Istanbul, giugno 2023. Il presidente dell'Uefa Aleksander Ceferin insieme al presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan/Epa/Ansa
Istanbul, giugno 2023. Il presidente dell'Uefa Aleksander Ceferin insieme al presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan/Epa/Ansa

Calcio, Italia e Turchia insieme per Euro 2032: più profitti e meno diritti

L'Uefa ha ufficializzato l'assegnazione congiunta della kermesse continentale. I due Paesi hanno stretti legami commerciali, ma in Turchia le violazioni delle libertà fondamentali sono all'ordine del giorno

Marco Panzarella

Marco PanzarellaRedattore lavialibera

Aggiornato il giorno 10 ottobre 2023

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È ufficiale: il 10 ottobre, a Nyon, in Svizzera, l'Unione europea delle associazioni calcistiche (Uefa) ha assegnato gli Europei di calcio del 2032 a Italia e Turchia. La decisione arriva al termine di un iter che prevede l’esame formale della candidatura, ma la vittoria dei due Paesi – gli unici ad avere manifestato ufficialmente la volontà di ospitare l’evento continentale – era già scontata.

Non solo Grup Yorum, avvocati, giornalisti e attivisti perseguitati da Erdogan

La scelta della Figc (Federazione italiana giuoco calcio) di allearsi con la Turchia è discutibile: il Paese guidato da Recep Tayyip Erdogan è stato accusato a più riprese di violare i diritti umani e le libertà fondamentali. Nel luglio 2022 la Corte europea dei diritti umani ha condannato la Turchia per la mancata scarcerazione dell’imprenditore e filantropo Osman Kavala, all’ergastolo per avere sostenuto, nel 2013, le proteste anti governative al Gezi Park di Istanbul

La Corte europea dei diritti umani ha condannato la Turchia per la mancata scarcerazione dell’imprenditore Osman Kavala, all’ergastolo per avere sostenuto le proteste anti governative

Secondo la vicedirettrice per le ricerche sull’Europa di Amnesty International, Julia Halla, “se la Turchia insisterà nel suo ostinato rifiuto di scarcerare Kavala pregiudicherà ulteriormente la sua reputazione, essendo tra gli stati fondatori del Consiglio d’Europa”. Nel 2019 la stessa Corte ha stabilito che il governo turco ha agito con l’intenzione di ridurre al silenzio il prigioniero, ma le ammonizioni di Strasburgo non hanno sortito alcun effetto. Non solo la Turchia non ha scarcerato Kavala, ma ha aggiunto a suo carico nuove e pesanti accuse. Nel febbraio 2022 il Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa ha quindi avviato la procedura d’infrazione per la mancata attuazione della sentenza del 2019.

Così distanti, così vicini

Seppure in condivisione, l’Italia tornerà così teatro di un grande torneo calcistico, 42 anni dopo le notti magiche di Italia 90. Per la Turchia, invece, si tratta di una novità assoluta, che fa seguito alla finale di Champions League tra Manchester City e Inter, giocata lo scorso giugno allo stadio Ataturk di Istanbul. Un evento importante per rilanciare l’immagine del Paese, fortemente voluto da Erdogan, che quella sera è stato fotografato in tribuna vicino al presidente dell’Uefa Aleksander Ceferin

Il ricatto turco e il razzismo verso i profughi dimenticati

La Turchia, come è noto, non fa parte dell’Unione europea: nel 1999 ha ottenuto lo status di paese candidato dal Consiglio europeo, avviando nel 2005 i negoziati di adesione. Da allora, tra avvicinamenti e allontanamenti, nulla è cambiato: il Paese è ancora in attesa, mentre è a tutti gli effetti membro nell’Uefa, con la Federazione calcistica nazionale (Tff) che risulta affiliata dal 1962.

Nella storia dell’Europeo non è la prima volta che due nazioni si candidano insieme aggiudicandosi l’organizzazione dell’evento. Era già successo nel 2000 con Belgio e Paesi Bassi, nel 2008 con Austria e Svizzera e nel 2012 con Polonia e Ucraina. Un’edizione, quest’ultima, caratterizzata da forti polemiche dovute, da una parte, allo sterminio di massa, in Ucraina, di cani e gatti randagi e, dall’altra, ai presunti maltrattamenti subiti in carcere dall’ex premier Yulia Tymoshenko

L’atmosfera della vigilia era così tesa che l’allora presidente della Commissione europea Josè Barroso, insieme ad altri esponenti politici, minacciò di boicottare l’evento, che alla fine si svolse regolarmente dall’8 giugno al 1° luglio, quando in finale la nazionale spagnola trionfò su quella italiana.
La novità assoluta semmai è che Italia e Turchia non sono Paesi confinanti, il che comporterà per atleti, staff, media e pubblico continui e lunghi spostamenti da una nazione all’altra. Si vocifera che lo stadio di Istanbul potrebbe fare da cornice alla gara inaugurale, mentre all’Olimpico di Roma si giocherebbe la finalissima.

Libertà negate

Che in Turchia non ci sia spazio per chi la pensa diversamente si evince nel rapporto 2022-2023 di Amnesty. Il documento spiega come “sono proseguiti, anche se in assenza di basi legali, indagini, procedimenti giudiziari e condanne di difensori dei diritti umani, giornalisti, politici dell’opposizione e altri”. Il parlamento ha introdotto “modifiche draconiane alle leggi esistenti, che hanno ulteriormente limitato la libertà d’espressione online. La polizia ha fatto uso illegale della forza in diverse province, per arrestare centinaia di partecipanti a sfilate del Pride vietate e il diritto di riunione pacifica è rimasto gravemente limitato”. 
L’ente radiotelevisivo statale Rtük ha approvato un annuncio pubblicitario in cui le persone Lgbti venivano definite un “virus” e accusate di causare la “distruzione delle famiglie”, promuovendo una manifestazione contro i diritti Lgbti a Istanbul.

Per Amnesty international in Turchia “sono proseguiti, anche se in assenza di basi legali, indagini, procedimenti giudiziari e condanne di difensori dei diritti umani, giornalisti, politici dell’opposizione e altri”

Critica anche la situazione riguardante i rifugiati. Secondo Amnesty, “violenti rimpatri sommari di afgani e altri hanno causato morti e feriti gravi, in un contesto di crescente retorica razzista contro i rifugiati da parte di politici e organi d’informazione. Sono state avanzate accuse serie e credibili di tortura e altri maltrattamenti”. Le autorità hanno perfino esploso proiettili veri per respingere in Iran migliaia di afgani in cerca di protezione che cercavano di attraversare il confine, causando morti o feriti. 
Le violenze non risparmiano il fronte interno: al carcere di Marmara a Istanbul, alcuni testimoni oculari hanno riferito di aver visto le guardie picchiare i detenuti, spingendoli al suicidio. 

Di recente, 16 cronisti e il copresidente dell’associazione dei giornalisti Dicle Firat sono stati sottoposti a custodia cautelare perché accusati di “appartenenza a un’organizzazione terroristica”, mentre la cantante pop Gülsen è stata arrestata per “incitamento del pubblico all’odio e all’inimicizia”, dopo avere diffuso sui social un video in cui, insieme a un componente della band, i due si scambiavano battute umoristiche. 

Altrettanto totalitaria l’azione legislativa del parlamento, che ha introdotto il reato penale di “diffusione pubblica di disinformazione”, che fa il palo con gli aumentati poteri dell’autorità per le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, che può costringere le società che gestiscono i social media a rimuovere contenuti, fornire dati degli utenti o subire multe e una severa riduzione della larghezza di banda. 

I viaggi di Piantedosi per fermare i migranti alla partenza

Il governo agisce in modo repentino, come nel caso del divieto di riunione impartito al gruppo Madri del sabato, che si riunisce per protestare contro le sparizioni forzate degli anni Ottanta e Novanta. La polizia è arrivata perfino ad arrestare gli avvocati per i diritti umani Öztürk Türkdogan e Eren Keskin, oltre ad alcuni parenti delle persone sparite. 

Riguardo alle donne, nei primi 10 mesi del 2022 sono stati accertati almeno 225 femminicidi, ma il numero – secondo la piattaforma We Will Stop Femicides – sarebbe di 393 vittime. A marzo, tre esponenti di spicco dell’associazione femminile Rosa, con sede a Diyarbakir, sono state prese in custodia dalla polizia e incriminate per “appartenenza a un’organizzazione terroristica”. 

Amici per la palla

La joint venture calcistica italo-turca sorprende fino a un certo punto, visti i strettissimi rapporti tra i due Paesi. Nel luglio 2022 l’allora presidente del Consiglio, Mario Draghi, incontrando Erdogan disse: “Italia e Turchia sono partner, amici, alleati. Abbiamo davanti grandi sfide, a partire dalla guerra in Ucraina, e vogliamo lavorare insieme per affrontarle”. Dichiarazioni che stridevano con quanto affermato ad aprile 2021 dal premier italiano, che senza mezze misure aveva definito Erdogan un dittatore “di cui però si ha bisogno per cooperare e assicurare l’interesse del proprio Paese”.

I diritti calpestati dei migranti

Un anno dopo il presidente turco ha incontrato Giorgia Meloni, che a margine dell’incontro ha affidato a Twitter un commento: “Abbiamo dialogato sul comune interesse a rafforzare l'impegno nella sponda sud del Mediterraneo e su come potenziare la collaborazione e le relazioni economiche tra le nostre nazioni. Continuiamo a lavorare per una pace giusta e duratura".

Nel luglio 2022 l’allora presidente del Consiglio, Mario Draghi, incontrando Erdogan disse che “Italia e Turchia sono partner, amici, alleati", ma solo un anno prima aveva definito il presidente turco "un dittatore"

Il sito del governo italiano infoMercatiEsteri definisce i rapporti economico-commerciali con la Turchia “eccellenti”. Nel 2011 l'interscambio tra i due Paesi ha toccato il livello record di 21,3 miliardi di dollari, mentre nel 2020 l’Italia risulta essere il sesto partner commerciale della Turchia, secondo tra i paesi europei. Nello stesso anno (dati Turkstat) l’interscambio ha raggiunto 17,3 miliardi di dollari, con 9,2 miliardi di esportazioni italiane verso la Turchia e 8,1 miliardi di export turco verso l’Italia. “Anche in materia di appalti pubblici – si legge sul sito – le imprese italiane hanno ottenuto negli ultimi anni ottimi risultati aggiudicandosi appalti per la realizzazione di alcune tra le più importanti opere pubbliche turche”.

Il portale non fa, invece, alcun cenno al commercio di armi, ma anche in questo caso gli affari sono fiorenti. Nella Relazione della camera dei deputati sulle “operazioni autorizzate e svolte per il controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento”, presentata dal sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio dei ministri Alfredo Mantovano, nel 2022 la Turchia risulta essere al primo posto tra i clienti dell’Italia, con 589 milioni di euro di acquisti, seguita da Stati Uniti, Germania e Qatar. Un salto in avanti notevole, se si pensa che solo un anno prima la Turchia era solo al 17° posto.

Rischio sportwashing

La ferma volontà della Turchia di volere ospitare l’Europeo di calcio sembra configurare l’ennesimo caso di sportwashing, pratica attraverso la quale paesi controversi ripuliscono la loro immagine agli occhi del mondo organizzando eventi sportivi di grande impatto mediatico. L’esempio più recente è il Mondiale giocato nel 2022 in Qatar, dove un numero non precisato di lavoratori migranti, impiegati nella costruzione degli stadi, ha perso la vita. 

I rapporti commerciali tra i due Paesi sono fiorenti. Nel 2022 la Turchia risulta essere al primo posto tra i clienti dell’Italia per l’acquisto di armamenti

Secondo il direttore del programma Giustizia economica e sociale di Amnesty International, Steve Cockburn, “è probabile che le temperature estreme e le dure condizioni di lavoro abbiano contribuito a centinaia di queste morti, ma senza indagini complete il numero esatto dei lavoratori che hanno perso la vita in Qatar non si conoscerà mai. Questo alto numero di morti non è stato dovuto a cause naturali e non può più esserci alcuna scusa per negare alle loro famiglie verità, giustizia e risarcimenti. Fino a quando queste richieste continueranno a essere negate, sull’eredità dei mondiali di calcio ci sarà una profonda ombra”.

Qatar 2022. Il lato oscuro dei Mondiali di calcio

Erdogan sembra quindi ricalcare quanto già fatto dall’emirato: distogliere l’attenzione mostrando al mondo intero le prodezze dei migliori calciatori europei. Resta da capire quanto sia opportuno per l’Italia diventare complice di questa strategia.

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