Aggiornato il giorno 12 maggio 2023
L’idea di dedicare uno speciale al basso Lazio è maturata nell’estate 2022, quando Graziella Di Mambro, nostra corrispondente nella zona, telefonò per segnalare un fatto straordinario. L’esponente di una nota famiglia di camorra, condannato per estorsione, aveva duramente attaccato su Facebook l’ex sindaca di Formia, autrice di pressanti denunce pubbliche contro la sua famiglia e, più in generale, contro gli affari criminali nell’area. La pubblicazione del post era stata accolta da un coro di solidarietà da parte dei cittadini… a favore del pregiudicato. Il tutto avveniva a pochi mesi di distanza da un altro evento: il 2 giugno, il parroco Alfredo Micalusiaveva approfittato dell’omelia durante la festa patronale di Sant’Erasmo per richiamare con forza l’attenzione dei fedeli sulla presenza della mafia, sollecitando le istituzioni a sciogliere ogni ambiguità nei suoi confronti. Il messaggio di Graziella chiudeva così: «Qualcuno sta provando a smuovere le acque, dovremmo raccontarlo».
Luigi Ciotti: "Basso Lazio, contro l'indifferenza"
A inizio 2023, dopo un’esperienza analoga a Foggia nel 2021, siamo quindi andati a Fondi, Formia, Gaeta e dintorni. Per conoscere da vicino questa terra di confine, che non è più Roma ma non è ancora Napoli, lontana dai riflettori istituzionali, feudo di longeve cordate politiche e zona di espansione della camorra.
C’è chi si adegua per convenienza e chi per paura
Dove bellezze naturali e storia sono state deturpate dalle speculazioni e dagli abusi, le risorse locali sfruttate da interessi privati e criminali. Dove chi non si piega a questa normalità, o non è attratto da un benessere in parte fondato su clientelismi e riciclaggio, è giudicato un moralista e un rompiscatole. Per le strade di Formia è stato facile incontrare i segni di una ricchezza apparente, appannaggio di pochi, ma fumo negli occhi per molti.
Marco Omizzolo: "Sud Pontino, melting pot criminale"
I magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Roma spiegano che la normalizzazione delle mafie nel sud Pontino, come in tutto il Lazio, avviene soprattutto grazie a imprenditori, burocrati e rappresentanti politici. Nei luoghi dove politica e criminalità si scattano selfie assieme, è difficile distinguere “il braccio armato” dai “colletti bianchi”, le due anime si fondono all’interno di un’élite cui piace esibirsi, che usa le proprie ricchezze per catturare consenso e amicizie con generosità pelosa. Questa rete di collusioni vive senza incontrare resistenze, senza suscitare quello scandalo che ci si attenderebbe da una comunità fiduciosa nei confronti delle istituzioni.
Il sud Pontino è una terra dove tutto pare in vendita, impoverita sul piano civico e sociale da anni di clientele stabili, violenze efferate e sfiducia verso istituzioni corrotte. C’è chi si adegua per convenienza e chi per paura. Di fatto, qui tutti sanno ma in pochi protestano, prendono posizione o si schierano contro questa ricchezza artefatta, costruita con la violenza e la prevaricazione. Questi pochi meritano sostegno.
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