Milano, 29 luglio 2023. La sciabolista ucraina Olga Kharlan ai mondiali di scherma (Mourad Balti Touati/Ansa)
Milano, 29 luglio 2023. La sciabolista ucraina Olga Kharlan ai mondiali di scherma (Mourad Balti Touati/Ansa)

Tregua olimpica? Ma quando mai

Le tensioni tra atlete russe e ucraine ai mondiali di scherma sollevano dubbi in vista di Parigi 2024, a cui Mosca e Minsk non sono invitate. Lo storico Nicola Sbetti spiega i legami tra i giochi e le guerre

Andrea Giambartolomei

Andrea GiambartolomeiRedattore lavialibera

12 settembre 2023

Una stretta di mano rifiutata, una protesta plateale, poi la squalifica (e la riammissione). Quanto avvenuto al mondiale di scherma a Milano è un assaggio di quello che potrebbe accadere alle olimpiadi di Parigi 2024. Il 27 luglio scorso la sciabolatrice ucraina Olga Kharlan, dopo aver battuto la russa Anna Smirnova, si è rifiutata di stringerle la mano. Un gesto doveroso nella scherma, che segna la fine della gara. Dopo le proteste di Smirnova, che ha occupato la pedana per 45 minuti, Kharlan è stata prima squalificata dal Mondiale e quindi riammessa.

La storia ha risvolti più intricati. Il governo di Kiev, che vuole boicottare le gare contro la Russia, aveva autorizzato la sua sciabolista a gareggiare contro atleti ritenuti neutrali. Kharlan aveva anche richiesto, sulla base del protocollo anti-covid ancora vigente nel torneo, di non stringere la mano, ma salutare incrociando le lame. Tuttavia, il protocollo è stato sospeso prima della gara. Infine, va considerato che la Federazione internazionale di scherma è una di quelle dove la Russia ha una certa influenza: d’altronde il suo ex presidente è l’oligarca Ališer Usmanov. Insomma, ci sono tasselli sufficienti per fare di questo caso un giallo della diplomazia sportiva. "Si voleva arrivare allo scontro, ci sono stati elementi all’interno della Federazione internazionale di scherma che hanno lavorato a favore della Russia per mettere in difficoltà la Kharlan". Ne è convinto Nicola Sbetti, docente di Storia dell'educazione fisica e dello sport all’Università di Bologna e autore di libri come Giochi di potere. Olimpiadi e politica da Atene a Londra 1896-2012 e La diplomazia nel pallone. Storia politica dei Mondiali di calcio.

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Lo sport non ferma la guerra

"La tregua olimpica era un accordo che permetteva ai pellegrini di raggiungere i luoghi sacri in cui si tenevano anche le gare"Nicola Sbetti - Storico

"Lo sport di per sé non ha mai avuto il potere di fermare le guerre, neanche nell’antica Grecia – premette lo storico –, dove i giochi erano legati a riti religiosi. La tregua olimpica era un accordo che permetteva ai pellegrini di raggiungere i luoghi sacri in cui si tenevano anche le gare". L’idea di una tregua olimpica "è stata rilanciata dal Comitato olimpico internazionale (Cio) negli anni Novanta, è una dichiarazione d’intenti non vincolante ma dall’alto significato simbolico, utile quando le Nazioni unite non possono intervenire". Durante le guerre mondiali, i giochi non si svolsero. Nel 1980, nel corso della guerra fredda, le Olimpiadi a Mosca furono boicottate dagli statunitensi e quattro anni dopo la scena si ripeté, a ruoli invertiti, a Los Angeles. Una contrapposizione che proseguì anche dopo la caduta del muro di Berlino.

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