25 settembre 2022
“Non crediamo in una risoluzione militare della guerra in Ucraina, ma nella necessità di un tavolo negoziale”. Lo dice Alfio Nicotra, co-presidente di Un ponte per: organizzazione non governativa italiana che, insieme al Movimento Nonviolento, guiderà la prossima carovana della rete Stop the war now diretta in Ucraina. L’iniziativa ha al proprio attivo tre grandi missioni e altre piccole spedizioni che hanno portato nel Paese vittima dell’aggressione russa decine di tonnellate di aiuti e evacuato un migliaio di profughi. Lo scorso viaggio è stato organizzato dalla comunità Papa Giovanni XXIII a fine agosto e ha fatto meta a Mykolaiv, un fronte fin dall’inizio del conflitto.
"Non crediamo in una risoluzioni militare del conflitto, ma nella necessità di un tavolo negoziale: fino ad ora è stato trascurato"
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Questa volta la destinazione finale sarà la capitale, Kyiv. Il programma di viaggio, con partenza il 26 settembre e ritorno il 3 ottobre, prevede incontri con sindacati, università ed esponenti della società civile ucraina impegnati per la costruzione della pace, la resistenza non violenta e l’obiezione di coscienza. “I nostri obiettivi sono due – prosegue Nicotra –. Il primo è ascoltare. Il secondo, iniziare un percorso con chi promuove la coesione sociale e non considera le minoranze russofone presenti nel Paese come antagoniste. Posizioni minoritarie al momento: comprensibile dato che la popolazione ucraina ha subito un’aggressione violenta da parte della Russia, ma avallare la logica amico/nemico, alla radice di tutte le guerre, è un errore”.
"La popolazione ucraina ha subito un’aggressione violenta da parte della Russia, ma avallare la logica amico/nemico, alla radice di tutte le guerre, è un errore"
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Il contesto non è facile: la cronaca delle ultime ore racconta della mobilitazione di nuovi riservisti e dei referendum – “privi di qualsiasi legittimità” – indetti da Vladimir Putin nelle autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk, e nelle regioni di Zaporizhzhia e Kherson. Episodi che – secondo Nicotra – segnano l’apertura di una nuova fase del conflitto. “È ormai chiaro che puntare alla vittoria sul campo, fino all’annientamento dell’avversario, è una follia. Bisogna fermare la carneficina”. Ecco perché – a suo avviso –diventa fondamentale instaurare rapporti con i giovani ucraini, così come sostenere gli obiettori di coscienza sia ucraini sia russi.
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“L’Europa sta chiudendo le proprie frontiere ai cittadini russi, rendendo impossibile ottenere un visto a chi vorrebbe scappare per non arruolarsi, quando invece dovrebbe fare l’esatto contrario. Stiamo vedendo in questi giorni le immagini di centinaia di giovani russi che vengono arrestati perché protestano nelle piazze o non vogliono andare al fronte. Vanno supportati, non respinti. È necessario distinguere la popolazione dal governo”.
La guerra in Ucraina legittima il riarmo
"L’Europa sta chiudendo le proprie frontiere ai cittadini russi, rendendo impossibile ottenere un visto a chi vorrebbe scappare per non arruolarsi: dovrebbe fare l’esatto contrario"
Il quadro non migliora per gli obiettori di coscienza ucraini, perseguiti penalmente. La delegazione, che lavialibera accompagnerà nel suo percorso, sarà anche l’occasione per lanciare una campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi con l’obiettivo – scrivono nel comunicato stampa di Stop the war now – “di sostenere le spese legali e processuali degli attivisti ucraini sotto inchiesta e sostenere il loro prezioso lavoro di costruzione della pace”. “L’Europa considera l’obiezione di coscienza un diritto fondamentale da tutelare. L’Ucraina, che ambisce a far parte dell'Europa, non può essere da meno”, aggiunge Nicotra, concludendo con un appello: “Chiediamo che si lavori di più al tavolo dei negoziati, fino ad ora a nostro avviso trascurato. Auspichiamo un intervento delle Nazioni unite in questa direzione e la costruzione di un sistema di sicurezza comune, demilitarizzato, che abbracci tutto il Vecchio continente, senza creare nuove cortine di ferro”.
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