2 luglio 2021
C’è un’isola dove il lavoro, più che cercato, va creato. Per questo – ma non solo – la maggior parte dei suoi giovani abitanti decide di acquistare un biglietto di sola andata. La nostalgia è forte, ma mai quanto il timore di dover compiere da soli i primi passi che portano da un’idea alla sua realizzazione. Quest’isola si chiama Sicilia e proprio lì un gruppo di cittadini meno giovani ha deciso di fare qualcosa per arginare questa fuga di energie. Nasce così l’idea dei volontari dell’associazione Prometeo che hanno dato vita al progetto Lapis (acronimo di Laboratorio per la promozione della imprenditorialità sostenibile) concentrato sulla zona del Val di Noto, tra le province di Siracusa e Ragusa.
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“Il nostro primo obiettivo è costruire un gruppo di quattro giovani neo-laureati che dovranno lavorare insieme – spiega Giovanni Romano, presidente dell’associazione – con il sostegno di mentori esperti e veterani del terzo settore che li aiuteranno a sviluppare delle proposte imprenditoriali sostenibili dal punto di vista sociale, ambientale e anche economico". Dal turismo esperienziale alla digitalizzazione, dall’agricoltura circolare alla mobilità fino alla valorizzazione delle periferie urbane, qualsiasi sia il campo di azione – a partire dai 17 obiettivi di Sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni unite – Lapis punta a incentivare la costruzione di quelle che Adriano Olivetti chiamava "Fabbriche di Bene". Imprese capaci di coniugare l’innovazione con la cura delle persone, delle comunità e dei territori. Specie nelle province più a Sud della Sicilia dove i dati sull’occupazione, nel periodo successivo alla crisi dovuta all’emergenza epidemiologica da Covid-19, fanno registrare livelli preoccupanti: 44,4 per cento (56,2 per cento degli uomini e 32,5 per cento delle donne), significativamente più basso rispetto alla media nazionale (che si attesta al 59 per cento) e del Nord Italia (che arriva fino al 68 per cento).
In Sicilia i dati dell'occupazione sono allarmanti: lavorano 44,4 persone su 100, contro una media nazionale del 50%
L’associazione Prometeo, nata in piena pandemia da un gruppo che condivide una forte passione civica e un impegno in vari aspetti del sociale – dai migranti ai carcerati, passando per le questioni ambientali –, con il progetto Lapis prova a sperimentare una contromisura. "L’idea è creare un incubatore di idee da mettere a disposizione di chiunque voglia dare vita a nuove imprese sostenibili nel nostro territorio", afferma Romano. Del resto, lapis significa matita: il primo strumento utile per appuntare e abbozzare le idee. Che, una volta messe su carta, possono essere lette, modificate e realizzate anche da altri.
I giovani laureati, selezioni da un apposito comitato scientifico tramite un bando, avranno a disposizione nove mesi e una borsa di studio dal valore di 10mila euro per diventare operatori di sviluppo. Partendo dall’analisi delle potenzialità e i bisogni del territorio e correlandoli a buone pratiche di imprese sostenibili già esistenti altrove, i giovani dovranno creare una sorta di portfolio delle idee da condividere poi con cittadini e associazioni durante momenti appositamente dedicati ad attività di animazione territoriale.
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“Non possiamo rassegnarci a perdere le nostre intelligenze migliori e a far perdere al nostro territorio delle risorse importanti"Mariaconcetta Francica Nava - Madre e volontaria del progetto
Il senso è mirare alla promozione di un’economia civile sostenibile e spingere anche altri giovani all’auto-imprenditorialità. Un progetto che graficamente prende la forma di un cerchio. “Un simbolo in cui sparisce l’identità di chi lo ha iniziato e che diventa qualcosa che, in vari modi, appartiene a tutta la comunità che lo condivide", racconta il presidente. È questo il motivo per cui i soci di Prometeo hanno anche scelto di pubblicarlo all’interno della piattaforma di raccolta fondi ProduzionidalBasso. Non solo un modo per raggiungere la cifra necessaria a coprire le quattro borse di studio: “Ci piace pensare che Lapis possa diventare proprietà di tutti i cittadini e le cittadine che decideranno di contribuire e che, insieme, faranno in modo di renderlo concreto".
Senza dimenticare il “patto tra generazioni” che viene sottoscritto tra i giovani e i “vecchi” del mestiere. “Sono molti i ragazzi che abbandonano la Sicilia perché si sentono costretti a spendere i loro talenti altrove – analizza Francesco Ortisi, socio di Prometeo. Noi vorremmo metterli nelle condizioni di rimanere, facendo leva sulle risorse di cui questo territorio dispone. Siamo qui per sostenerli con la nostra esperienza, passando a loro il testimone". Tra i volontari c’è anche Mariaconcetta Francica Nava: da madre di un migrante economico sa bene cosa voglia dire per i giovani essere costretti ad abbandonare la propria terra per realizzarsi. “Non possiamo rassegnarci a perdere le nostre intelligenze migliori e a far perdere al nostro territorio delle risorse importanti", dice. Per questo Lapis punta anche a rendere evidenti le potenzialità del Siracusano e del Ragusano che, troppo spesso, restano invisibili e vengono quindi sottovalutate. “Vogliamo alimentare nei nostri giovani uno spirito pionieristico con una sorta di nuova corsa all’oro. Per farlo, bisogna anche non considerare la Sicilia solo come terra di conquista, come è stato ai tempi dell’industrializzazione indiscriminata delle nostre coste".
Tra le prime realtà a sposare il progetto c’è la Fondazione di Comunità Val di Noto che, da più di dieci anni, è attiva nel territorio per promuovere un welfare comunitario che vada oltre una pura economia di mercato. “Da sempre tutta la nostra fatica è dedicata ai giovani perché non perdano la speranza che anche al Sud siano possibili processi capaci di generare lavoro pulito, cooperativo e significativo", sottolinea il presidente Giovanni Grasso. “Siamo fermamente convinti che questo sia un periodo di grande trasformazione per la nostra società e per le nostre comunità", spiega. Un cambiamento reale che nasce dall’attenzione sempre più viva sui temi della sostenibilità economica, della legalità delle imprese, del risparmio energetico e dell’uso parsimonioso delle risorse. “Bisogna fare tesoro di questa nuova sensibilità – conclude Grasso – e tenerne conto per mettere in pratica un modo nuovo di pensare le nostre città e di stare nel mondo del lavoro".
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