clima, ma la tendenza alla diminuzione dovuta al riscaldamento globale di origine antropica è molto chiara e i risultati di parecchi modelli climatici mostrano tra pochi decenni, in estate, un polo nord “libero” da ghiacci.

Leggi "Zeromissioni", la rubrica di Antonello Pasini 

Fortunatamente i ghiacci artici sono “a galla” sull’oceano Artico e dunque non influenzano sostanzialmente il livello del mare. Tuttavia, la loro fusione perturba le correnti marine e quelle aeree e, insieme alla fusione dei ghiacci della Groenlandia, potrebbe “addolcire” l’acqua nei pressi dell’Islanda e così rallentare o fermare la cosiddetta corrente termoalina nell’oceano Atlantico, di cui un ramo è la famosa corrente del Golfo, che riscalda le coste del nord Europa. Ma potrebbe avere anche altri influssi a distanza, ad esempio sulle ondate di freddo invernale alle medie latitudini o addirittura sulla siccità in Africa, nella fascia del Sahel.

Diverso il discorso per i ghiacci al polo sud, da sempre considerati più robusti soprattutto per via dell’enorme estensione e spessore. Il riscaldamento globale potrebbe addirittura farli aumentare, essendoci in Antartide pochissime precipitazioni a causa del troppo freddo e in previsione di frequenti nevicate.

Diverso il discorso per i ghiacci al polo sud, da sempre considerati più robusti soprattutto per via dell’enorme estensione e spessore. Il riscaldamento globale potrebbe addirittura farli aumentare, essendoci in Antartide pochissime precipitazioni a causa del troppo freddo e in previsione di frequenti nevicate. 
Come sempre, però, questa è solo una parte della verità. Cosa si sta omettendo? Ebbene, sulla costa dell’Antartide i ghiacciai si protendono in mare con delle “lingue” di ghiaccio che stanno a galla sull’oceano Antartico e fanno da tappo alla discesa dei ghiacciai dovuta alla forza di gravità (sotto il ghiaccio ci sono delle montagne). Ora, queste lingue stanno risentendo dell’aumento delle temperature (dell’aria da sopra, ma soprattutto delle acque da sotto) e così fondono e si frantumano in iceberg. Senza il tappo i ghiacciai possono cadere più liberamente in mare, innalzandone ovviamente il livello, in maniera anche repentina e drastica. Anche perché, nello stesso tempo, i ghiacciai continentali possono fondere dall’alto e far infiltrare acqua alla loro base, lubrificandola e favorendo quindi la loro discesa verso il mare. Ecco, quindi, il rischio concreto di cambiamenti bruschi e molto pericolosi, che si riflettono a livello globale.

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