Foto di Danny Lincoln/Unsplash
Foto di Danny Lincoln/Unsplash

Di pandemie, catastrofi e salvaguardia degli affetti

Il romanzo Melma rosa dell'uruguaiana Fernanda Trias immagina un mondo piegato da epidemie e catastrofi ambientali dove una donna, voce narrante, cerca faticosamente di andare avanti, tenendo insieme i fili della propria vita e della sua famiglia.

Livio Santoro

Livio SantoroScrittore

20 luglio 2022

Siamo in una città portuale del Sudamerica dell’immediato prossimo futuro, se non di oggi. Molto probabilmente Montevideo. Dalle acque dell’immenso fiume su cui si affaccia la città, fattesi viola a causa di un’alga sconosciuta, i pesci sono completamente scomparsi e hanno inondato le spiagge, divenute tappeti di carne morta. I sommozzatori mandati sul fondo del fiume per trovare indizi utili a comprendere le cause del disastro muoiono anch’essi, senza che si riesca a dare una spiegazione del fatto. Dopo la morte dei pesci e dei sommozzatori, grosse nubi si addensano all’orizzonte. È inverno, ma un’inusuale ondata di calore avvolge la città, tanto che la gente esce di casa in sandali. La piccola estate, la chiamano, el veranillo. Non piove da tempo, anche se all’orizzonte sembra addensarsi una coltre di nubi scure, via via più grande e incombente. Tutti si aspettano l’arrivo di un temporale, e un bel giorno questo arriva.

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