
Don Italo Calabrò, pioniere dell'antimafia sociale

3 novembre 2020
COMUNE
aggettivo – 1.
Pertinente ad una comunità di persone socialmente organizzate
La tengo un po’ vaga perché non so quanto le persone interessate vogliano riconoscersi, ma è così che me l’hanno raccontata. Un giorno, qualche anno fa, un giovane specializzando curdo viene in Italia per perfezionare i suoi studi di medicina. Arriva da un posto in cui quelli come lui non sono trattati benissimo e come specializzazione ha scelto chirurgia, perché vorrebbe tornare a esercitare in un posto in cui i curdi sono trattati anche peggio e combattono, nel senso letterale del termine, per cambiare le cose. Per cui essere un bravo chirurgo che opera le persone ferite può essere una cosa molto utile. Così il giovane specializzando curdo arriva in Italia grazie a un programma di studi, viene preso in carico dalla clinica di una facoltà di medicina e comincia la sua formazione.
È bravissimo. Un genio. Di più, o meglio, in aggiunta: un artista. Per fare il chirurgo oltre alla competenza, l’esperienza, l’occhio, l’intuizione, la passione, tutte quelle cose che concorrono a fare un grande medico, ci vuole anche la mano. Una cosa in cui ci si esercita ma che bisogna anche avercela un po’ di natura, come si dice del talento, e senza togliere niente alle altre specializzazioni della medicina, che hanno bisogno anche loro del proprio specifico talento, naturalmente. Ecco, il giovane specializzando curdo è così, un po’ Einstein e un po’ Picasso. Gli manca l’esperienza, naturalmente, ma in pochissimo tempo riesce a eseguire gran parte della routine di operazioni che altri ci mettono di più a coprire. Così il coordinatore del team a cui il giovane curdo appartiene chiama il responsabile del progetto e gli dice che nel gruppo hanno il Maradona degli specializzandi. Il responsabile ascolta, controlla, osserva e concorda: Maradona. Bisogna farlo crescere, nel modo giusto e anche bruciando le tappe, visto che se lo può permettere.
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Con i criptofonini, i clan della Locride gestivano il narcotraffico internazionale da San Luca, paese di tremila anime arroccato sull'Aspromonte jonico. Tramite il "denaro volante", sistema informale di trasferimento di valore gestito da cinesi, con contatti a Dubai, pagavano la droga ai cartelli sudamericani. Con il beneplacito dei paramilitari, tonnellate di cocaina partivano da Colombia, Brasile e Ecuador per poi raggiungere il vecchio continente grazie agli operatori portuali corrotti dei principali scali europei. L'ultimo numero de lavialibera offre la mappa aggiornata degli affari della 'ndrangheta, così per come l'hanno tracciata le ultime indagini europee, in particolare l'operazione Eureka