Aggiornato il giorno 12 maggio 2023
Il 2 giugno 2022 la chiesa di Sant’Erasmo a Formia è gremita per la festa patronale, tutti vestono l’abito buono. I vertici delle istituzioni locali siedono in prima fila, di fronte all’altare sontuosamente decorato. È la festa più importante della città e don Alfredo Micalusi lo sa bene: "La nostra città, che amiamo tanto – tuona al microfono – sta vivendo un degrado che non ha mai vissuto". Dopo i primi attimi di silenzio, lo interrompono gli applausi. "La retorica che la mafia non è presente non ci incanta più. Sappiamo che c’è un cancro da estirpare". A don Alfredo non occorre fare nomi, tutti sanno e capiscono: "Non è più tempo di farci gli affari nostri – insiste – questo è il tempo della responsabilità e della partecipazione, le ambiguità vanno risolte altrimenti la storia le giudicherà duramente".
A distanza di qualche mese, il parroco ci accoglie con fare amichevole. "Sant'Erasmo è il 2 giugno, festa della Repubblica. Di solito iniziamo la novena nove giorni prima, il 23 maggio, anniversario della strage di Capaci ", racconta mentre ci offre il caffè. "Cerco sempre di farne un'occasione che non si fermi alla devozione. Ebbene, all’alba del 24 maggio ci siamo svegliati con il rumore degli elicotteri. Hanno catturato 15 persone per un grosso giro di droga. Capite? Il giorno prima applaudivamo il ricordo di Giovanni Falcone e l’indomani eravamo spettatori di una retata in stile Sud America. Non potevamo stare zitti di fronte a tutto questo".
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"Alcuni lamentano che mischio la politica con il sacro, che rovino i momenti di gioia della città con queste prediche, che voglio affermarmi come prete antimafia"Don Alfredo Micalusi
Formia negli ultimi tempi è stata scossa da altri episodi cruenti. Il 15 febbraio 2022, qualcuno ha sparato a Gustavo Bardellino – nipote di Antonio Bardellino, fondatore del clan dei Casalesi – vicino alla concessionaria di automobili in cui lavorava. Un anno prima era stato ucciso, con una coltellata all’arteria femorale, il diciassettenne Romeo Bondanese, aggredito da coetanei arrivati da Caserta. Le scritte degli amici urlano ancora il suo nome dai muri delle vie del centro. "Qui è tutta zona grigia – riprende il parroco – e quando parliamo dei cognomi che pesano i parrocchiani mi rispondono che quelle sono brave persone, che invitano i figli ai compleanni, che non li fanno pagare al bar". Don Alfredo denuncia compiacenze di esponenti delle istituzioni locali, imprenditori, professionisti, comuni cittadini. "La mia percezione è che Formia sia una lavatrice di soldi e che questa ricchezza eserciti un effetto di emulazione sui ragazzi". Tra coetanei molti fanno a gara per salire sulla Porsche o la Mercedes dei rampolli di certe famiglie, o per brindare con loro all’osteria.
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Appeso sulla scrivania del parroco sta un Cristo dipinto a braccia larghe su un’asse di legno. "Non è una crocifissione, è un abbraccio", sorride don Alfredo. Prima di salutarlo, gli chiediamo se ha mai avuto paura. "Alcuni lamentano che mischio la politica con il sacro, che rovino i momenti di gioia della città con queste prediche, che voglio affermarmi come prete antimafia. Per me fare sapere che aderisco a Libera è un modo per rendere pubblica la mia posizione e quindi proteggermi, evitando che qualcuno venga in parrocchia per rifarsi il trucco. Quando ho chiuso con alcuni di loro sono stato pesantemente attaccato sui social, hanno scritto di non mandare i figli a Sant’Erasmo sollevando nei miei confronti accuse infamanti. È successo perché ho rifiutato dei soldi, e non puoi dire di no ai soldi". La delegittimazione è un’arma feroce che su questi territori ha già fatto altre vittime. Dove c’è "la mafia da contatto", come la chiama don Alfredo, "il cattivo sono io, che chiudo i rapporti con chi ha inquinato e corrotto questa terra".
C’è un aspetto che pare dispiacergli sopra ogni altro, ed è la rassegnazione: il silenzio della città sulla devastazione del paesaggio, sulla diffusione del gioco d’azzardo, sui soliti interessi opachi. "Abbiamo vissuto per mesi con il fango nei rubinetti o senz’acqua, e a protestare in piazza eravamo in 300. Per questo dico che a Formia la gente dorme". E sembra continuare a farlo, nonostante la sveglia suonata all’omelia di Sant’Erasmo.
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