Akanda, 30 agosto 2023. Un gruppo di persone celebra il colpo di stato militare (Epa)
Akanda, 30 agosto 2023. Un gruppo di persone celebra il colpo di stato militare (Epa)

Colpo di stato in Gabon e malessere delle nuove generazioni africane

Un gruppo di militari ha rovesciato il regime del presidente appena rieletto Alì Bongo Ondimba, al potere da 14 anni e da sempre vicino alla Francia

Matteo Giusti

Matteo GiustiGiornalista

31 agosto 2023

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Il colpo di stato in Gabon è l’ultimo di una serie di golpe che negli ultimi tempi hanno sconvolto l’Africa. Considerato un paese stabile e fortemente ancorato a Parigi, la presa di potere dei militari gabonesi ha colto tutti di sorpresa. Nel classico messaggio alla televisione nazionale, un gruppetto di militari ha annullato i risultati delle elezioni giunti poche ore prima e ha deposto il presidente, appena rieletto, Alì Bongo Ondimba. Al potere da 14 anni, la sua terza elezione era stata fortemente contestata dalle opposizioni che avevano denunciato brogli in molte aree del Paese, dove è più forte la presa del clan Bongo. 

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Il Gabon è, infatti, una repubblica dinastica familiare e Alì Bongo aveva ereditato il Paese da suo padre, Omar Bongo, che aveva dominato dal 1967 fino alla morte, avvenuta nel 2009. Un regno ininterrotto di ben 42 anni. Un fedelissimo della Francia, tanto da ospitare sul territorio nazionale una delle basi permanenti dell’esercito transalpino, che da anni lavora per addestrare le forze armate gabonesi. Soltanto un mese fa la Francia ha rifornito di autoblindo la guardia presidenziale di Libreville – la capitale del Gabon – ossia coloro che si sono dimostrati la spina dorsale del colpo di stato. 

Il Gabon è una repubblica dinastica familiare e Alì Bongo aveva ereditato il Paese da suo padre, Omar Bongo, che ha dominato per ben 42 anni

Il potere è già passato nella mani del colonnelloBrice Oligui Nguema, comandante della guardia personale del presidente Bongo, un uomo che ha trasformato questi pretoriani facendoli diventare un corpo indipendente dall’esercito. Negli ultimi due anni, la guardia presidenziale è passata da 30 elementi a oltre 300, tutte forze speciali scelte nella tribù del comandante Oligui Nguema. 

Una nuova era di instabilità

Con il golpe in Gabon si apre un nuovo capitolo di instabilità nel continente africano. In quest’area al di sotto del Golfo di Guinea non ci sono infiltrazioni jihadiste che mirano al rovesciamento dei governi locali e nemmeno scontri tribali che possano minare la stabilità. Nel caso del Gabon si tratta del risultato di un lunghissimo malgoverno di oltre 50 anni, gestito in maniera familistica e predatoria da una famiglia padrona del Paese. Il Gabon – secondo la classificazione del Democracy index dell’Economist – risulta fra i Paesi più autoritari del continente africano, anche se annoverato fra quelli con maggiore stabilità e con uno dei Pil più alti d’Africa. 

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Tutto a riprova del pungo di ferro con il quale i Bongo tenevano le redini del Paese. Grande produttore di petrolio, ma anche di manganese, diamanti, oro, fosfati e ferro, il Gabon fa parte dell’Opec – l’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio – e per alimentare le simpatie degli stati arabi nei suoi confronti Ali Bongo si era anche convertito all’Islam

Per alimentare le simpatie degli stati arabi nei suoi confronti Ali Bongo si era anche convertito all’Islam

Gli investimenti di questa potentissima famiglia andavano dalla Francia agli Stati Uniti: sulla Senna il piccolo Stato africano ha infatti acquistato una residenza da 100 milioni di dollari per gli incontri del suo presidente, mentre negli Usa sono molte le proprietà che risalgono direttamente o indirettamente ai Bongo. Il Gabon risulta fortemente indebitato con il Fondo monetario internazionale, ma i rapporti di amicizia dei Bongo hanno fatto si che questi debiti venissero continuamente rinviati. 

Il ruolo di Cina e Russia

Il colpo di mano dei militari segna il definitivo collasso di un ordine africano imposto dagli europei, soprattutto dai francesi che non hanno compreso come il continente stia cambiando pelle. Il Gabon, oltre alle ingenti risorse minerarie, vanta un’importante posizione strategica sull’oceano Atlantico e i suoi porti sono modernamente attrezzati. In questi anni la Cina ha investito molto e l’ormai ex presidente Bongo, la scorsa primavera, è stato ospite a Pechino di Xi Jinping per rinsaldare il rapporto economico e commerciale tra i due Paesi. 

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Forti sono anche le influenze della Russia, che nella confinante Repubblica del Congo ha interessi nell’estrazione petrolifera con una serie di joint venture tra aziende russe e congolesi. Il Camerun, vicino settentrionale del Gabon, è ancora molto vicino a Parigi, ma anche qui non mancano i contratti con i cosiddetti emerging powers, le potenze emergenti. La Cina ha grandi interessi nel porto commerciale di Douala e i russi hanno una serie di uffici facenti capo al Wagner group, che adesso saranno riconsiderati. 

In questi anni la Cina ha investito molto nel Paese e, di recente, Bongo è stato ospite a Pechino di Xi Jinping

Il contagio dei colpi di stato che dal Sahel è calato a sud fino alle coste dell’Atlantico, potrebbe colpire anche i paesi vicini del Gabon, che sono guidati da obsoleti presidenti retaggio di un passato post-coloniale. Paul Biya, presidente del Camerun, ha già compiuto 90 anni e detiene saldamente il potere dal 1982, facendo dell’importante paese africano una sua proprietà privata. 
Denis Sassou-Nguesso domina in Congo dal 1979, a parte una pausa fra il 1992 ed il 1997, e fra poco compirà 80 anni. Anche la piccola Guinea Equatoriale soffre dello stesso problema: qui Teodoro Obiang Nguema Mbasogo è padre-padrone da 43 anni e la sua famiglia ha tutte le leve economiche del paese in mano. 

Africa, questione di interessi

Un mosaico fragile e complesso, che potrebbe crollare da un momento all’altro travolgendo un mondo che effettivamente non c’è più. Le nuove generazioni africane che spesso scendono in piazza per appoggiare i militari, visti come veri e propri liberatori, sono stanche di queste false democrazie che spesso si sono trasformate in autentiche cleptocrazie.

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