Vittoria Bussi corre da sola

La ciclista e matematica Vittoria Bussi ha conquistato (senza manager) il record mondiale dell'ora, applicando le conoscenze scientifiche allo sport. Un'impresa snobbata dai media

Marco Panzarella

Marco PanzarellaRedattore lavialibera

1 luglio 2025

Il 10 maggio 2025 è una data importante per lo sport italiano: sulla pista del velodromo di Aguascalientes, in Messico, la ciclista Vittoria Bussi ha conquistato il record mondiale dell'ora percorrendo in sessanta minuti 50,455 km, 188 metri in più rispetto al risultato raggiunto dalla stessa atleta il 13 ottobre 2023, quando per la prima volta nella storia una donna aveva oltrepassato il muro dei 50 km in un'ora. A rendere ancora più eccezionale l'impresa dell'atleta romana, 38 anni compiuti lo scorso marzo e un dottorato in matematica alle spalle, è il modo in cui è riuscita a raggiungere il record: Bussi ha applicato al ciclismo le conoscenze scientifiche apprese durante gli anni all'università, trovando la giusta alchimia tra caratteristiche fisiche e aerodinamica e portando al massimo livello le sue prestazioni.

Una storia eccezionale – resa ancora più epica dal primato mondiale nella 4 km su pista, ottenuto sempre in Messico qualche giorno prima – che però non ha trovato il giusto spazio su giornali e tv. A differenza di quanto accaduto nel 2022, quando lo stesso record era stato conquistato da Filippo Ganna, capace di percorrere in un'ora 56,792 km al velodromo svizzero di Grenchen. Un'impresa celebrata con interviste, speciali e intere pagine sui quotidiani, mentre Bussi si è dovuta accontentare di qualche trafiletto, poche righe che in molti casi più che soffermarsi sulla performance hanno posto l'accento sull'aspetto anagrafico. "Ho 38 anni e per alcuni sono la donna vecchia che fa ancora del professionismo – spiega a lavialibera –, con gli uomini è diverso, è sempre preponderante l'aspetto sportivo".

L'invettiva social

Il 18 maggio Bussi si è sfogata sul suo profilo Instagram, con un post rivolto ai giornalisti che si sono “accorti” in ritardo del record. "Chiedete scusa agli Italiani, non a me. (...) Chiedete scusa ai tanti giovani atleti che hanno paura di non riuscire a fare grandi cose perché non hanno una squadra dietro. Le grandi cose si possono fare comunque. (...) Chiedete scusa a chi pensa di non aver abbastanza denaro per poter organizzare un grande evento. Si può organizzare, senza diretta televisiva magari, ma ce la si fa. Chiedete scusa agli adolescenti che devono scegliere tra sport e istruzione perché la società ancora dice questo. Si possono fare entrambe le cose. E bene. Chiedete scusa alle donne, perchè proprio non ce lo meritiamo. Perchè proprio non ha senso. Sa di Medioevo e inciviltà".

One woman show

"Preferisco fare le cose a modo mio, non amo le regole del sistema, dove l'atleta deve sottostare a quello che gli altri gli dicono di fare senza porre domande"Vittoria Bussi - Ciclista

Rileggendo con attenzione il post, Bussi emerge come un personaggio fuori dal coro. Fin dall'inizio della sua carriera agonistica – cominciata tardi, a 27 anni – l'atleta ha scelto di fare tutto da sola, senza manager di alcun tipo: è lei che trova gli sponsor, pattuisce i compensi e firma i contratti. "Preferisco fare le cose a modo mio, non amo le regole del sistema, dove l'atleta deve sottostare a quello che gli altri gli dicono di fare senza porre domande, come se non fosse una persona pensante e consapevole. Quando si è parlato del record di Filippo (Ganna, ndr), in tanti si sono soffermati sulla squadra che c'era dietro a quel risultato, ma le grandi cose si possono fare anche se non hai un team alle spalle".

Prima del ciclismo, Bussi aveva gareggiato nell'atletica arrivando anche a vincere i campionati regionali nel mezzofondo. La decisione di salire in sella è giunta dopo la morte del padre, a cui ha dedicato i record, ma fino ad allora la sua vita era stata soprattutto votata allo studio. Nel 2010 si è laureata in matematica alla Sapienza di Roma e quattro anni dopo ha conseguito un dottorato nella stessa disciplina all'Università di Oxford.

"Nel ciclismo ho pensato di utilizzare la matematica per migliorare le prestazioni e capire fino a che punto mi sarei potuta spingere. Su un foglio di carta ho appuntato il mio coefficiente aerodinamico e ho cominciato a testare e scegliere i materiali giusti per il mio fisico. Ho anche provato a raccogliere dei fondi, ma la gente mi rideva in faccia e così ho investito tutto quello che avevo, lasciando la carriera di ricercatrice per dedicarmi soltanto allo sport. Nel 2018 è nata la squadra BJ Bike Club Asd, che riporta le mie iniziali e quelle di mio marito, la persona che mi ha sempre supportato".

Uno sport per tutti

Dietro le scelte anticonvenzionali c'è anche un fine nobile: provare a rendere il ciclismo uno sport più accessibile. E in tal senso, vale la pena raccontare le vicende che hanno preceduto il risultato ottenuto in Messico. "Il record dell'ora dell'Unione ciclistica internazionale (Uci) è sempre stato sponsorizzato dalla Tissot, ma nel 2025 le regole sono cambiate e ora i costi, 40 mila euro, sono a carico dell'atleta, a meno che non si corra al velodromo di Grenchen, dove la registrazione del tempo è gratuita. Trovo ingiusto che l'atleta debba pagare, anche perché in questo modo si penalizzano i tanti velodromi in giro per il mondo. Ogni impianto ha la sua geometria, cambiano la lunghezza, la superficie in legno, le pendenze, l'altitudine. L'atleta deve compiere dei test e valutare qual è l'impianto più consono alle sue caratteristiche. Da queste considerazioni è nato il mio progetto, volto a cambiare le regole. Dopo una serie di trattative con l'Uci, ho avuto la possibilità di ottenere il record ufficiale in Messico, a quota 1800 metri, noleggiando una compagnia locale di cronometraggio. Tutto a carico mio, ma con dei costi più sostenibili"

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