7 febbraio 2023
Dovevano essere “i Giochi invernali più sostenibili e memorabili di sempre”. Così li aveva descritti Giovanni Malagò, presidente del Comitato olimpico nazionale italiano (Coni). L’edizione, assegnata all’Italia il 24 giugno 2019, prevede che le città ospitanti siano Milano e Cortina d’Ampezzo. Ma le ombre sulla manifestazione, a tre anni dall’inizio – che sarà il 6 febbraio del 2026 – sono molte, tra costi che lievitano, infrastrutture create ad hoc per la manifestazione e la sostenibilità che rischia di rimanere una parola vuota all’interno dei progetti. Le associazioni ambientaliste chiedono trasparenza alla Fondazione Milano Cortina, che ha il compito di organizzare e promuovere tutti gli eventi della kermesse.
Le finte promesse green dei mondiali e delle olimpiadi di Cortina
I cambiamenti climatici sono variazioni di lungo periodo delle condizioni climatiche medie della Terra o di ampie zone del pianeta. Da sempre il clima subisce mutamenti, attraversando ere glaciali e periodi con temperature medie elevate. Il problema è che i cambiamenti climatici osservati a partire dall'inizio del Novecento non sono naturali, bensì causati da attività umane, in particolare dall'utilizzo dei combustibili fossili. Un'interferenza nei delicati equilibri della Natura che sta determinando siccità, scioglimento dei ghiacciai, innalzamento del livello dei mari, aumento delle precipitazioni, perdita della biodiversità.
Sommario:
Palazzetti, piste, villaggi olimpici. Ma anche ferrovie, varianti stradali e persino l’idea di un aeroporto. Senza infrastrutture, i Giochi olimpici sarebbero impensabili. Sono tre le Regioni coinvolte – Veneto, Trentino-Alto Adige e Lombardia – e sei i luoghi designati alle specialità: Milano, la Valtellina, Baselga di Piné, la Val di Fiemme, Anterselva e Cortina d’Ampezzo. All’Arena di Verona, invece, si svolgeranno le cerimonie di chiusura delle Olimpiadi e di apertura dei Giochi paralimpici. Il 90 per cento delle opere, in ogni caso, è stata definita essenziale: vista l’importanza per il territorio, potranno essere concluse anche dopo marzo 2026.
Sono tre le Regioni coinvolte – Veneto, Trentino-Alto Adige e Lombardia – e sei i luoghi designati alle specialità: Milano, la Valtellina, Baselga di Piné, la Val di Fiemme, Anterselva e Cortina d’Ampezzo
Dolomiti, appello contro lo spopolamento
Il 9 dicembre 2022, la ministra del Turismo Daniela Santanché, in un’intervista al Gazzettino, ribadiva l’importanza di rimettere in funzione l’aeroporto “Sant’Anna”, costruito nel 1962 e oggi dismesso. “Sulla mia proposta (la ministra aveva avanzato l’idea già un anno fa, quando era ancora senatrice, ndr) sono stata molto criticata: forse non hanno capito che se vogliamo essere veramente competitivi nel confronto con le altre stazioni sciistiche è importante che le infrastrutture siano migliorate”.
“Se in Lombardia, Veneto, Trentino hanno la disponibilità e i soldi per il pattinaggio bene, altrimenti c’è sempre la disponibilità del Piemonte”Matteo Salvini - Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibile
Non è l’unica esponente dell’attuale governo che sia entrata nel merito della questione. Matteo Salvini, capo del dicastero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibile, dopo aver lamentato la lentezza nei lavori nei primi due anni di progettazione, ha chiarito la sua posizione sulla pista di pattinaggio di velocità, inizialmente pensata a Baselga di Piné, ma che visti gli aumenti esponenziali dei costi, si sta pensando di dirottare all’Oval di Torino. “Se in Lombardia, Veneto, Trentino hanno la disponibilità e i soldi per il pattinaggio bene, altrimenti c’è sempre la disponibilità del Piemonte”, aggiungendo che “una struttura con i canoni olimpici costa decine e decine di milioni di euro e, visto il momento economico che vive l’italia, è un investimento importante”. Infine, conclude: “Se c’è qualcosa di già pronto dal mio punto di vista di amministratore pubblico, male non fa”.
Montagna, il lamento del ghiacciaio che muore
Le premesse dicevano che tutto sarebbe avvenuto alla luce del sole. Sul documento di candidatura, Milano Cortina 2026 si era “impegnata a mettere in atto delle procedure efficaci per le sedi e gli impianti con un accurato processo di monitoraggio per mantenere i tempi e i costi di costruzione sottoposti a un continuo e rigoroso controllo.” Ma le cose sono andate diversamente. Come scrive Luigi Casanova, ex forestale e presidente onorario di Mountain wilderness, nel suo libro “Ombre sulla neve” (Altreconomia, 2022), “il totale delle spese previste per gli impianti nel 2019 era di 177.551.574 euro”. A ottobre 2022 erano aumentate a 2 miliardi e 337.752.000 euro, senza contare la variante ferroviaria della Val di Riga in Alto Adige. L’incremento è stato possibile grazie a quanto previsto dal decreto legge del 26 settembre 2022, in cui si è approvato il Piano degli interventi da realizzare in vista dei Giochi. All’articolo 6, intitolato “Utilizzo delle economie e rimodulazione interventi” si specifica la possibilità che le opere – e quindi il budget – vengano adattati in base alle decisione della Fondazione Milano Cortina, dopo averla comunicata a Ministeri di competenza o alle regioni interessate.
Proprio il governatore del Veneto Luca Zaia a novembre aveva riacceso la discussione su uno degli impianti che più ha fatto discutere in questi mesi: la nuova pista da bob di Cortina. Il progetto, passato dai 55 milioni di stanziamenti iniziali a circa 85 milioni di euro, ora arrivati a 93, lascia perplessi gli amministratori e gli ambientalisti, perché per dare spazio a una disciplina che in Italia conta meno di cinquanta iscritti (tra bob, slittino e skeleton), si rischia di costruire una cattedrale nel deserto, inutilizzata una volta finiti i Giochi. Una proposta era dirottare le gare nell’impianto di Igls vicino a Innsbruck, in Austria, ma è stata bocciata. Così si continua a passo spedito sul progetto Sliding Centre e lo smantellamento della pista Eugenio Monti, costruita nel 1928 e utilizzata per l’edizione del 1956.
Viste le perplessità sulla sostenibilità economica e ambientale di alcuni progetti, tra le opzioni è stata anche ipotizzata la riapertura di alcuni impianti utilizzati per Torino 2006. Già allora, le criticità si erano mosse intorno alla pista da bob, come ricordato nel dossier Nevediversa 2022 di Legambiente. Alcune associazioni ambientaliste avevano proposto di utilizzare l’impianto da bob di La Plagne, sulle alpi francesi. Il presidente della regione Enzo Ghigo e i sindaci della Val di Susa – che dista 90 chilometri dal comprensorio d’oltralpe – si erano opposti. Contrario anche il ministro per la Funzione pubblica, Franco Frattini, supportato dal Coni. Così anche l’Italia avrebbe avuto i suoi impianti di bob e slittino. Per riuscire a rendere l’opera sostenibile sul lungo periodo, nel 2009 si istituiva la Parcolimpico Spa, che avrebbe dovuto gestire le stazioni di Pragelato. L’11 gennaio 2022 la Procura regionale della Corte dei conti ha disposto il sequestro dei beni privati di alcuni soci, con l’accusa che gli impianti affidati fossero stati “sottoutilizzati, non utilizzati e mantenuti male”. Ma dopo nemmeno un mese, la Corte dei conti ha sbloccato circa un milione di euro, con la revoca anche del fermo finanziario di beni mobili e immobili: si rischiava di mettere in pericolo eventi in cui era presente Parcolimpico Srl, tra cui le finali Nitto Atp di tennis e l’Eurovision song contest.
L’11 gennaio 2022 la Procura regionale della Corte dei conti ha disposto il sequestro dei beni privati di alcuni soci, con l’accusa che gli impianti affidati fossero stati “sottoutilizzati, non utilizzati e mantenuti male”. Ma dopo nemmeno un mese, la Corte dei conti ha sbloccato circa un milione di euro, con la revoca anche del fermo finanziario di beni mobili e immobili: si rischiava di mettere in pericolo eventi in cui era presente Parcolimpico Srl, tra cui le finali Nitto Atp di tennis e l’Eurovision song contest
A raccomandare cautela è la ex vicepresidente del Comitato per l'Organizzazione di Torino 2006, Evelina Christillin, che in una recente intervista al Corriere delle Alpi ha ammesso: “La pista doveva essere un’altra, ma c’erano tracce di amianto. L’unica alternativa era Cesana”. Quel luogo presentava degli inconvenienti. Così, quando i francesi hanno offerto una sponda, il team italiano pensava di accettare. Ma le cose andarono diversamente. “Il governo di allora, con Silvio Berlusconi presidente del consiglio, e il Coni di allora, con Gianni Petrucci, hanno detto no: non ne volevano sapere”. E conclude: “Ci prendiamo la responsabilità, però allora fu la politica a decidere e non vorrei succedesse lo stesso per i giochi del 2026”. Il consiglio di Christillin al presidente della regione Veneto Luca Zaia è uno: evitare, da chi “è rimasto scottato” opere che esistono già vicino. “Oggi, con la consapevolezza del riscaldamento globale, forse pure la politica dovrebbe farsi una ragione della necessità di andare altrove”.
Tutti gli articoli sulla crisi climatica
Alle nuove opere e ai costi aumentati si aggiunge un aspetto cruciale: la sostenibilità ecologica. Su alcuni progetti è prevista la valutazione di impatto ambientale, che segnala eventuali effetti significativi e negativi prodotti dalle opere “sulla popolazione, sulla salute umana, sulla biodiversità, sul territorio, suolo, acqua, aria, clima” oltre che al patrimonio culturale e sul paesaggio. Per alcuni impianti di particolare rilevanza è necessaria anche la valutazione ambientale strategica (Vas) che indaga gli effetti di determinati piani e programmi sull’ambiente naturale. I ritardi sulla tabella di marcia e la struttura commissariale di tutto il progetto rischiano di sottrarre tempo a questi iter di controllo.
Cipra ha deciso a dicembre di uscire dal tavolo di confronto con la fondazione Milano-Cortina. La presidente Vanda Bonardo conferma: “Credevo che, visti gli slogan sulla sostenibilità, gli organizzatori almeno replicassero ciò che era stato fatto per Torino 2006 e che almeno facessero da tramite con la Società infrastrutture, che è direttamente responsabile dei progetti”. Così non è stato. “Quando abbiamo chiesto almeno alcuni studi sulla fattibilità, come per quanto riguarda l’innevamento artificiale, ci hanno risposto dichiarando la bellezza e l’efficienza dei cannoni da neve”
Preoccupa non poco la mancanza di informazioni sulle modalità di progettazione e realizzazione delle infrastrutture e delle opere connesse. “Emblematico l’ultimo incontro durante il quale abbiamo chiesto espressamente di conoscere i progetti riguardanti l’innevamento artificiale “ – spiega Vanda Bonardo, Presidente di Cipra (Commissione internazionale per la protezione delle Alpi) Italia. “La risposta è stata ridotta ad una descrizione tecnica sull’efficienza dei cannoni da neve. Nulla ci è dato sapere sulla Società Infrastrutture Milano Cortina 2020-2026 e sui relativi progetti che sta sviluppando. Ci siamo chiesti allora che scopo possano avere questi incontri con le associazioni se non per poter riferire al CIO che la Fondazione si confronta anche con gli ambientalisti. Pertanto, vista l’inutilità di questi incontri riteniamo non sia più opportuno parteciparvi”.
“Prevedono già che non ci sarà neve e quindi scavano per gli impianti di innevamento. Per le gare delle olimpiadi, invece di interventi così invasivi, basterebbe utilizzare dei camion di neve. L’inquinamento sarebbe minore. Questa volta non lasceremo fare, come è stato per Torino 2006.Carlo Zanella - Presidente Cai Alto-Adige
Cipra ha deciso a dicembre di uscire dal tavolo di confronto con la fondazione Milano-Cortina. La presidente Vanda Bonardo a lavialibera conferma: “Credevo che, visti gli slogan sulla sostenibilità, gli organizzatori almeno replicassero ciò che era stato fatto per Torino 2006 e che almeno facessero da tramite con la Società infrastrutture, che è direttamente responsabile dei progetti”. Così non è stato. “Quando abbiamo chiesto almeno alcuni studi sulla fattibilità, come per quanto riguarda l’innevamento artificiale, ci hanno risposto dichiarando la bellezza e l’efficienza dei cannoni da neve”.
Quello della neve a Cortina è un capitolo controverso per altri eventi che si sono svolti nel comune montano negli ultimi anni. Emblematico è il caso dei Mondiali di sci alpino ospitati nel 2021, in cui gli impianti erano dotati di innevamento artificiale, per fare in modo di ospitare le gare. A pareggiare l’utilizzo di risorse, ottenimento della certificazione di carbon neutrality, che permette l’azzeramento della propria impronta ecologica acquistando un credito di carbonio da altri soggetti nel mondo che non emettono o assorbono la stessa quantità di CO2. Susanna Sief, responsabile per la sostenibilità della Fondazione Cortina 2021, aveva rassicurato: “Compenseremo tutte le emissioni direttamente legate ai lavori e ai giorni dell’evento e lo faremo, per quanto possibile con crediti locali”. Come avevamo già riportato, in quell’occasione Patrizia Perucon referente del comitato Peraltrestrade Cadore, aveva commentato lapidaria: "Sembra il mercato delle indulgenze. Si compensa quando non si è in grado di diminuire le proprie emissioni. Questo non è essere bravi, è un comportamento semplicemente doveroso".
Anche Carlo Zanella, presidente di Cai Alto-Adige, si espone: “Prevedono già che non ci sarà neve e quindi scavano per gli impianti di innevamento. Per le gare delle olimpiadi, invece di interventi così invasivi, basterebbe utilizzare dei camion di neve. L’inquinamento sarebbe minore. Questa volta non lasceremo fare, come è stato per Torino 2006. Qui si tratta di sopravvivenza. Sicuramente prima del 2026 scenderemo ancora a manifestare, perché ci sono progetti come la pista da bob che non sono più sostenibili”. La scelta di Cipra di uscire dal tavolo ha un significato anche comunicativo: “Non vogliamo che dicano al Comitato olimpico internazionale che hanno coinvolto le associazioni. Così non possono farlo. Ci sentiamo presi in giro e non solo noi. Il malessere è diffuso”.
Crediamo in un giornalismo di servizio ai cittadini, in notizie che non scadono il giorno dopo. Aiutaci a offrire un'informazione di qualità, sostieni lavialibera
La tua donazione ci servirà a mantenere il sito accessibile a tutti
In un calcio diventato industria, mafie ed estremismo di destra entrano negli stadi per fare affari
La tua donazione ci servirà a mantenere il sito accessibile a tutti