25 novembre 2022
Sei comuni italiani su dieci non pubblicano gli elenchi sui beni confiscati, venendo meno all’obbligo di legge previsto dal codice antimafia. È quanto emerge dal report RimanDati 2 realizzato da Libera, che per il secondo anno consecutivo ha monitorato i siti web delle amministrazioni pubbliche e gli elenchi dei beni sottratti alla criminalità organizzata. Le ultime indicazioni non sono incoraggianti e confermano la grande fatica degli enti nel garantire la trasparenza delle informazioni e la loro piena fruibilità, segnando addirittura un peggioramento rispetto alla prima edizione. Così, se nel report 2021 la percentuale dei Comuni che non comunicavano i dati era pari al 62 per cento, ora sale al 63,5 per cento. In particolare, su 1.073 amministrazioni comunali osservate solo 392 sono davvero in regola, con molti enti che pubblicano solo informazioni parziali e non del tutto rispondenti alle indicazioni normative. La situazione non migliora negli enti sovraterritoriali: su dieci province e città metropolitane destinatarie di beni confiscati, il 50 per cento non pubblica gli elenchi, mentre dei sei enti regionali presi in esame (Calabria, Campania, Lazio, Liguria, Piemonte, Sicilia) solo due rispettano appieno le regole.
Intervista: Beni confiscati, sulla trasparenza "serve cambiare passo"
La ricerca ha impegnato 32 tra volontarie e volontari della rete territoriale di Libera, provenienti da undici regioni. Un lavoro complesso, con 1.089 enti pubblici monitorati in tutto il Paese. In Liguria, Piemonte, Toscana, Campania e Calabria, inoltre, è stata predisposta una strategia per procedere con la domanda di accesso civico a tutti gli enti inadempienti, così da registrare la capacità di risposta e ricettività della pubblica amministrazione.
Nelle cinque regioni selezionate, su 373 enti destinatari delle domande hanno risposto soltanto in 130: un dato significativo, che certifica l’enorme difficoltà della pubblica amministrazione, con il 65,1 per cento degli enti contattati (243) che non ha prodotto alcun riscontro all’istanza inviata. Alla seconda ricognizione la situazione è decisamente migliorata e, a parte la Liguria, in tutte le altre regioni i dati dimostrano un consistente incremento della quantità dei dati pubblicati, con picchi che in Piemonte e Toscana sfiorano o raggiungono i venti punti percentuali. Sul piano nazionale, si passa dai 392 Comuni che hanno pubblicato l’elenco alla prima ricognizione ai 432 che lo fanno alla seconda (+4 per cento).
Come un anno fa, anche nell’edizione 2022 al diminuire della dimensione dei Comuni si riduce la trasparenza dei dati. La tendenza è probabilmente dovuta al fatto che nei piccoli centri sono più carenti le risorse di personale, di competenze e finanziarie utili tanto ad adempiere agli oneri di trasparenza, quanto a progettare e attivare la società civile nel riuso dei patrimoni. Occorre dunque fornire massima attenzione e sostegno a queste realtà, anche in considerazione del fatto che – rispetto al 2021 – è aumentato sia il numero di enti coinvolti (da 678 a 681 Comuni), sia la mole di beni che sono chiamati a gestire (che passano dai 5.611 del 2021 ai 5.914 del 2022).
La finalità del monitoraggio è alzare il livello d’attenzione sulla pubblicazione delle informazioni riguardanti i beni confiscati e ottenere i dati nelle forme più efficaci e nel minore tempo possibile. L’obiettivo, da raggiungere entro il 2024, è ottenere risposte esaustive dagli enti interpellati, diffondendo un’autentica cultura della trasparenza integrale.
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