
Guerra in Congo, l'interesse del Ruanda per il coltan e gli accordi con l'Ue

7 luglio 2020
Mentre impariamo ad adattarci alla nostra nuova quotidianità post coronavirus, ripenso ai due mesi di lockdown. A differenza di molti ho continuato a lavorare per tutto il tempo dell'emergenza e ho voluto, quindi, creare memoria di come ho vissuto questa grande tragedia che è stata la pandemia del Covid-19. L’ho fatto attraverso un reportage che racconta la fase 1 nella mia città, Imperia.
Per la prima volta nella mia vita ho vissuto la paura di uscire di casa (la mia attività non si è fermata, anzi...); ho avuto delle limitazioni di movimento, situazione che fino a qualche mese fa era impensabile nell'Italia del 2020. Di questi mesi mi ricorderò, per tutta la vita, di molte cose: la paura di ammalarsi, le vie deserte, le migliaia di morti, il silenzio assordante, rotto solo dalle sirene di qualche ambulanza o pattuglia, le code infinite ai supermercati, le autocertificazioni, il bollettino delle 18 della Protezione civile, i guanti e le mascherine introvabili, la lontananza dai propri cari.
Da lavialibera n° 3 maggio/giugno 2020
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Politica all'attacco della magistratura. Il governo italiano, come quello di altri paesi occidentali, mostra insofferenza verso alcuni limiti imposti dallo stato di diritto delegittimando giudici e poteri di controllo
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