(Creative Christians/Unsplash)
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Un'ora di informazione da ventenne

Solo i mezzi di comunicazione possono accedere alle fonti primarie delle notizie per renderle comprensibili e consumabili. Ma alla fiducia concessa dai giovani lettori devono corrispondere testate e siti affidabili

Lorenzo Pirozzi

Lorenzo PirozziStudente di Sviluppo e cooperazione internazionale all'Università di Bologna

3 maggio 2021

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Certe volte arrivano sul telefono notifiche che mi allertano sulle notizie dell’ultima ora. Nel giro di quaranta minuti clicco su link che fanno il punto sulle recenti dispute territoriali tra Sud Sudan ed Etiopia, poi passo a un commento molto ragionato che interpreta un post di Mark Zuckerberg nell’ottica della filosofia della storia. Finisco controllando i dati allarmanti sulla qualità dell’aria nelle maggiori aree metropolitane italiane. I restanti venti minuti prima della rituale spesa delle 19 li spendo su Instagram che mi mostra dirette di giornalisti impegnati a discutere degli effetti delle sanzioni americane in Iran. Scrollo via dal video dopo neanche un minuto e metto subito like a un post che mi spiega perché amare il proprio corpo sia fondamentale per la propria mental health, la salute mentale. Gli inglesismi sono dilaganti sul web. Prendo lo zaino ed esco di casa senza sapere cosa cucinare per cena, ma molto convinto che la miccia che darà il via ai i futuri scontri in Africa orientale sarà accesa dagli ardenti sentimenti nazionalistici neanche troppo latenti nella regione. Mi sono concesso un’ora di informazione da ventenne.Ho consultato diverse testate, dalla Bbc al Sole 24 Ore. Non disdegno le pagine di informazione social quando sono autorevoli e faccio spesso dei controlli. Reputo il mio bacino di fonti abbastanza equilibrato, forse un po’ inclinato a sinistra, ma sempre molto sospettoso dei titoli pubblicati in font superiore al 25.

L’offerta di informazione, sia buona sia cattiva, sembra aumentare in modo costante proponendosi di spiegare, disegnare e semplificare al posto nostro eventi, grafici e dinamiche complesse.Non solo cerca di informarci in abbondanza, ma ci aiuta anche a comprendere questioni sempre più complicate. Un esempio: mettiamo il caso che il 22enne Luigi voglia informarsi sul ruolo dei mercati finanziari nella transizione verde. Subito gli sorgono diverse domande: cosa si intende con esattezza per transizione verde? I mercati finanziari come operano? Bastano i governi e le istituzioni transnazionali a guidare l’azione collettiva?

Per comprendere i tanti livelli e sfaccettature delle questioni ci affidiamo a testate e siti di informazione che riprendono statistiche, studi e opinioni autorevoli presentando al pubblico la conoscenza prodotta da altri sul tema. Dall’altro lato, al giovane lettore è richiesto un atto di fiducia verso i mezzi di comunicazione. Solo questi sono capaci di accedere alle fonti primarie di informazione ed elaborarle in formati comprensibili e consumabili. Un determinato grado di fiducia viene tacitamente concesso ogni volta che leggiamo una notizia.

Solo i mezzi di comunicazione possono accedere alle fonti primarie delle notizie per renderle comprensibili e consumabili

Il sociologo inglese Anthony Giddens, al riguardo, sostiene che la vita quotidiana degli individui dipenda sempre più dalla fiducia riposta nei "sistemi astratti di conoscenza" o sistemi esperti. Un esempio: salire su un aereo per andare in vacanza richiede di affidarsi al sistema astratto della conoscenza tecnico-scientifica dell’ingegneria aerospaziale di cui di solito non si ha alcuna idea.

Ma come facciamo a fidarci di qualcosa di cui non sappiamo quasi nulla? Quando la trasmissione di sapere avveniva attraverso i canali della tradizione e dell’autorità degli anziani, i rapporti personali erano la base di un modello riproducibile su scale di piccole dimensioni. Tutto ciò non è più possibile perché la rete di relazioni dei singoli individui può espandersi fino un certo limite fisiologico, ma soprattutto perché la quantità di informazioni e conoscenze necessaria oggi è aumentata moltissimo. La fiducia che riponiamo nei sistemi esperti, tra cui rientrano i mezzi di informazione, non presuppone nessuna interazione prolungata tra chi produce conoscenza e chi la consuma. Non c’è nessuna conoscenza personale tra chi crea un sito web e chi lo naviga, eppure fidarsi è quasi obbligatorio per comprendere la realtà. Oggi ci è richiesto un esercizio di «duplice fiducia»: quella nel singolo atto (leggendo il singolo articolo) e quella nel sistema generale (utilizzando i mezzi d’informazione come risorsa nella nostra quotidianità).

Ma alla fiducia concessa dai giovani lettori devono corrispondere testate e siti affidabili

Col tempo e l’esperienza si incontrano le prime criticità e le potenziali fallacie del sistema. Non possiamo fidarci di ogni sito, di ogni cosa scritta, di ogni articolo o video di adulti che parlano con tono serioso. La risposta alla domanda di fiducia che ci viene posta ogni giorno deve perciò essere responsabile, cauta, misurata. Alla fiducia concessa responsabilmente dai giovani lettori deve poi corrispondere un’altrettanto responsabile fonte di informazione. I mezzi di informazione del ventunesimo secolo rappresentano ancora oggi quel nodo di accesso alla conoscenza in cui è giusto riporre fiducia poiché, grazie al loro lavoro, possiamo agire in situazioni e contesti di cui non abbiamo una conoscenza individuale completa. Questo ci consente di semplificare le nostre interazioni con gli ambienti e le persone. Ma maggiore è il grado di fiducia che dobbiamo concedere per agire coscientemente in società, maggiore è anche la responsabilità che i mezzi di informazione dovrebbero avere e sentire. Oggi più che mai l’informazione responsabile è fondamentale per tentare di intuire meglio un mondo che appare incomprensibile. Occorre che tanto i fruitori quanto gli autori lo tengano sempre a mente.  

Da lavialibera n°8 2021

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