4 luglio 2022
La tragedia accaduta sulla Marmolada, con un pezzo di ghiacciaio che di colpo si è staccato travolgendo numerosi escursionisti, lascia attoniti e sgomenti. Soprattutto chi vive e ama la montagna, la sente come una tragedia propria, vicina.
Pensiamo prima di tutto all’angoscia dei parenti delle vittime e di coloro che attendono notizie dei propri cari ancora dispersi. Pensiamo al pericolo che stanno correndo in queste ore i soccorritori, disposti a rischiare la vita con l’esile speranza di salvarne delle altre.
Le frodi dei pascoli ad alta quota
Chi si avventura in quota, su un ghiacciaio, sotto un saracco, sa di affrontare una natura selvaggia e imprevedibile, da esplorare con cautela e con rispetto. Ma avvenimenti come questo ci dicono che i nostri ghiacciai e le nostre montagne stanno pagando, più di altri ecosistemi, il prezzo dei cambiamenti climatici come da tempo denunciano gli esperti e i metereologi, anche durante i corsi di Casacomune.
La montagna è tra gli ambiti che più paga questi cambiamenti ma ha meno responsabilità di quanto sta accadendo
La montagna, una terra ricca di risorse ma marginale dentro le logiche economiche di oggi, esattamente come le masse dei poveri e dei diseredati, ha poche responsabilità nei cambiamenti in atto, ma li subisce in maniera grave. Non dimentichiamo che il territorio montano è fonte di acqua e di energia per i centri urbani, generoso di materie prime e di servizi eco-sistemici, nonché un prezioso bacino di biodiversità: un ecosistema insomma fondamentale per la salute del pianeta e di chi lo abita. Malgrado ciò, è un territorio spesso lasciato a un destino di incuria e di abbandono, e neppure eventi catastrofici come la tempesta Vaia di pochi anni fa riescono a innescare una presa di coscienza sui rischi che questo abbandono comporta.
Benvenuti nella sesta estinzione di massa
Di fronte agli allarmi che da decenni ci lanciano gli scienziati del clima, è incomprensibile che gli attori pubblici ancora tendano a rinviare gli interventi necessari, che sarebbero semmai da anticipare. È assurdo e irresponsabile che si continui a investire sui combustibili fossili e si riparli di energia nucleare. La montagna ci insegna che questo è un atteggiamento suicida, perché quando la valanga poi parte trascina via tutto, con forza immensa. Proprio come si è visto in Marmolada.
Il disastro è purtroppo già iniziato, ci siamo già dentro. E una tragedia come questa, oltre al cordoglio per le vittime e la gratitudine verso i soccorritori, ci chiede uno scatto di consapevolezza, un’inversione di rotta con impegni concreti e non soltanto di facciata. Ce lo chiede subito, a partire dalle zone di montagna, da sempre dimenticate dalla politica, dalle politiche.
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