Gruppo del Laocoonte. Credits: Sailko, Wikipedia
Gruppo del Laocoonte. Credits: Sailko, Wikipedia

L'arte come antidoto alla malvagità

Sul banco di un rigattiere di Roma, un archeologo si imbatte nel braccio mancante del Laocoonte, una delle sculture più mirabili dell'antichità. La recensione di Le ultime ore di Ludwig Pollak (Sellerio, 2022)

Lidia Calamia

Lidia CalamiaLibreria Il ponte sulla Dora (Torino)

17 maggio 2022

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"La prima impressione che producono le belle statue è come la vista del mare aperto nel quale il nostro sguardo si smarrisce". È difficile che le potenziali ultime ore di un uomo vengano descritte con così grande garbo e raffinatezza, con un ritmo narrativo in cui lo spazio temporale anziché accorciarsi si dilata. Succede ne Le ultime ore di Ludwig Pollak (Sellerio, 2022): il libro scritto da Hans von Trotha, è ambientato a Roma, nel palazzo Odescalchi, e narra le ultime angosciose ore della vita di Ludwig Pollak (1868-1943), che il 16 ottobre 1943 verrà prelevato insieme alla sua famiglia dai nazisti e deportato ad Auschwitz, dove moriranno poco dopo. Non tutti conoscono la storia di questo archeologo e mercante, antiquario e collezionista raffinato, praghese d’origine, che durante una delle sue pregevoli ricerche s’imbatte, sul banco di un rigattiere al Colle Oppio, in un inaspettato ritrovamento che arricchirà l’umano patrimonio artistico: il braccio mancante del Laocoonte, uno dei gruppi scultorei più mirabili dell’antichità, acquistato da papa Giulio II (1503-1513) e oggi custodito nel cortile del Belvedere all’interno dei Musei Vaticani.

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Pollak donerà quella che è rimasta la sua scoperta più importante a Pio X, diventando il primo ebreo a ricevere un’onorificenza da un papa. Il breve romanzo verte su un lungo dialogo che avviene fra Ludwig e il prof. K. Il prof. K è un messo inviato dal Vaticano in aiuto dell’archeologo per sollecitare la sua fuga dall’incombente deportazione nazista. Di fronte al pericolo, il grande studioso ebreo non si lascia travolgere dall’emergenza e della necessità di sfuggire al tempo e all’orrore. Lui si ferma, ricorda, guarda il suo interlocutore e gode del poco tempo rimasto per dedicarsi alla più belle delle azioni umane: raccontare. Nella discussione tra i due, Laocoonte, personaggio della mitologia greca (sacerdote troiano del dio Apollo), diventa emblema del grido di dolore che ogni uomo ingiustamente giustiziato vorrebbe poter esprimere di fronte all’ineluttabilità degli eventi.

La scoperta dell’arto di questo splendido gruppo scultoreo rivela l’intento figurativo dello scultore: l’eroismo non è epico, ma drammaticamente umano. La sfida più complessa per ogni essere umano è mantenere dignità e forza di fronte alla violenza del male subìto. Le società, ai tempi di Laocoonte e di Ludwig come oggi, continuano a perpetrare soprusi e ingiustizie per cui non esiste migliore difesa che la bellezza e la potenza dell’arte. Le ultime ore di Ludwig Pollak è un libro intenso ed elegante che rivendica il ruolo della bellezza artistica come unico antidoto contro la brutalità e la malvagità umana.

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