
Carcere, detenuti in semilibertà tornano a dormire in cella

23 dicembre 2022
C’è un tema che la Convenzione di Palermo non affronta ed è oggi di importanza cruciale: il cybercrime. L’uso che la criminalità organizzata transnazionale fa delle ultime tecnologie è duplice: da una parte, le sfrutta per commettere reati tradizionali. Basti pensare ai servizi di comunicazione anti-intercettazione usati dai narcos per organizzare il traffico internazionale di stupefacenti o alle videochiamate a pagamento in cui bambine e bambini vengono costretti a spogliarsi. Dall’altra, se ne serve per commettere nuovi crimini. È il caso degli attacchi ransomware: un tipo di software malevolo che rende inaccessibili i dati dei computer infettati e chiede il pagamento di un riscatto, in inglese ransom, per ripristinarli. Reati in crescita e che, per la natura stessa del mezzo attraverso cui sono compiuti, che non ha confini spaziali e temporali, richiedono norme uniformi e cooperazione internazionale.
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Nel dicembre del 2000, a Palermo veniva firmata la Convenzione Onu contro il crimine organizzato transnazionale, presentata in termini trionfalistici come una svolta nella lotta ai fenomeni mafiosi in tutto il mondo. Ma cosa è cambiato da allora? Qual è lo stato dell'arte in fatto di contrasto ai traffici illeciti globali?