
Dare un nome a chi muore in mare

Paolo ValentiRedattore lavialibera

3 novembre 2020
Arrivando a Volterra dall’entroterra toscano lo sguardo cade subito lì. La Fortezza medicea sorge sul punto più elevato del colle. Edificata nel Quattrocento, è sede di un carcere maschile (fino al 2013 di alta sicurezza) a cui spesso vengono assegnati detenuti con ergastoli o lunghe pene. In questo torrido pomeriggio estivo siamo in pochi a entrare: 25 fortunati in tutto. In un’altra occasione saremmo 250, ma queste mura invalicabili agli uomini non lo sono per Covid-19. Il clima, però, è sereno e rilassato. Se non fosse per i moduli, le autocertificazioni e i controlli, non sembrerebbe nemmeno uno spettacolo in carcere. Naturae. La vita mancata - Primo quadro è l’ultimo capitolo di un lavoro triennale nato per festeggiare i trent’anni della Compagnia della Fortezza, prima e più longeva esperienza strutturata di teatro in un istituto penitenziario italiano. Fondata nel 1988 e tutt’oggi diretta dal regista, drammaturgo e attore Armando Punzo, 61 anni, è composta da un’ottantina di detenuti, coinvolti a vario titolo in tutti i mestieri del teatro: recitazione e rielaborazione drammaturgica, scenotecnica, fonica e audiovisivi, costumi e trucchi di scena. Mentre attendiamo nel cortile alberato interno al carcere, c’è grande attesa. I più sono spettatori affezionati, ma l’emozione è sempre la stessa ed è già parte dello spettacolo. Finalmente si comincia.
Diventare un lettore registrato de lavialibera.it non costa nulla e ha molti vantaggi. Avrai accesso a contenuti inediti dedicati e riceverai le nostre newsletter: ogni sabato la raccolta degli articoli della settimana e ogni prima domenica del mese un approfondimento speciale.
Registrati ora!Se sei già registrato clicca qui per accedere e leggere l'articolo
Con i criptofonini, i clan della Locride gestivano il narcotraffico internazionale da San Luca, paese di tremila anime arroccato sull'Aspromonte jonico. Tramite il "denaro volante", sistema informale di trasferimento di valore gestito da cinesi, con contatti a Dubai, pagavano la droga ai cartelli sudamericani. Con il beneplacito dei paramilitari, tonnellate di cocaina partivano da Colombia, Brasile e Ecuador per poi raggiungere il vecchio continente grazie agli operatori portuali corrotti dei principali scali europei. L'ultimo numero de lavialibera offre la mappa aggiornata degli affari della 'ndrangheta, così per come l'hanno tracciata le ultime indagini europee, in particolare l'operazione Eureka