In "Eroina", Vanessa Roghi ricostruisce la storia sociale delle droghe pesanti

Il libro "Eroina" di Vanessa Roghi ricostruisce origine e sviluppi del consumo di oppiacei dall'Ottocento in poi, sottolineando la responsabilità delle case farmaceutiche nella loro diffusione

Manuela Battista

Manuela BattistaLibreria Binaria, Torino

23 dicembre 2022

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Eroina. Dieci storie di ieri e di oggi, scritto dalla storica della contemporaneità Vanessa Roghi ed edito da Mondadori (2022), non solo è un saggio corposo sulla storia sociale delle cosiddette droghe pesanti ma è un generatore di pensiero, un attivatore di memoria e azione che pone l'accento sulla “terza via", tra la politica punitiva e la guarigione tout court propugnata da alcune comunità terapeutiche: la riduzione del danno, accettata negli anni di esplosione di Hiv e Aids, poi depotenziata in nome del decoro pubblico. "La riduzione del danno – scrive Roghi – ha cambiato lo sguardo di tanti politici e amministratori locali che si sono resi conto che non si può essere puniti per il semplice fatto di consumare una sostanza illegale. La punizione, lungi dal guarire chicchessia, aumenta la distanza dalla possibilità di recupero; un recupero sociale che non coincide necessariamente con la disintossicazione, perché c'è chi con l'eroina, con il metadone, ci convive per tutta la vita".

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Un capitolo alla volta, il libro ricostruisce origine e sviluppi del consumo di oppiacei da fine Ottocento in poi, non mancando di sottolineare le responsabilità delle case farmaceutiche nella diffusione indiscriminata di queste panacee ad alto profitto. Oggi negli Stati Uniti crescono a forte ritmo i morti per overdose da oppioidi come il Fentanyl, sostanze completamente sintetiche che stanno soppiantando i derivati dell’oppio.

In Italia, forse anche grazie ad una differente struttura sociale e a un sistema sanitario che nelle sue difficoltà offre ancora uno scudo di protezione, il fenomeno non ha le stesse dimensioni. Questo non assolve il nostro Paese, che non ha mai smesso, sia a livello politico che di dibattito pubblico, di considerare devianza ciò che è fragilità, malattia. A ricordarcelo si pongono in apertura e chiusura del libro, le storie di due donne: Valentina, mamma, detenuta, entrata e uscita da dodici comunità, e Desirée, per cui nessuno ha trovato una soluzione che non fosse l'emarginazione, la solitudine, la morte a sedici anni, a Roma, nel quartiere studentesco più popoloso d'Europa. Nel mezzo ci sono storie e nomi che raccontano l'Italia e il suo rapporto con la gestione del fenomeno, in particolare dagli anni Ottanta in poi: Andrea Pazienza (Paz) e le sue vignette sulla quotidianità del tossico, Mauro Rostagno e la vicenda giudiziaria di Macondo, Vincenzo Muccioli e San Patrignano, Carlo Rivolta e il suo talento fragile. Eroina non è un libro da leggere d'un fiato, va assimilato e utilizzato come bussola contro lo smarrimento nel mare di semplificazioni sul tema delle droghe.

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