Aggiornato il giorno 3 ottobre 2020
Sabato 3 ottobre sono state attivate per la prima volta le paratie del Mose, il colossale progetto che dovrebbe salvare Venezia dall'innalzamento del livello dell'acqua. Lo scorso anno, il 12 novembre 2019, l'Acqua granda coprì gran parte delle calli e dei campi della città storica. I veneziani non avevano mai visto la loro città così vuota e pulita. Dopo l’acqua alta e l'obbligo di restare tutti a casa per il coronavirus, la città era senza turisti. Vuoti piazza San Marco, il ponte di Rialto, le calli e i campi nei sestieri. Qui arrivano tra i 23 e i 30 milioni di turisti l’anno mentre la popolazione cala: ad oggi circa 52mila abitanti. Per questi fattori l’Organizzazione mondiale del Turismo (Wto) la reputa "capitale mondiale del turismo di massa". Secondo uno studio dell’università Ca’ Foscari del giugno 2018, l’attuale limite massimo di carico turistico per il centro storico è di 52mila visitatori al giorno (in pratica uno per ogni residente), pari a 19 milioni l’anno. Overtourism è il nome di questo fenomeno alimentato anche dalla monocultura turistica.
Dopo la graduale riapertura, l'arrivo di visitatori non sembra così insostenibile: andando verso Rialto, nelle calli si può circolare senza slalom, imbottigliamenti e inciampi. Il rumore dei trolley è quasi assente e sembra che l’accento veneto prevalga sulle lingue straniere, salvo il tedesco. "Da giugno ci sono stati molti visitatori dal Veneto, ma senza gli stranieri manca una grande componente del turismo veneziano. Questo può essere un momento per pensare a un modo diverso di lavorare", sostiene Elena Cattafi, segretaria dell’Associazione guide turistiche di Venezia.
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