La pagina del sito web di Novaya Gazeta che denuncia la revoca della licenza dell'edizione cartacea
La pagina del sito web di Novaya Gazeta che denuncia la revoca della licenza dell'edizione cartacea

Novaya Gazeta: revocata la licenza del giornale indipendente russo

La Corte di Mosca ha cancellato l'edizione cartacea del periodico diretto dal premio Nobel Dmitry Muratov, fermo oppositore della politica di Putin. Invalidata anche la registrazione di un nuovo magazine nato a luglio

Marco Panzarella

Marco PanzarellaRedattore lavialibera

6 settembre 2022

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“Il giornale è stato ucciso, hanno rubato trent’anni di vita ai suoi dipendenti e sono stati privati i lettori del diritto di ricevere informazioni”. È uno dei passaggi della dichiarazione editoriale firmata dal direttore di Novaya Gazeta Dmitry Muratov e dai suoi redattori, dopo che la Corte di Basmanny, a Mosca, ha deciso di revocare la licenza dell’edizione cartacea del giornale indipendente russo. Lo stesso destino potrebbe presto toccare alla versione online del periodico, già nel mirino del Roskomnadzor, l’agenzia federale russa controllata dal Ministero delle comunicazioni che ha il compito di monitorare l'accesso ai mass media.

Putin vuole cancellare il giornale indipendente Novaya Gazeta

Silenziare gli oppositori

Formalmente, la revoca è da attribuire alla mancanza di alcuni documenti che il giornale non avrebbe presentato circa venti anni fa, nello specifico lo statuto della redazione, ma è evidente come l’intenzione di Vladimir Putin sia mettere a tacere una voce “scomoda”, che dopo l’avvio dell’operazione speciale in Ucraina ha condannato senza mezze misure la politica portata avanti della Federazione russa.

“I nostri colleghi già uccisi da questo Stato per l'adempimento del loro dovere professionale, sono stati uccisi di nuovo”

“Naturalmente – continua la nota – il giudice Lipkina non lo scriverà nella decisione. Dimostrerà il desiderio di qualcuno di revocare un certificato di registrazione di un giornale che ha una storia di trent’anni. Con due premi Nobel per la pace tra i fondatori, Mikhail Gorbaciov e Dmitry Muratov”. E ancora: “I nostri colleghi già uccisi da questo Stato per l'adempimento del loro dovere professionale, sono stati uccisi di nuovo: Igor Domnikov, Yuri Shchekochikhin, Anna Politkovskaya, Stanislav Markelov, Anastasia Baburova, Natalya Estemirova, Orkhan Dzhemal”.

Guerra in Ucraina, giornalismo vittima della propaganda

Tra censura e resistenza

L’attacco alla controinformazione era cominciato il 5 marzo scorso, quando il Parlamento ha introdotto pene fino a 15 anni di carcere per la diffusione di notizie sull’operazione militare in Ucraina ritenute false dal governo. Da allora, l’occhio esaminatore del Roskomnadzor ha individuato qualsiasi messaggio ritenuto non allineato alla politica federale, comminando multe salate che di fatto rendono economicamente insostenibili le pubblicazioni.

E non finisce qui. La Corte ha invalidato la registrazione del magazine New Story, nato a luglio e anch’esso collegato a Novaya Gazeta, mentre per l'oscuramento dell’edizione online del giornale sembra essere già cominciato il conto alla rovescia. Il 27 luglio, infatti, la redazione ha appreso che Roskomnadzor ha intentato una causa per invalidare il certificato di registrazione del sito appellandosi a due avvisi recapitati a marzo. 

La Corte si riunirà per chiedere la cancellazione di un magazine nato a luglio, mentre per l’edizione online sembra cominciato il conto alla rovescia

Fino a quando potrà – anche grazie al sostegno dei lettori che attraverso il sito possono contribuire con una donazione – Novaya Gazeta continuerà a pubblicare e denunciare presunte ingiustizie. Come quella che, secondo il giornale, avrebbe subito Ivan Safronov, giornalista ed ex consigliere del capo dell’agenzia spaziale russa Roskosmos, condannato a 22 anni per alto tradimento.  A riprova di ciò, la nota della redazione dopo la revoca della licenza cartacea si conclude così. “Novaya Gazeta non ha bisogno dei suoi documenti Lei era, è e sarà. Anche quando non ci sarà più questo potere, né questi giudici, né questi impiegati dello Stato. Lo spirito libero soffia dove vuole e come vuole”.

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