12 settembre 2023
Una stretta di mano rifiutata, una protesta plateale, poi la squalifica (e la riammissione). Quanto avvenuto al mondiale di scherma a Milano è un assaggio di quello che potrebbe accadere alle olimpiadi di Parigi 2024. Il 27 luglio scorso la sciabolatrice ucraina Olga Kharlan, dopo aver battuto la russa Anna Smirnova, si è rifiutata di stringerle la mano. Un gesto doveroso nella scherma, che segna la fine della gara. Dopo le proteste di Smirnova, che ha occupato la pedana per 45 minuti, Kharlan è stata prima squalificata dal Mondiale e quindi riammessa.
La storia ha risvolti più intricati. Il governo di Kiev, che vuole boicottare le gare contro la Russia, aveva autorizzato la sua sciabolista a gareggiare contro atleti ritenuti neutrali. Kharlan aveva anche richiesto, sulla base del protocollo anti-covid ancora vigente nel torneo, di non stringere la mano, ma salutare incrociando le lame. Tuttavia, il protocollo è stato sospeso prima della gara. Infine, va considerato che la Federazione internazionale di scherma è una di quelle dove la Russia ha una certa influenza: d’altronde il suo ex presidente è l’oligarca Ališer Usmanov. Insomma, ci sono tasselli sufficienti per fare di questo caso un giallo della diplomazia sportiva. "Si voleva arrivare allo scontro, ci sono stati elementi all’interno della Federazione internazionale di scherma che hanno lavorato a favore della Russia per mettere in difficoltà la Kharlan". Ne è convinto Nicola Sbetti, docente di Storia dell'educazione fisica e dello sport all’Università di Bologna e autore di libri come Giochi di potere. Olimpiadi e politica da Atene a Londra 1896-2012 e La diplomazia nel pallone. Storia politica dei Mondiali di calcio.
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"La tregua olimpica era un accordo che permetteva ai pellegrini di raggiungere i luoghi sacri in cui si tenevano anche le gare"Nicola Sbetti - Storico
"Lo sport di per sé non ha mai avuto il potere di fermare le guerre, neanche nell’antica Grecia – premette lo storico –, dove i giochi erano legati a riti religiosi. La tregua olimpica era un accordo che permetteva ai pellegrini di raggiungere i luoghi sacri in cui si tenevano anche le gare". L’idea di una tregua olimpica "è stata rilanciata dal Comitato olimpico internazionale (Cio) negli anni Novanta, è una dichiarazione d’intenti non vincolante ma dall’alto significato simbolico, utile quando le Nazioni unite non possono intervenire". Durante le guerre mondiali, i giochi non si svolsero. Nel 1980, nel corso della guerra fredda, le Olimpiadi a Mosca furono boicottate dagli statunitensi e quattro anni dopo la scena si ripeté, a ruoli invertiti, a Los Angeles. Una contrapposizione che proseguì anche dopo la caduta del muro di Berlino.
"Sin da quando è al potere, Vladimir Putin ha investito nello sport per rinforzare il nazionalismo – aggiunge Sbetti –, accrescere il prestigio internazionale e distribuire le risorse tra territori e oligarchi. La partecipazione e l’organizzazione non è strategica soltanto per i paesi autoritari, ma anche per le democrazie".
Negli ultimi decenni la Russia, che aveva firmato l’accordo per la tregua olimpica, lo ha più volte violato. Nel 2008, in occasione delle olimpiadi di Pechino, era scoppiato il conflitto per l'Abkhazia. Nel 2014, anno dei giochi invernali a Sochi (Russia), fu invasa la Crimea.
Nel 2021, ai giochi di Tokyo 2020, la Russia non era presente: i suoi atleti gareggiavano sotto la bandiera del Comitato olimpico nazionale a causa di una squalifica dovuta ai numerosi casi di doping sistematico, doping di Stato, emersi dopo Sochi 2014. "Il doping è molto diffuso, non solo in Russia – osserva Sbetti – ma è molto difficile da scoprire. In questo caso è emerso per alcune denunce, come quella del responsabile anti-doping fuggito negli Usa. Una storia quasi da guerra fredda, coi servizi segreti all’opera. Il Cio non poteva non riconoscere la violazione dei regolamenti, ma poteva escludere la Russia?". Ecco quindi la squalifica dello Stato, ma non degli atleti.
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Cosa accadrà nel 2024? I russi ci saranno? A fine luglio il Cio non ha invitato il paese di Putin e la Bielorussia a Parigi, ma alcuni sportivi potrebbero partecipare sotto una bandiera “neutrale”, decisione non gradita agli atleti di Kiev e dei paesi est-europei. La questione è al centro del dibattito sin dall’inizio dell’aggressione russa. "In passato – prosegue lo storico – il Cio ha cercato di legittimare le proprie sanzioni attraverso l’Onu, dove la Russia ha il potere di veto".
All’inizio del conflitto, molti atleti e federazioni dell’Est Europa si sono schierati con l’Ucraina e così, "con proposte graduali, il 28 febbraio 2022 il Cio ha raccomandato alle organizzazioni di sospendere i russi". Trascorso un anno, il Comitato ha invitato a riammettere gli atleti “neutrali”, contrari al conflitto o non appartenenti ai gruppi sportivi delle forze armate. "Il Cio è su posizioni filo-occidentali, ma per quanto possa essere ipocrita non può rinunciare ad affermare la neutralità politica dello sport. Ad esempio, è stato molto duro con l’Ucraina quando ha chiesto di boicottare gli sportivi russi ed è stato altrettanto risoluto con la Gran Bretagna quando nel 2022 voleva vietare ai tennisti di Mosca la partecipazione a Wimbledon ". A proposito di tennis, Sbetti ricorda un episodio recente. "La russa Daria Kasatkina, contraria al conflitto, al termine di un match contro l’ucraina Elina Svitolina ha provato a stringerle la mano, ma l’avversaria non ha ricambiato". Kasatkina ha accettato quella scelta dichiarando che "la parte più triste è che la guerra è ancora in corso, quindi ovviamente i giocatori ucraini hanno molte ragioni per non stringerci la mano".
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