"La pandemia non limiti la trasparenza". Appello dell'ong Article 19

Durante l'emergenza molti governi hanno adottato misure che limitano l'accesso ai dati o il diritto di critica, riepiloga l'associazione internazionale nel suo ultimo rapporto sui rischi per l'informazione durante il coronavirus

Redazione <br> lavialibera

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18 maggio 2020

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La pandemia da coronavirus potrebbe avere un impatto negativo sulla libertà di informazione nel mondo. È l’allarme lanciato dall’ultimo rapporto di Article 19, l’organizzazione che a livello globale si occupa della difesa di questo diritto, contenuto nell’articolo 19 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Dalla trasparenza alla tutela dei whistleblowers fino alla prevenzione della corruzione, il dibattito ruota attorno al diritto di ogni cittadino di accedere a dati e documenti delle pubbliche amministrazioni (Pa).

Il rapporto parte da un’importante constatazione: come risposta a Covid-19, molti governi hanno adottato misure che limitano l’accesso alle informazioni detenute dagli organi pubblici e relative alla pandemia. Mentre per molti Stati si tratta di una decisione legata a procedure d’urgenza e a una diversa ripartizione delle competenze, per alcuni Stati si è trattato di un tentativo di arginare le critiche sulle politiche adottate, ridurre i diritti umani o nascondere pratiche di corruzione. In gioco non c’è solo il diritto all’informazione: la sua riduzione danneggia la stessa lotta alla pandemia.

Si sottolinea poi come le informazioni pubblicate debbano seguire standard precisi, tra i quali: essere fornite regolarmente, in formato open, essere facili da comprendere e in grado di raggiungere tutta la popolazione interessata. Viene inoltre proposta una lista di informazioni legate al coronavirus che dovrebbero essere pubblicate proattivamente dalle pubbliche amministrazioni, senza bisogno di essere richieste dai cittadini. Il rapporto si focalizza infine su alcuni settori considerati cruciali.

La contrapposizione tra emergenza e trasparenza è in realtà un falso dilemma. Ecco perché

La tutela dei whistleblower

Primo. I lavoratori dell’ambito sanitario sono i più esposti alla crisi non solo per la pericolosità del virus, ma perché “rischiano le loro carriere, la loro libertà e spesso persino le loro vite a causa di malagestione, comportamenti criminali e corruzione”. Un’affermazione che trova già riscontri nella realtà: a Milano il dipendente che ha denunciato la Fondazione Don Gnocchi è stato licenziato, mentre a Livorno alcune lavoratrici sarebbero state licenziate perché lamentavano la mancanza di guanti e mascherine, stessa sorte toccata a un'operatrice socio-sanitaria genovese. Per questa ragione il rapporto sottolinea come i whistleblower (coloro che segnalano anomalie, pratiche corruttive o abusi di potere) vadano tutelati, soprattutto in questa fase.

Anche l’Anac è intervenuta sul punto proponendo premi per i segnalanti

La trasparenza anche nel settore privato

Secondo. La trasparenza non è importante solo nel settore pubblico, ma anche in quello privato. Per questo durante l’emergenza sanitaria anche i privati sono chiamati a fornire informazioni dettagliate sulle attività che impattano sulla salute pubblica, sull’ambiente e sulle pratiche adottate per prevenire la corruzione. Contemporaneamente, i governi sono chiamati a rendere accessibili le informazioni fornite dai privati. Qualora ciò non sia possibile, i dati dovranno comunque essere forniti non appena possibile: in nessun caso sono accettabili gap informativi.

Una trasparenza proattiva

Terzo. In questo periodo non è sufficiente che i governi mantengano i propri standard di trasparenza. Piuttosto sono chiamati, secondo quanto previsto dalle leggi internazionali, a rendere pubbliche tutte le informazioni sulla crisi e le azioni adottate. Una richiesta ribadita anche da Antonio Guterres, segretario nazionale delle Nazioni Unite, e dal Consiglio d’Europa che, già ad aprile, aveva ribadito come le comunicazioni ufficiali non potessero essere l’unico canale informativo sulla pandemia: giornalisti, professionisti medici, attivisti e cittadini devono essere in grado di criticare le autorità e monitorare le loro risposte contro la crisi.

L’accesso alle informazioni non è mai stato così importante come durante questa pandemia – ha dichiarato David Banisar, capo di Transparency International –. Attraverso la trasparenza i governi possono aumentare la consapevolezza e guadagnarsi la fiducia dei cittadini, entrambe essenziali per combattere la disinformazione sul coronavirus. Soprattutto, i governi non devono usare la pandemia per coprire incompetenza, corruzione o abusi dei diritti umani”. “In questa fase 2 sarà fondamentale incoraggiare e implementare la trasparenza dal basso”, aggiunge Leonardo Ferrante, referente nazionale del settore Anticorruzione civica e cittadinanza monitorante di Libera e del Gruppo Abele. Un obiettivo contenuto anche in #GiustaItalia, il patto per la ripartenza voluto da Libera.

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