29 febbraio 2024
Se c’è uno sport che si avvicina alla meditazione, questo è il tiro a segno: liberare la mente, controllare il battito del cuore, trattenere sospeso il respiro, aspettare quell’attimo di equilibrio perfetto e sparare un colpo. Il colpo. Lo spiega Niccolò Campriani, fiorentino, 36 anni, laureato in ingegneria manageriale, vincitore di quattro medaglie olimpiche, una d’argento e tre d’oro. L’ultima, a Rio 2016, disegnerà una nuova traiettoria nella sua vita. "Ero all’ultimo colpo dell’ultima serie, in un confronto adrenalinico con il russo Sergei Kamensky.
Contro il russo Kamensky una vittoria fortunata: “Ho fatto fatica ad accettarla, così ho donato all’Unhcr parte del premio"
Lui in testa, io secondo a pochi decimi di punto. Kamensky spara (male) e io divento campione olimpico. Una vittoria fortunata, che ho fatto fatica ad accettare. Così ho deciso di dare in beneficenza la differenza del premio tra la medaglia d’oro e quella d’argento. All’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati (Unhcr) la cifra più importante", racconta a lavialibera in collegamento da Los Angeles. Dopo quel gesto, Niccolò riceve dall’Unhcr l’invito per un viaggio in Zambia, in uno dei più grandi centri di accoglienza di profughi, un’esperienza forte che lo invoglia a dare un nuovo senso a quell’ultimo oro e a tutta la sua carriera.
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