Roma, 16 marzo 2023. Il presidio di Io voto fuori sede e The Good Lobby per sostenere la campagna a favore del voto di chi abita lontano dal luogo di residenza (Foto The Good Lobby)
Roma, 16 marzo 2023. Il presidio di Io voto fuori sede e The Good Lobby per sostenere la campagna a favore del voto di chi abita lontano dal luogo di residenza (Foto The Good Lobby)

Voto per i fuorisede. I partiti sono d'accordo, l'iter riparte

La commissione Affari costituzionali della Camera ha cominciato a studiare le quattro proposte di legge per garantire il voto a chi vive lontano dal luogo di residenza. Le organizzazioni dei fuorisede non stanno a guardare e rilanciano l'impegno per la riforma

Andrea Giambartolomei

Andrea GiambartolomeiRedattore lavialibera

27 marzo 2023

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Sul diritto al voto dei fuorisede, siano essi studenti o lavoratori, sembra esserci grande sintonia tra le forze politiche della maggioranza e dell’opposizione. Dopo i tentativi falliti del passato e le promesse dell'ultimo minuto in campagna elettorale, i nuovi eletti in parlamento si sono subito mossi per garantire la possibilità di votare a quasi cinque milioni di persone, pari al 10 per cento dell’elettorato, una fetta importante soprattutto in un contesto di astensionismo sempre più forte. Giovedì 16 marzo, in piazza Santi Apostoli, i rappresentanti dei principali partiti hanno dato il loro appoggio alla campagna sostenuta dalla rete Io voto fuori sede, da The Good Lobby e altre organizzazioni. Diverse proposte di legge sono state depositate e quattro di queste sono già al vaglio della commissione Affari costituzionali della Camera dei deputati.

Da tre legislature i fuori sede aspettano una legge

Cosa prevedono le proposte sul voto dei fuorisede

Quattro sono le proposte di legge sul tema presentate alla Camera. Ci sono quelle che vedono come primi firmatari Riccardo Magi e Benedetto Della Vedova (+Europa), quella di Marianna Madia (Pd), di Valentina Grippo (Azione) e da Luana Zanella (Alleanza verdi e sinistra). Tra di loro, si differenziano poco: quasi tutte vogliono lasciare agli elettori la possibilità di votare nel comune in cui sono temporaneamente domiciliati per motivi di studio, lavoro o cura, in occasione del voto alle elezioni politiche, europee e per i referendum. Soltanto una, quella dell’onorevole Grippo, vuole estendere questo diritto anche alle elezioni regionali e comunali.

Un'altra proposta di legge è stata depositata da Vittoria Baldino, vicecapogruppo M5s alla Camera, per l'introduzione del "voto anticipato presidiato". Sembrano assenti proposte del campo della destra.

Cosa hanno sostenuto i promotori nelle audizioni

“Non è vero che i giovani non hanno interesse per la politica. Secondo un’indagine Swg, l’astensionismo dei giovani è il linea con le altre fasce d’età, ma pesa l’astensionismo involontario di chi vorrebbe esprime la propria preferenza di voto e non può farlo"Federico Anghelé - The Good Lobby

La commissione Affari costituzionali, l'8 marzo scorso, ha ascoltato in audizione i rappresentanti di tre organizzazioni: il comitato Voto dove vivo, il comitato Io voto fuori sede e The Good Lobby. Tutti concordano nel riprendere alcuni spunti lanciati dal Libro bianco realizzato dalla commissione di esperti, voluta nella passata legislatura dal ministro per i rapporti con il Parlamento Federico D'Incà, per studiare le ragioni dell’astensionismo e ideare alcune proposte come:

  • l'introduzione del voto anticipato presidiato;

  • la digitalizzazione della tessera e delle liste elettorali (election pass);

  • l'istituzione di due appuntamenti elettorali annuali in cui concentrare le scadenze elettorali (election day).

Da Alessandro De Nicola, rappresentante del primo gruppo, parte la proposta di mantenere il legame tra l'elettore e il suo territorio di appartenenza. Per consentire ciò, Voto dove vivo propone di introdurre questa opzione: l'elettore fuorisede potrà richiedere l'iscrizione al voto nel comune in cui abita e votare in seggi presidiati in anticipo rispetto la data delle elezioni, così nel giorno dello spoglio la sua preferenza potrà essere conteggiata insieme alle altre.

Anche Stefano La Barbera, presidente del comitato Io voto fuori sede,  si unisce alla richiesta di non spezzare il legame col territorio di provenienza perché “si rischia di mutare la rappresentanza specialmente nelle regioni meridionali”. Aggiunge inoltre la richiesta di non fare distinzioni sulle ragioni per cui una persona si trova lontano dal comune di residenza, quindi non limitare alle ragioni di studio, lavoro o cura, così da rimuovere “qualsiasi legaccio di tipo burocratico per evitare motivi di discriminazione tra cittadini”. Un'opzione appoggiata da Federico Anghelé, direttore di The Good Lobby, che ha voluto sottolineare un aspetto: “Non è vero che i giovani non hanno interesse per la politica. Ricerche accademiche certificano che i giovani di oggi partecipano più di quelli di venti anni fa, anche in termini di partecipazione al voto: secondo un’indagine Swg, l’astensionismo dei giovani è il linea con le altre fasce d’età, ma lì dentro, nella fascia tra i 18 e i 35, pesa l’astensionismo involontario, di chi vorrebbe esprime la propria preferenza di voto e non può farlo. Basta guardare i dati: le regioni con più fuorisede sono quelle dove si vota di meno”, cioè quelle meridionali. Anghelé ha invitato i parlamentare a introdurre modifiche in maniera graduale per sperimentare e consolidare i sistemi di voto.

Le dichiarazioni dei politici

In piazza Santi Apostoli, a Roma, giovedì c'erano molti trolley, pieni di schede elettorali fac-simile, per rappresentare i viaggi di chi, a ogni tornata elettorale, deve mettersi in marcia per andare al seggio. All'evento, hanno partecipato anche alcuni parlamentari. Tra di loro, Marianna Madia, prima firmataria della proposta targata Pd: “Non è possibile a ogni legislatura ricominciare da capo”, ha detto riferendosi al lavoro compiuto nella passata legislatura che avrebbe potuto portare a una riforma. Col termine anticipato del mandato dei parlamentari, tutto è finito in fumo.

La deputata dem ha puntato il dito anche contro le resistenze (non sempre immotivate) degli apparati burocratici, in particolar modo del ministero dell’Interno: “Ogni qualvolta si introduce un’innovazione c’è sempre una diffidenza da chi quell’innovazione la deve attuare. C’è sempre un riflesso incondizionato nel dire è difficile, non si può fare”. Alle “resistenze burocratico-amministrative” del Viminale, si aggiungono anche alcune resistenze politiche, afferma Riccardo Magi che nota come sia “aumentata la consapevolezza che questo sia un problema, soprattutto di fronte all’astensionismo crescente”. Giulia Pastorella (Azione) fa notare che “ci sono anche dei cavilli e delle falle”: “Ho scoperto da amministratore locale che i database elettorali, rispetto ai database di residenza, si allineano solo una volta ogni tanto. Quindi, se si è cambiata residenza vicino alla scadenza elettorale, si deve tornare a votare nella vecchia sede di residenza. Queste sono assurdità che a livello tecnologico non sono poi così difficili da risolvere”, ha spiegato la deputata.

Così il ministero dell'Interno ha frenato il voto dei fuori sede

Il centrodestra, che non ha proposte di legge in esame alla commissione Affari costituzionali, cerca di rimediare con la proposta – firmata da Fabio Roscani, di Fratelli d’Italia – di istituire un intergruppo (cioè un’associazione informale di parlamentari, a prescindere da partiti e camere, per lavorare su un tema) dedicato alle politiche per la gioventù. Tra gli intenti, combattere l’astensionismo giovanile e per questo vuole “promuovere azioni legislative che permettano di estendere il diritto di voto ai fuorisede”, che è “uno dei modi per combatterlo”. Una proposta che piace anche a Marco Pietrandrea (Lega), secondo il quale i tempi permetteranno di discutere, “entrando nel merito tecnico con il ministero dell’Interno, quali saranno i perimetri migliori che andranno a difendere maggiormente il diritto costituzionale senza creare alcun tipo di bug all’interno del sistema”.

“Credo che la cosa principale da dire è che ci stiamo riprovando – afferma Eleonora Evi, (SI-Verdi) – Non possiamo permetterci di perdere l’occasione di colmare un vuoto di diritti che grida vendetta da troppo tempo”.

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