Mascherine e guanti: i rifiuti del Covid-19 finiscono in strada

Molti dei dispositivi di protezione contro il coronavirus sono già finiti in mare o abbandonati per strada. Il ministro dell'Ambiente Costa: "Nella fase 2 gestione rifiuti affrontata in modo più organico"

Francesca Dalrì

Francesca DalrìGiornalista, il T quotidiano

24 aprile 2020

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Per strada, nei parcheggi, nei parchi, persino in mare: è la fine di mascherine e guanti usa e getta che, se ci proteggono dal coronavirus, non proteggono certo l’ambiente. L’allarme era arrivato già a fine febbraio quando Gary Stokes, cofondatore di OceansAsia, ripulendo le spiagge delle isole Soko, al largo di Hong Kong, si era imbattuto in un nuovo rifiuto: le mascherine. La storia si è ripetuta anche in Italia dove da giorni sui social spopolano foto di mascherine e guanti abbandonati per strada, spesso fuori dai supermercati.

Le mascherine raccolte sulle spiagge da OceansAsia
Le mascherine raccolte sulle spiagge da OceansAsia

“Cosa succederà quando il 4 maggio riapriranno anche i negozi e le altre attività economiche o quando torneremo in spiaggia?”, si chiede Mariateresa Imparato, presidente di Legambiente Campania. I numeri non sono confortanti. 159.529.901 i materiali sanitari distribuiti dalla Protezione civile dal primo marzo ad oggi. L’ordine è di milioni e, se la cifra sembra già enorme, non è che la punta dell’iceberg. Un iceberg fatto di guanti e mascherine e destinato ad aumentare esponenzialmente nella fase 2 quando questi oggetti diventeranno parte integrante della nostra nuova quotidianità. Secondo il rapporto “Imprese aperte, lavoratori protetti” del Politecnico di Torino, per la ripartenza serviranno un miliardo di mascherine, mezzo miliardo di guanti e oltre 9 milioni di litri di gel igienizzante al mese.

“Il tema dei rifiuti abbandonati non riguarda solo le mascherine e i guanti – commenta il ministro dell’Ambiente Sergio Costa a lavialibera –. Le persone che abbandonano oggi questi oggetti sono le stesse che prima abbandonavano altri rifiuti per strada senza alcun rispetto né per la salute né per l’ambiente. Certo che oggi, dato il tipo di rifiuto potenzialmente infetto, questo atteggiamento è ancora più grave”.

Da nord a sud l’inciviltà è di casa

Mascherine abbandonate fuori dai supermercati in giro per l'Italia
Mascherine abbandonate fuori dai supermercati in giro per l'Italia

“Riceviamo sempre più fotografie di dispositivi abbandonati per strada – racconta Imparato –. L’ho testato io stessa nelle mie passeggiate a 200 metri da casa: ogni tre passi trovo un guanto. Prima dell’emergenza monitoravamo la situazione delle spiagge, contando uno ad uno i rifiuti, ora basterebbe farlo sotto i palazzi”. “Siamo sorpresi e amareggiati – commenta Fausto Ferruzza, presidente di Legambiente Toscana –. Mentre cerchiamo di rispettare rigidamente le regole per fronteggiare la più grave crisi sanitaria della nostra storia, sullo smaltimento di guanti e mascherine molti cittadini si stanno lasciando andare a comportamenti incivili e inaccettabili”. Comportamenti che stanno tristemente unendo tutta la penisola, nessuna regione esclusa.

Le mascherine ritrovate a 200 metri da casa da Mariateresa Imparato, presidente di Legambiente Campania
Le mascherine ritrovate a 200 metri da casa da Mariateresa Imparato, presidente di Legambiente Campania

Il danno è prima di tutto ambientale. Per cominciare, ad oggi la maggior parte delle mascherine in dotazione ai cittadini è monouso e questo aumenta a dismisura la quantità di rifiuti prodotti: si stima che in Europa ogni persona produca in media mezza tonnellata di rifiuti l’anno, 20 chili a settimana per abitazione. A ciò si aggiunge la pericolosità ambientale dei materiali che compongono le mascherine (spesso di origine plastica come il polipropilene). Se non correttamente smaltite, rischiano di alimentare l'enorme problema della plastica in mare: oltre 8 milioni di tonnellate all’anno, oggetti che si trasformano lentamente in microplastiche per ritornare infine sulle nostre tavole attraverso il pesce che ingeriamo.

"I nostri comportamenti hanno un impatto enorme e il coronavirus ce l'ha dimostrato. Ora dobbiamo usarli per la sfida delle sfide: il cambiamento climatico" Mariateresa Imparato - presidente Legambiente Campania

“Eravamo il popolo delle campagne plastic free: ce le siamo già dimenticate? – si chiede Imparato –. Condividiamo foto e video di mari e fiumi puliti, della natura che si riprende i suoi spazi, gioiamo per l’aria che è tornata respirabile. E sembra che i problemi ambientali siano colpa degli altri, ma non è così. Le nostre abitudini possono avere un impatto enorme e questo virus lo sta dimostrando. Quello che dobbiamo fare ora è traslare la potenza dei nostri comportamenti individuali sulla sfida delle sfide: il cambiamento climatico. Sono però ottimista perché tra tutte le lentezze dell’Europa in questa pandemia, l’unica vera presa di posizione è stata in difesa del Green new deal”.

Green new deal: cos'è e cosa prevede il piano economico verde per salvare il pianeta

Addio raccolta differenziata?

C’è poi il potenziale danno sanitario. A fronte dell’impossibilità di mappare ad oggi tutti i portatori asintomatici del coronavirus, mascherine e guanti sono da considerarsi rifiuti potenzialmente infetti e vanno per questo smaltiti nell’indifferenziato. Sebbene secondo il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie non ci sia evidenza scientifica che i rifiuti domestici contribuiscano alla trasmissione del virus, le indicazioni dell’Istituto superiore di sanità (Iss, aggiornate allo scorso 31 marzo) sono chiare: tutti i soggetti positivi, in isolamento o in quarantena obbligatoria devono interrompere la raccolta differenziata e raccogliere i propri rifiuti (dalle mascherine ai fazzoletti, dall’organico al vetro) insieme in almeno due sacchetti, uno dentro l’altro. Per tutti gli altri la raccolta differenziata deve proseguire, con mascherine, guanti e fazzoletti da gettare nell’indifferenziato.

“Al momento stiamo lavorando alle regole per lo smaltimento dei rifiuti nella fase due –, spiega Federica Scaini, ricercatrice del gruppo di lavoro Ambiente e rifiuti dell’Iss –. Il problema è enorme dal punto di vista delle quantità e speriamo di fornire il prima possibile delle indicazioni”. “Serviranno criteri per lo smaltimento e sarà necessario installare dei contenitori appositi fuori dalle attività commerciali – commenta Imparato –. Noi ci stiamo già attivando per campagne di sensibilizzazione, ma serviranno anche controlli e multe per chi abbandona i rifiuti in strada”.

“Serve un’azione di contrasto, ma anche di educazione ai rifiuti – afferma il ministro Costa –. Certamente nella fase 2 la gestione dovrà essere affrontata in modo più organico”. Sull’argomento è intervenuta anche la Commissione europea emanando il 14 aprile delle specifiche linee guida e sostenendo la necessità di non abbandonare la raccolta differenziata che, secondo gli ultimi dati Istat, in Italia è al 55,5%. “La raccolta differenziata e il riciclo dei rifiuti sono cruciali per la salute e la sicurezza dei cittadini, per l’ambiente e l’economia”, ha affermato Virginijus Sinkevicius, commissario per l’Ambiente della Commissione Ue.

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