Abbiamo ancora bisogno del Pd

Dal salvataggio delle vite umane all'approvazione dello ius soli, occorrono politiche migratorie lungimiranti

Rosy Bindi

Rosy BindiEx ministra della Salute, presidente Commissione antimafia nella XVII legislatura

3 maggio 2021

La formazione del governo Draghi ha indotto cambiamenti rilevanti nel quadro politico italiano e dentro i singoli partiti. Nel Partito democratico (Pd) si è addirittura assistito nel giro di 19 giorni alle dimissioni del segretario Nicola Zingaretti e, in soli dieci giorni, all’elezione del nuovo segretario Enrico Letta. Persona autorevole, ma – come lui stesso ha affermato – i democratici non hanno bisogno solo di un nuovo segretario (troppi ne hanno avuti), quanto di un nuovo partito. Ne ha bisogno tutto il centrosinistra, non solo gli iscritti e gli elettori del Pd.

Anche le migliori esperienze sociali e culturali hanno bisogno di un riferimento partitico. Senza, rischiano di non sbocciare

Ci vorrebbe un partito capace di interpretare il significato profondo della crisi che stiamo vivendo e, facendone tesoro, di ridisegnare il futuro. Il cambio di paradigma da tanti invocato non avverrà senza la volontà politica di disegnarlo e attuarlo. Non sarà il risultato di un colpo di magia, non scaturirà provvidenzialmente dallo scorrere del tempo e degli eventi. Tutt’altro. Ne è la prova la grande questione vaccini: persino di fronte a una tragedia di dimensioni mondiali dove si tocca con mano l’interdipendenza tra il diritto di ciascuno e l’interesse generale alla salute, ci si ostina a non liberalizzare i brevetti, si scatenano guerre commerciali, si scava un fossato sempre più profondo tra ricchi e poveri. E tutto perché mancano la volontà politica e l’autorevolezza delle istituzioni nei confronti delle grandi multinazionali del farmaco, che si permettono persino di non rispettare o aggirare le clausole contrattuali.

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