4 gennaio 2021
Uno dei pochi reati in crescita nel primo semestre del 2020 è l’usura, cioè la pratica di prestare denaro ad interessi elevati. È un fenomeno di cui si conosce l’esistenza già dall’epoca romana ed è arrivato fino ai giorni nostri, alternando periodi di condanna giuridica ed altri di depenalizzazione. In tutto questo tempo le sue caratteristiche sono mutate così come gli attori coinvolti. Se in passato erano gli strozzini e i cravattari a essere i soli protagonisti, oggi si sono aggiunte certe finanziarie, banche e servizi online a fornire prestiti a interessi usurari. Senza dimenticare, come vedremo, che le organizzazioni mafiose cercano di controllare, o quanto meno, di partecipare a questo mercato. Le vittime sono spesso persone che oltre alle difficoltà economiche, non hanno possibilità di accedere al credito legale e per questo motivo si affidano a fonti alternative illegali. Inoltre, le logiche che si instaurano tra usuraio e usurato fanno sì che il fenomeno sia per la maggior parte sconosciuto. Infatti, le denunce e i casi che emergono sui giornali rappresentano soltanto la punta dell’iceberg di una realtà molto più complessa e sconosciuta.
Per far fronte al fenomeno dell’usura, lo Stato italiano nel 1996 ha deciso di inasprire le pene e regolamentare diritti e tutele delle vittime. Attraverso la legge 108/1996 si è modificato l’articolo 644 del Codice penale, distinguendo tra usura oggettiva (o presunta) e soggettiva (o concreta). La prima scatta qualora si applichino tassi di interesse superiori alla soglia imposta ogni tre mesi dal Ministero del Tesoro; la seconda, invece, riguarda la pratica con cui l’usuraio applica un interesse, al di sotto della soglia, ma comunque sproporzionato rispetto alle possibilità della vittima. Un passo in avanti rispetto al passato se si considera anche l’introduzione dell’aggravante di usura bancaria. Infatti, laddove il colpevole opera in un’attività professionale, bancaria o di intermediazione finanziaria, le pene aumentano della metà. Nel dispositivo dell’articolo 644 si evidenzia come l'aggravante miri a reprimere l'acquisizione da parte degli strozzini, talvolta legati ad organizzazioni criminali, di aziende o beni immobili.
Esiste un fondo di solidarietà per le vittime di usura: sebbene non ci siano interessi, solo il 20% di coloro che accedono al fondo lo restituisce
Per combattere efficacemente l’usura sono stati istituiti due fondi: uno di prevenzione e l’altro di solidarietà. Il fondo di prevenzione mette a disposizione al Consorzio di garanzia collettiva dei fidi (che si occupa di agevolare le imprese nell’accesso a finanziamenti) e alle fondazioni antiusura somme di denaro con le quali fornire alle banche delle garanzie sui prestiti concessi ai soggetti in difficoltà. Le garanzie servono all’ente finanziatore, ad esempio alla banca, per avere la certezza che colui che richiede il prestito sia in grado di restituirlo. Principalmente vengono chiesti come garanzie il reddito e la storia creditizia, cioè l’elenco di tutti i finanziamenti ottenuti e rimborsati (chi ha una cattiva storia creditizia, cioè chi non ha estinto un finanziamento in passato o l’ha restituito in grave ritardo ha difficoltà ad accedere a uno nuovo). Il fondo di solidarietà, invece, offre a chi denuncia gli usurai l'occasione di reinserirsi nell'economia legale attraverso un mutuo senza interessi. Tuttavia, la relazione annuale curata dall’Ufficio straordinario per il coordinamento delle iniziative Antiracket e Antiusura segnala un problema: nonostante il mutuo sia senza interessi, solo il 20% di coloro che accedono al fondo lo restituisce. Per questo dal 2019 è stata predisposta la concessione di un contributo a fondo perduto per le vittime.
Welfare criminale, la mafia batte dove lo Stato duole
Negli ultimi dieci anni sono stati coinvolti diversi clan in reati associativi con metodo mafioso finalizzati all’usura: dai Casalesi ai Mancuso, dai De Stefano ai Casamonica. Dal Nord al Sud, con tassi di interesse differenti che raggiungono il record a Roma, pari al 1500%. Per fare un esempio, nella relazione del secondo semestre della Dia del 2019, emerge come il clan Casamonica, anche grazie alla sua forza intimidatoria, è diventato uno dei principali attori nel teatro dell’usura. Questo risulta evidente nell’operazione “Gramigna-bis” dove, secondo il Tribunale di Roma, il clan sarebbe coinvolto nel traffico di sostanze stupefacenti, estorsione e proprio l’usura con aggravante mafiosa.
Fornendo questo tipo di finanziamenti, le organizzazioni criminali immettono nell’economia legale i proventi delle diverse attività illecite. L’usura è quindi un ottimo modo per riciclare il denaro sporco. Ma c’è di più. Infatti, imponendo tassi usurari difficilmente sostenibili per gli imprenditori, riescono a entrare in possesso delle loro aziende. Così facendo, la criminalità organizzata ha la possibilità di entrare in settori dell’economia legale, come nelle gare per i fondi europei, nella sanità, negli appalti edili e non solo. Tutto ciò permette loro anche di muovere i primi passi in territori a basso radicamento mafioso e presentarsi come una forza economica legittima.
Gli episodi denunciati dall’1 gennaio al 30 giugno di quest’anno sono 98, aumentando del 6,5% rispetto allo stesso periodo del 2019
Come già accennato, l’usura è un fenomeno largamente sconosciuto perché spesso è la stessa vittima a cercare l'usuraio per ragioni di necessità. Motivo per cui le denunce sono poche e non in grado di rappresentare la vere dimensioni del fenomeno. A questo si aggiunge, come sottolineato nel dossier preparato da Libera in collaborazione con lavialibera “La tempesta perfetta. Le mani della criminalità organizzata sulla pandemia”, che l’usura non si denuncia perché “si basa spesso sulla mancata percezione della vittima di essere ’stritolato’ in un affare illecito, si basa sull’omertà e su un rapporto vittima-usuraio mafioso che segue una dipendenza psicologica, quasi fisica. E per paura, ma talvolta anche per vergogna, difficilmente qualcuno si presenta dinanzi alle forze dell’ordine per denunciare”. Nonostante le poche segnalazioni, è possibile osservare come gli episodi denunciati dall’1 gennaio al 30 giugno di quest’anno sono 98, aumentando del 6,5% rispetto allo stesso periodo del 2019 (92). Questo incremento, seppur lieve, è stato favorito dalla crisi economica dovuta alla pandemia di Covid-19. Infatti, da una parte le richieste per ottenere credito legale sono aumentate del 4,8% rispetto allo scorso anno come dimostrano le analisi condotte dalla Centrale rischi d’intermediazione finanziaria (Crif); dall’altra, però, le garanzie pretese dalle banche e dalle società finanziarie legali non hanno permesso alle fasce più in difficoltà di ricevere finanziamenti. Le organizzazioni criminali, invece, hanno garantito prestiti nell’immediato e soprattutto senza alcuna garanzia. Va precisato, però, che l’usura non è monopolio della mafia. Infatti, viste le possibilità di guadagno e di truffa sono molti i delinquenti che entrano in questo mercato. Allo stesso modo, non solamente gli imprenditori cercano prestiti usurari: molte volte sono i più poveri a entrare in questo circuito criminale.
Il drammatico significato sociale che l’usura ha in questo momento storico trova conferma nel terzo report dell’Organismo permanente di monitoraggio ed analisi sul rischio di infiltrazione nell’economia da parte della criminalità organizzata di tipo mafioso: “Stante il ridotto numero di segnalazioni presenti nella banca dati interforze, alcune conseguenze della sua pratica (l’usura) destano ancora un rilevante allarme sociale soprattutto in una società che tuttora risente degli effetti del lockdown e dell'emergenza sociale post Covid-19”.
Camorra e Covid. Una fonte rivela: "Gli usurai hanno già preso alcune attività a sud di Napoli"
La crisi sanitaria, quindi, potrebbe spalancare le porte, per altro già aperte, all’usura, soprattutto quella bancaria. L’aumento del 4,8% delle richieste di credito è andato di pari passo con il numero delle nuove imprese finanziarie e assicurative nate tra gennaio e ottobre del 2020. Rispetto allo stesso periodo del 2019, in Italia ne sono nate 222 in più, passando da 5334 a 5556 (+4%). Con una distribuzione tutt’altro che omogenea: sono cresciute del 50% in Molise mentre sono diminuite del 15% in Piemonte. In Emilia-Romagna, regione rimasta pressoché stabile nel numero delle finanziarie (+1%), invece, c’è la provincia che ha contratto l’aumento record: Piacenza è passata da 14 a 39 (+179%). Il problema, come segnala Libera nel dossier, è che tra le imprese finanziarie e assicurative “si collocano anche le agenzie di prestito su pegno e quelle che si occupano di prestiti personali al di fuori del sistema bancario; settori in cui potrebbero insinuarsi attività illegali.
Negli ultimi anni si è diffusa una grande quantità di siti online che mettono in contatto privati per richiedere o offrire prestiti. Sul sito "Prestiti tra privati", uno dei siti più di tendenza, si legge il commento di Anna: “Sono incinta di sei mesi e a causa del covid mio marito non ha potuto lavorare. Vi prego mi servono 500 euro entro oggi perché per sostenere altre spese, adesso, ci troviamo a dover pagare delle spese mediche necessarie per la mia salute e quella di mio figlio. Vi prego”. Le cifre non sempre sono a due zeri: scorrendo tra i commenti ci sono domande di prestito anche di 50 mila euro. Per ogni offerta di finanziamento “senza garanzie” e “anche per cattivi pagatori” si trovano un centinaio di richieste di uomini e donne disperate, senza lavoro e con una famiglia da mantenere, studenti che faticano a pagarsi l’alloggio e le tasse universitarie. Su altri siti, come Prestito privato, è sufficiente compilare un form per contattare qualcuno in grado di fornire un prestito (anche se in realtà, cliccando su “richiedi prestito” si viene indirizzati su www.supermoney.eu, diffidato nel 2018 dall’Agcm a causa della gestione dei dati degli utenti). Questi siti non sono gli unici. È sufficiente digitare su internet “cercasi usuraio urgente”, “prestiti in giornata da strozzini” , “prestiti da usurai senza garanzia” che dal proprio divano di casa è possibile entrare in un circuito criminale da cui poi è difficilissimo uscire. Spesso l’unica soluzione è la denuncia.
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