Aggiornato il giorno 28 luglio 2024
È il 2 settembre, nelle Filippine sono in corso i Mondiali di basket e il coach statunitense del Sud Sudan Royal Ivey, alle spalle una lunga carriera in Nba prima da giocatore e poi da assistente allenatore, fa il suo ingresso nella sala conferenze dell’Araneta Coliseum di Quezon City. Saluta e lascia il posto al suo capitano, il cestista Kuany Ngor Kuany, tra sorrisi, abbracci e urla di gioia. In questa stessa arena, nell’ottobre del 1975, Muhammad Ali e Joe Frazier misero in scena il celebre Thrilla in Manila, soprannome del terzo e ultimo incontro di pugilato tra i due pesi massimi.
Africa, questione di interessi
Erano anni diversi. Il Sud Sudan era ancora una regione autonoma e ci vorranno decenni e una lunga serie di guerre civili sanguinose per ottenere, nel 2011, l’agognata indipendenza. “Stiamo andando alle Olimpiadi amico, cioè le Olimpiadi. È pazzesco”, risponde Ivey quando gli domando se quello sia il giorno più bello della sua vita sportiva.
Appena mezz’ora prima, la sirena finale ha concluso lo spareggio al Mondiale 2023 tra Angola e Sud Sudan, con questi ultimi capaci di dominare l’avversario dall’inizio alla fine. La vittoria schiacciante sulla compagine rossonera ha regalato l’accesso ai giochi olimpici di Parigi 2024, un giorno storico.
“Molte persone stanno imparando solo adesso a conoscere il Sud Sudan, quando arriveremo alle Olimpiadi alzeremo finalmente la nostra bandiera e sarà una grande emozione, anche perché i miei connazionali hanno sempre giocato per altri paesi o sotto la bandiera dei rifugiati”, dice il presidente della federazione Luol Deng, il più piccolo di nove fratelli, anche lui ex cestista Nba, che in carriera ha difeso i colori della Gran Bretagna solo perché la nazionale del Sud Sudan non esisteva ancora.
“Molte persone stanno imparando solo adesso a conoscere il Sud Sudan, alle Olimpiadi alzeremo la nostra bandiera e sarà una grande emozione", dice il presidente della Federazione Luol Deng
Quando Deng nel 2020 è arrivato a capo della federazione, ha assunto anche i gradi di capo allenatore insieme al fratello maggiore Ajou, quindi ha affidato la squadra a Royal Ivey, suo ex compagno all’highschool di Blair Academy, nonché il primo ad avergli prestato le scarpe da gioco una volta giunto negli Stati Uniti. Dalla nomina di Deng la crescita della nazionale africana – provata dal conflitto civile tra le etnie dinka e nuer – è stata vertiginosa.
A Mathare, baraccopoli keniana, il basket offre nuove occasioni ai giovani
Dall’esordio datato luglio 2011, quando i sud sudanesi furono sconfitti dai non irresistibili vincitori del campionato ugandese, sono arrivate molte gioie: prima la storica qualificazione ad AfroBasket 2021, quindi l’approdo ai Mondiali 2023 nelle Filippine, con un ruolino di marcia impressionante di 11 vittorie e una sola sconfitta. A Manila, poi, il passaggio del primo turno e l’impresa olimpica, con il Sud Sudan che rappresenterà l’Africa “al meglio delle nostre potenzialità”, come promesso dallo stesso Deng.
Il successo raccolto a quasi 10mila chilometri di distanza dalla capitale Juba, dove gli eroi sono stati accolti da una folla in festa, è sintomatico di un forte processo di trasformazione che sta interessando gran parte del continente africano, alle prese con un’atavica instabilità sociopolitica. Un cambiamento che ha ripercussioni anche sullo sport.
Il successo del Sud Sudan è sintomatico di un forte processo di trasformazione che sta interessando gran parte del continente africano
Dall’Olimpiade spagnola del 1992, infatti, solo due nazioni africane erano riuscite ad approdare ai Giochi: l’Angola (Barcellona ’92, Atlanta ’96, Sydney ’00, Atene ’04, Pechino ‘08) e la Nigeria (Londra ’12, Rio de Janeiro ’16, Tokyo ‘20). Nazionali che hanno rappresentato una certezza, composte da atleti capaci di affermarsi nella pallacanestro mondiale, in Nba ed EuroLega, la massima competizione europea. Il Sud Sudan, da debuttante, è stato in grado di interrompere questo duopolio trentennale, ottenendo il ticket per giocare in Francia proprio ai danni dell’Angola.
Tregua olimpica? Ma quando mai
Nonostante la miseria che fa del Sud Sudan il paese più povero al mondo, secondo uno studio curato dal Fondo monetario internazionale (Fmi) nel 2023, le Bright Stars (il nomignolo dato alla squadra, ndr) hanno completato il processo di crescita che Deng si era prefissato al momento del suo insediamento in federazione. “È incredibile pensare che solo un anno fa ci allenavamo su campi allagati e con le aquile che ci volavano sopra la testa”, ha ricordato l’head coach Royal Ivey.
In Africa non sono mai mancati i talenti. Si pensi al nigeriano Hakeem Olajuwon o a Giannis Antetokounmpo, nato in Grecia da genitori provenienti da Lagos. E ancora, i camerunensi Joel Embiid e Pascal Siakam o il capoverdiano Walter Tavares. Il Sud Sudan non ha stelle conclamate, ma dodici buoni giocatori: nessuno è nato nel paese che rappresenta. La forza della squadra è il collettivo, uno spogliatoio coeso.
Il Sud Sudan non ha stelle conclamate, ma dodici buoni giocatori: nessuno è nato nel paese che rappresenta
La compagine, capitanata da Kuany Ngor Kuany, ha basato i propri successi sulla naturalizzazione di Carlik Jones (Cincinnati, Ohio), su giocatori passati dall’Nba come Mariel Shayok (Ottawa, Canada) e Wenyen Gabriel, sul terzo giocatore più giovane nella storia della Coppa del Mondo, il 16enne Khaman Maluach, su gregari come Juniur Madut, Deng Acuoth (Sydney, Australia), Majok Deng, Peter Jok, Koch Bar e, infine, su Sunday Dech (Gambela, Etiopia) e Nuni Omot (Nairobi, Kenya), a disposizione di coach Royal Ivey fin dal percorso di qualificazione.
Cittadinanza, l'ostacolo in più per gli atleti
Proprio Omot, subito dopo avere ottenuto il pass olimpico, in mixed zone (la zona mista dove i cronisti possono intervistare i giocatori, ndr) non ha trattenuto le lacrime dalla gioia. “È incredibile, un sogno che diventa realtà. Siamo diventati un paese indipendente nel 2011 e dopo tutto quello che è successo negli ultimi due anni nessuno avrebbe mai immaginato o sognato di essere in questa posizione”. Se coach Ivey accennava agli allenamenti in compagnia delle aquile, Omot ricorda i “canestri, tutti diversi tra loro” in campi sempre all’aperto. “D’altronde – aggiunge – in Sud Sudan non esiste un solo campo al coperto”.
"Nel nostro paese i canestri sono e ci alleniamo all'aperto, perché non esiste un solo campo al coperto”, spiega il cestista Nuni Omot
La sconfitta al fotofinish contro Porto Rico in una delle partite più avvincenti dell’intera competizione iridata, la prima storica vittoria a un campionato del mondo ai danni della Cina, la sfida alla Serbia – poi medaglia d’argento al termine della competizione – e i successi su Filippine e Angola sono i momenti clou di un cammino da sogno.
Lo sport può insegnarti il mondo
Il Sud Sudan è la nazionale che ha fatto registrareil miglioramento più netto nella classifica globale della Federazione internazionale di basket (Fiba), con un +32 rispetto al ranking precedente e la conquista della 31esima posizione. La prossima sfida per le Bright Stars si chiama Parigi, per stupire ancora a scrivere un’altra pagina di storia.
Crediamo in un giornalismo di servizio a cittadine e cittadini, in notizie che non scadono il giorno dopo. Aiutaci a offrire un'informazione di qualità, sostieni lavialibera
La tua donazione ci servirà a mantenere il sito accessibile a tutti
Record di presenze negli istituti penali e di provvedimenti di pubblica sicurezza: i dati inediti raccolti da lavialibera mostrano un'impennata nelle misure punitive nei confronti dei minori. "Una retromarcia decisa e spericolata", denuncia Luigi Ciotti
La tua donazione ci servirà a mantenere il sito accessibile a tutti