L'installazione Ablazione che indaga l'Adamello sono al museo Musil di Cedegolo (Bs). Foto di Paolo Sandrini
L'installazione Ablazione che indaga l'Adamello sono al museo Musil di Cedegolo (Bs). Foto di Paolo Sandrini

Il ghiacciaio dell'Adamello sta fondendo: il progetto dell'artista NeuNau per ascoltare la crisi climatica

Il ghiacciaio dell'Adamello (Brescia) sta fondendo. Un progetto che unisce arte e scienza ha registrato i suoi provenienti dai crepacci per sensibilizzare al cambiamento climatico

Natalie Sclippa

Natalie SclippaRedattrice lavialibera

25 novembre 2022

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Le immagini che raccontano la crisi climatica sono apocalittiche: orsi polari denutriti, incendi devastanti, cappe di inquinamento che intrappolano le città. Fotografie e video corrono sui social e diventano subito virali, ma il rischio è di rimanerne assuefatti e restare immobili

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Per questo motivo occorre creare consapevolezza in modo differente. Un modo decisamente alternativo è quello scelto dall’artista Sergio Maggioni, in arte NeuNau, che insieme a un team di scienziati ha raggiunto l’Adamello - la vetta principale delle Alpi retiche in Lombardia - inserendo dei registratori sui crepacci del ghiacciaio per sentire il rumore della natura che si trasforma. Il viaggio è diventato un’installazione immersiva dal titolo “Ablazione sonora”, quattro minuti e mezzo di rumori che accompagnano la fusione sotterranea del ghiaccio. 

Come è nata questa idea?

“Ablazione sonora” è frutto di un percorso artistico di ricerca sonora iniziato nel 2015. Da allora, indago il rapporto tra uomo e natura attraverso il suono, mantenendo un aspetto per me fondamentale, la prossimità.

Indago il rapporto tra uomo e natura attraverso il suono, mantenendo un aspetto per me fondamentale, la prossimità

Veicolare messaggi sul territorio permette che arrivino alle persone con molta più facilità, perché si sentono toccate in modo diretto. Ho deciso di cominciare dai ghiacciai delle nostre Alpi, provando ad aggiungere qualcosa alla narrazione esistente.

Quanta scienza c’è dietro il progetto?

Ho chiesto aiuto alla bioacustica, la scienza che fonde biologia e acustica, indagando la produzione e la propagazione del suono in vari ambienti.

Ho chiesto aiuto alla bioacustica, la scienza che fonde biologia e acustica, indagando la produzione e la propagazione del suono in vari ambienti

Di solito tecniche simili vengono utilizzate per comprendere fenomeni che hanno a che fare con la fauna marina o boschiva. Mi sono affidato alle competenze di professori come Roberto Ranzi dell’università di Brescia, che dai primi anni Duemila studia il territorio dell’Adamello, e Gianni Pavan dell’università di Pavia, attraverso il centro interdisciplinare di bioacustica.

I registratori bioacustici sono stati installati all'interno del ghiacciaio dell'Adamello per seguirne l'evoluzione. Foto di Rudy Signorini
I registratori bioacustici sono stati installati all'interno del ghiacciaio dell'Adamello per seguirne l'evoluzione. Foto di Rudy Signorini

Quali sono stati i passaggi fondamentali?

Il piano di lavoro è stato suddiviso in vari step. Il primo è stato inserire microfoni e idrofoni all’interno dei crepacci, quindi abbiamo analizzato i dati raccolti. Il ghiaccio emette suoni quando fonde - passando dallo stato solido allo stato liquido - e così abbiamo seguito i flussi giornalieri.

Cosa avete scoperto? 

Scricchiolii, frane, torrenti sotterranei. Più la temperatura aumenta, più i rumori captati sono forti. Ho imparato che il ghiacciaio non è immobile ma in continuo movimento. A causa dei cambiamenti climatici la trasformazione è sempre più veloce e ampie porzioni di paesaggio rischiano di essere stravolte.

Com’è proseguito il lavoro?

Quest’anno abbiamo ripetuto l’esperienza sull’Adamello, registrando ancora una volta i suoni applicando i registratori bioacustici negli stessi punti, ma implementando la tecnologia. In questo modo abbiamo ottenuto il doppio dei dati, che si riferiscono a circa 8mila ore di attività. Adesso siamo in grado di analizzare e mettere a sistema un nuovo metodo di monitoraggio della fusione e mi piace pensare che si tratti di un’opera pionieristica. Vorrei continuare con la ricerca e l’analisi per poi dare seguito alla parte forse più importante, quella divulgativa. Le installazioni saranno presenti fino al 2025, ampliando ad altre montagne la stessa possibilità di essere indagate. 

Che effetti può avere un progetto simile?

I ghiacciai alpini sono dei sensori che da anni mostrano come la regressione sia in atto da tempo. L'idea è fornire un punto di vista alternativo e creare delle azioni artistiche che contribuiscano a creare dibattito.

L'idea è fornire un punto di vista alternativo e creare delle azioni artistiche che contribuiscano a creare dibattito

L'installazione è stata presentata in Austria ad Ars Eletronica, un importante festival di scienze, dinanzi a un pubblico allargato. Ora è esposta al Musil, il museo dell’energia idroelettrica di Cedegolo, in provincia di Brescia, alle pendici dell’Adamello.  

Cosa significa “Ablazione sonora”?

È un termine di mia invenzione che richiama la glaciologia: indica la zona dove c’è massima fusione e in cui si continua a perdere materia. Utilizzarlo in ambito artistico, si lega molto all’urgenza, al tema che questa massa vuole trasmettere. Dal suono è difficile fuggire, quando si ascolta è obbligatorio prestare attenzione. Da casa non si otterrebbe lo stesso effetto, è un lamento che va sentito dal vivo e non si può rimandare.

Com’è organizzata l’installazione?

Nella stanza ci sono pochi elementi. Sei casse diffondono il suono, che ripercorre le fasi di fusione del ghiacciaio, sintetizzati in quattro minuti e mezzo. Il pubblico è chiamato a sforzarsi per comprendere i cambiamenti dell’Adamello attraverso i suoi rumori.

Il pubblico è chiamato a sforzarsi per comprendere i cambiamenti dell’Adamello attraverso i suoi rumori

L’unico strumento visivo di cui mi sono avvalso è un pannello luminoso che segna alcuni dati fondamentali per comprendere cosa stia accadendo: le ore che scorrono, la temperatura registrata, la potenza sonora. Tutto il resto è percezione uditiva, ascolto immersivo, senza alcuna post-produzione. 

Quelli captati attraverso le registrazioni sembrano dei lamenti. Cosa hai provato la prima volta che li hai sentiti?

Sensazioni difficili da descrivere. Ho ascoltato tantissime ore di registrazione e non si può che entrare in empatia, in relazione stretta con le masse glaciali. Si è coinvolti in un’armonia con qualcosa che all'apparenza sembra inumano, ma che invece si esprime in maniera ricca anche a livello sonoro.

Ho ascoltato tantissime ore di registrazione e non si può che entrare in empatia, in relazione stretta con le masse glaciali

È stato come trovarsi davanti a qualcosa di più simile a un organismo. Questo mi ha portato a una considerazione: i ghiacciai sono fra le cose più dinamiche al mondo, ho avuto a che fare con qualcosa di vivo.

Quanto è importante che gli altri ascoltino? 

I ghiacciai alpini italiani, sotto una certa quota, si estingueranno entro qualche decennio. Serve curiosità, ricerca e azione. Questa installazione si inserisce in un progetto più grande che si chiama “Un suono in estinzione”, credo molto nelle parole, nel loro peso, è per questo ho lasciato il nome in italiano, aggiungendo poi il sottotitolo in inglese “Preserving the sound of alpine glaciers”. Sembra una scelta di poco conto, ma in realtà vuole restituire la vicinanza e l’immediata comprensibilità a chiunque viva nel nostro Paese e si avvicini al tema. Credo che partire dal territorio sia fondamentale e, quindi, sia doveroso parlare la stessa lingua.

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