La finte promesse green dei mondiali e delle olimpiadi di Cortina

A tre giorni dall'inizio dei mondiali di sci e in vista delle Olimpiadi invernali del 2026, gli ambientalisti tornano a farsi sentire: "Oggi a Cortina si mettono le basi per una completa antropizzazione della montagna"

Francesca Dalrì

Francesca DalrìGiornalista, il T quotidiano

Aggiornato il giorno 5 febbraio 2021

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In occasione dei Campionati mondiali di sci alpino che nelle prossime due settimane si terranno a Cortina d'Ampezzo, in provincia di Belluno, ripubblichiamo e aggiorniamo un articolo sulla sostenibilità dei grandi eventi alpini uscito sul n°4 luglio/agosto de lavialibera

"I lavori per i mondiali ormai sono stati fatti, quello che ci preoccupa è cosa ci attende in vista delle Olimpiadi del 2026 – commenta Luigi Casanova, ex forestale e presidente onorario di Mountain wilderness –. Sull'onda speculativa dei mondiali e in vista del 2026, gli impiantisti hanno già proposto tre nuovi collegamenti, uno più folle dell'altro. La tecnica ormai collaudata è quella dello spezzatino: non si chiede subito di collegare Cortina alla Marmolada perché la sommatoria degli aspetti ambientali negativi porterebbe alla bocciatura del progetto, ma si procede un pezzo alla volta, chiedendo ogni volta di più".

Per gli ambientalisti a Cortina oggi si stanno mettendo le basi per una completa antropizzazione del territorio montano. A ciò si aggiunge la questione della compensazione della CO2 prodotta."In questi giorni la Fondazione Cortina 2021 sta facendo passare questi mondiali come i primi sostenibili sulle Alpi – denuncia Casanova –. Ma la loro sostenibilità è sotterrare questa CO2 nelle piscicolture della laguna veneta e piantare seimila alberi nell'altopiano di Asiago, di cui, per la mia esperienza da forestale, quattromila sono destinati a morte certa. Io sono uno sciatore, ma ora dico basta".


Se la tensione tra interessi economici e salvaguardia della natura potesse essere rappresentata plasticamente, Cortina d’Ampezzo sarebbe un soggetto ideale. Poco meno di seimila abitanti a 1224 metri di altitudine in provincia di Belluno, è conosciuta come “la regina delle Dolomiti”: le sue vette, patrimonio mondiale dell’Unesco, sono considerate tra le più belle della Terra. Meta preferita delle vacanze di vip e star, in paese le seconde case hanno ormai superato quelle dei residenti.

Qui la prossima settimana si terranno i campionati del mondo di sci alpino mentre nel 2026, assieme a Milano, la regina delle Dolomiti sarà per la seconda volta (la prima fu nel 1956) teatro delle olimpiadi invernali. "Una grande opportunità per il futuro del nostro territorio, non solo per la visibilità planetaria che avremo, ma anche, e soprattutto, per le opere infrastrutturali che saranno realizzate", sostiene Maria Lorraine Berton, presidente degli industriali bellunesi, a capo del gruppo tecnico Sport e grandi eventi di Confindustria

Anche a me piace sciare e mi piacciono i turisti, ho solo un diverso concetto del limite: il nostro territorio è già stato sfruttato abbastanzaRoberta De Zanna - Abitante di Cortina contraria alla Coppa del Mondo di Sci 2021

Non tutti la pensano come lei. "Ciò che è successo qui a Cortina va al di là di ogni più nera previsione: migliaia di alberi tagliati, enormi sbancamenti di terra, muri di contenimento altissimi, il tutto in una zona geologicamente fragile", denuncia Roberta De Zanna. Dall'assegnazione nel 2016, lei e gli attivisti di Mountain wildernessWwf, Italia nostra e i membri del Club alpino italiano, manifestano il loro dissenso. Domenica 19 luglio erano davanti al centro polifunzionale Alexander Hall, una piccola costruzione in legno accanto al torrente Boite dove ha sede la Fondazione Cortina 2021, il comitato organizzatore dei mondiali. Accusandoli di "capricci" e "smania di visibilità", Berton li ha definiti "ambientalisti da salotto", "fuori dal tempo, dalla storia e dal territorio". "Non siamo quelli del no, né tantomeno degli ipocriti – replica decisa De Zanna –. Anche a me piace sciare e mi piacciono i turisti, ho solo un diverso concetto del limite: il nostro territorio è già stato sfruttato abbastanza".

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Tutto perfettamente regolare

Secondo la Fondazione saranno oltre 500 milioni le persone collegate in diretta televisiva con i campionati mondiali di sci alpino: due settimane di gare ed eventi che richiameranno – Covid-19 permettendo – oltre 600 atleti da 70 nazioni. Sul sito della Fondazione, presieduta da Alessandro Benetton e diretta da Valerio Giacobbi, un cronometro segna il conto alla rovescia. Mancano meno di 200 giorni all’avvio previsto per il prossimo 7 febbraio e non tutti i lavori sono stati ultimati. Quelli per la cabinovia Son dei Prade-Bai de Dones, che collegherà il comprensorio delle Tofane e delle Cinque Torri all’abitato di Cortina, sono appena al 10 per cento. Di certo la pandemia non è stata d’aiuto ma – come qui ripetono in molti – un conto è aggiudicarsi questi grandi eventi, un altro è metterli in piedi. "Questi mondiali non sono proprio nati sotto una buona stella: prima quattro candidature andate a vuoto poi, alla quinta, l’assegnazione solo perché Cortina era rimasta l’unica candidata", ricorda De Zanna. 

Per vincere la corsa contro il tempo la strategia è ormai consolidata. "Come sempre si fa in Italia, quando si deve realizzare un grande evento e i tempi sono ridotti, siccome le normative in materia sono effettivamente complesse, lunghe e scivolose, si ricorre a un commissario e si adottano normative speciali in deroga alle procedure ordinarie", spiega Patrizia Perucon, referente del comitato Peraltrestrade Cadore. Nel caso dei mondiali di sci, i commissari straordinari sono addirittura due: Valerio Toniolo, in carica dallo scorso primo agosto in seguito alle inaspettate dimissioni di Luigi Valerio Sant’Andrea, responsabile della realizzazione delle infrastrutture a Cortina, e Claudio Andrea Gemme, presidente di Anas, a capo degli interventi necessari per assicurare la viabilità della zona. Analoga procedura verrà seguita per l’appuntamento del 2026 per il quale lo scorso maggio è stata approvata la cosiddetta legge olimpica. "Se l’obiettivo era fare presto – aggiunge Giovanna Ceiner, presidente di Italia nostra Belluno –, bisognava aumentare il personale delle soprintendenze che è già abbastanza oberato, non dimezzare i tempi dell’iter approvativo. La semplificazione fatta così è solo un danno".

La manifestazione davanti alla sede della Fondazione Cortina 2021 (Dalrì)
La manifestazione davanti alla sede della Fondazione Cortina 2021 (Dalrì)
"Le valutazioni di impatto ambientale sono state fatte, ma l'opzione zero non è mai stata contemplata. Una volta messi in moto, questi eventi non si fermano più"

Nonostante il presidente della provincia di Belluno Roberto Padrin abbia candidamente ammesso che fino all’ultimo momento la speranza è stata quella di svicolarsi dalla valutazione di impatto ambientale, alla fine tutto è stato fatto. "Devo dire grazie alla provincia per la capacità e l’assiduità con cui ha seguito gli iter autorizzativi: si è avvalsa di validi professionisti e consulenti che hanno messo in risalto tutte le fragilità del territorio – afferma Perucon –. Ciononostante hanno approvato tutto perché l’opzione zero non era contemplata: una volta messi in moto questi eventi non si fermano più". Scegliere l’opzione zero avrebbe significato bloccare i cantieri riconoscendo un sacrificio ambientale troppo pesante. La chiave di volta per tenere assieme tutto sta in due parole: pubblica utilità. Secondo la direttiva europea Habitat del 1992 "qualora, nonostante conclusioni negative della valutazione dell’incidenza sul sito e in mancanza di soluzioni alternative, un piano o un progetto debba essere realizzato per motivi imperativi di rilevante interesse pubblico, inclusi motivi di natura sociale o economica, lo Stato membro adotta ogni misura compensativa necessaria". Fuor di linguaggio giuridico: se serve, i cantieri possono lavorare, a patto che poi si compensi il danno ambientale. 

Secondo gli ambientalisti molte sono le normative europee per la protezione dei siti ambientali a non essere rispettate, dalla Carta del paesaggio alla Convenzione delle Alpi di cui – sostiene Luigi Casanova, custode forestale, presidente onorario di Mountain wilderness ed ex vicepresidente di Cipra Italia (Commissione internazionale per la protezione delle Alpi) – sarebbero stati violati ben cinque protocolli su nove. Il lavoro dell’associazionismo si concentrerà ora proprio su questo: raccogliere tutta la documentazione degli interventi e inoltrarla all’Ue. Per i mondiali non rimane molto da fare, ma per le olimpiadi sono ancora tanti gli interventi in gioco. A partire dalla pista da bob. "È un progetto assurdo, ovunque le piste da bob sono state chiuse perché non reggono economicamente, mentre qui se ne vuole costruire una nuova. Sarà l’ennesima cattedrale nel deserto", conclude Perucon. Gli esempi di questo tipo sono già molti. Il più noto è probabilmente quello di Cesana Pariol. Costruita per i giochi olimpici del 2006, la pista da bob in provincia di Torino versa ora in stato di abbandono. Stesso destino per la vecchia pista utilizzata per le olimpiadi del 1956, proprio a Cortina. Riutilizzarla ora sarebbe impossibile perché nel mentre sono cambiate le normative, gli standard e pure le gare.

Il cambiamento climatico sulle Alpi

Compenseremo tutte le emissioni direttamente legate ai lavori per i mondiali e ai giorni dell’evento ottenendo così la certificazione di carbon neutrality e lo faremo, per quanto possibile, attraverso crediti localiSusanna Sieff - responsabile per la sostenibilità della Fondazione Cortina 2021

Le preoccupazioni di industriali e ambientalisti, perlomeno a parole, sono in realtà le stesse: garantire un futuro sostenibile a Cortina. Cosa, tuttavia, significhi sostenibilità è una diatriba tutta da definire. "Io la mia vita ormai l’ho fatta, ma cosa stiamo lasciando alle generazioni future? – si chiede da un lato il forestale Casanova –. La verità è che non possiamo permetterci di consumare un solo metro quadrato in più di territorio". "Solo nel 2019 duemila giovani avrebbero lasciato la nostra provincia – afferma dall’altra l’industriale Berton –. Dobbiamo tamponare questa emorragia e rendere il nostro territorio più attrattivo e competitivo, favorendo uno sviluppo sostenibile". 

"Non nel mio nome", lo slogan della manifestazione ambientalista (Dalrì)
"Non nel mio nome", lo slogan della manifestazione ambientalista (Dalrì)

La cornice del dilemma è quella del cambiamento climatico. Nessuno qui ne nega l’esistenza, come potrebbero? Delle piste da sci (costruite da zero, ampliate o anche solo ammodernate) sui cui a febbraio gareggeranno gli sportivi di tutto il mondo, non ce n’è una che non sia stata dotata di moderni impianti di innevamento: di neve naturale, sulle Dolomiti, se ne vede sempre meno. Dalla Fondazione Cortina 2021 assicurano che i cannoni che verranno installati sono di ultimissima generazione, altamente efficienti e in grado di funzionare senza bisogno di mischiare alcun additivo all’acqua. Per gli ambientalisti, però, il problema è a monte ed è tanto semplice quanto spiacevole: il modello economico basato sullo sci alpino non è più sostenibile.

Stessa storia per quanto riguarda la famigerata CO2 o anidride carbonica. "Compenseremo tutte le emissioni direttamente legate ai lavori per i mondiali e ai giorni dell’evento ottenendo così la certificazione di carbon neutrality e lo faremo, per quanto possibile, attraverso crediti locali", assicura Susanna Sieff, responsabile per la sostenibilità della Fondazione. Il meccanismo di azzeramento della propria impronta ecologica permette a un soggetto che abbia emesso una determinata quantità di CO2 di acquistare un credito di carbonio da un altro soggetto nel mondo in grado di non emettere o assorbire quella stessa quantità grazie a un progetto di tutela dell’ambiente. "Sembra il mercato delle indulgenze – commenta lapidaria Patrizia Perucon –. Si compensa quando non si è in grado di diminuire le proprie emissioni. Questo non è essere bravi, è un comportamento semplicemente doveroso".

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Tra i manifestanti

"Riconversione ecologica, protezione della natura, riduzione delle emissioni climalteranti ed equità sociale dovrebbero essere la premessa per le attività previsteSilverio Lacedelli - dottore in Scienze forestali

Per la maggior parte, qui in piazza, ci sono volontari e pensionati. Molti vengono dai territori limitrofi, di ampezzani doc se ne vedono pochi. "C’è molta gente qui a Cortina che ci dà ragione e anche chi è più titubante, dopo un giro sui cantieri torna a casa abbastanza sconvolto – racconta De Zanna –. Ma in pochi ci mettono la faccia. I poteri economici stanno dall’altra parte ed esporsi è sempre più difficile". A guardare bene spunta anche qualche volto meno maturo. "Sono un po’ delusa, mi aspettavo di trovare più persone della mia età", commenta Francesca, 24 anni, di Valle di Cadore, duemila anime a mezz'ora di auto da Cortina. Alla manifestazione è arrivata con il padre, originario di qui. Per lei non è solo una questione affettiva: "Al momento sto studiando turismo a Udine e in futuro spero di poter lavorare qui. Nel settore c’è molto lavoro, ma se si prova a ragionare di turismo sostenibile diventa tutto più difficile. È faticoso cambiare mentalità e la vecchia generazione non ci lascia spazio".

Ambientalisti manifestano contro i grandi eventi sportivi a Cortina (Dalrì)
Ambientalisti manifestano contro i grandi eventi sportivi a Cortina (Dalrì)

Inizialmente le associazioni avevano programmato una marcia – rigorosamente con mascherina e fila indiana distanziata – per visitare i cantieri incriminati. Due giorni prima della manifestazione è arrivato, però, l’alt della questura di Belluno. Le misure varate in tempo di pandemia non consentono manifestazioni itineranti come cortei o marce. "Ci siamo sentiti particolarmente attenzionati perché sappiamo che da altre parti hanno fatto piccole processioni distanziate e non c’è stata tutta questa cura – spiega Perucon –. Ci viene il dubbio che la norma sia stata interpretata in maniera più ampia rispetto al suo reale obiettivo: tutelare la salute dei cittadini"

Ambientalisti o meno, i mondiali di sci si terranno. Le olimpiadi invernali pure. E affermare che non si stia facendo niente per la sostenibilità ambientale non sarebbe corretto. 60 per cento di acquisti effettuati con criteri green, raccolta differenziata al 70 per cento e compensazione totale delle emissioni dirette di CO2: a suo modo la Fondazione Cortina 2021 si sta impegnando a garantire, come lo definisce Sieff, il "sogno" di un evento verde.  C’è chi pensa che la vera questione sia, però, un’altra. "Cerco di esprimere un concetto basilare: indico la luna, ma molti anziché vedere la luna osservano il dito". A parlare è Silverio Lacedelli, dottore in Scienze forestali che da mesi con fotografie, appunti, misurazioni e calcoli sta documentando lo sviluppo dei lavori a Cortina. Nella metafora il dito sono gli sbancamenti, i disboscamenti, la costruzione di nuove strade. La luna rappresenta invece i grandi temi ambientali, in primis il cambiamento climatico. Il punto, insomma, non è quanti alberi verranno tagliati, ma cosa intendiamo per sostenibilità. "Riconversione ecologica, protezione della natura, riduzione delle emissioni climalteranti ed equità sociale dovrebbero essere la premessa per le attività previste – prosegue Lacedelli –. Le ingenti risorse economiche messe in campo vanno invece nella direzione opposta allontanandoci dagli obiettivi Onu e rendendo ancora più arduo il raggiungimento della neutralità climatica". "Noi montanari, e in questa categoria mi metto dentro anch’io – conclude Casanova –, abbiamo perso il senso del limite del nostro territorio".

Da lavialibera n°4 luglio/agosto 2020

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