Un detenuto al carcere Lorusso e Cutugno di Torino (Foto di Marco Panzarella/lavialibera)
Un detenuto al carcere Lorusso e Cutugno di Torino (Foto di Marco Panzarella/lavialibera)

In carcere non si sta al fresco

Nei mesi estivi il caldo e l'interruzione delle attività negli istituti penitenziari, quali scuola e volontariato, isolano le persone detenute e, in certi casi, favoriscono i suicidi, che proprio in questo periodo dell'anno raggiungono numeri elevati

Andrea Oleandri

Andrea OleandriResponsabile comunicazione di Antigone

27 luglio 2023

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Qualche giorno fa nel carcere di Ravenna i detenuti hanno inscenato una protesta, dovuta al caldo insopportabile. L’estate è la stagione più difficile per chi si trova in un istituto penitenziario: non solo per colpa del caldo ma anche per via della noia, dovuta all’interruzione di molte attività. Non è un caso che il numero di suicidi nei mesi estivi raggiunga numeri drammatici. Spesso le carceri sono veri e propri blocchi di cemento in mezzo al nulla, dove il sole batte tutto il giorno. L'aria che filtra dalle finestre è poca per via dalle sbarre, delle reti e di schermature che, dalle rilevazioni dell’osservatorio di Antigone del 2021, sono presenti nel 50 per cento dei casi (su 96 carceri visitate).

Il carcere uccide (non) solo d'estate

Senza dimenticare il blindo – una pesante porta di ferro con una piccola finestrella che serve esclusivamente al personale di polizia per guardare dentro – che, soprattutto in orario notturno, a volte viene chiuso. Ogni cella all'ingresso ha delle sbarre che sono tenute chiuse durante il giorno, a meno che i detenuti non usufruiscano del regime a celle aperte, che consente loro di uscire dalle loro camere durante la maggior parte della giornata e passeggiare liberamente nei corridoi della sezione. La notte, per tutti, sia in regime di celle aperte che in quello di celle chiuse, oltre alle sbarre viene chiuso anche il blindo. E di aria non ne passa più.

Spesso le carceri sono veri e propri blocchi di cemento in mezzo al nulla, dove il sole batte tutto il giorno. L'aria che filtra dalle finestre è poca per via dalle sbarre, delle reti e delle schermature

Dentro le celle spesso si muore di caldo, e non è solo un modo di dire. Nelle aree detentive l’aria condizionata non esiste da nessuna parte, in alcuni casi ci sono i ventilatori. Anche bere un po’ di acqua fresca può risultare complicato. Nelle celle non c’è mai il frigorifero e in regime di celle chiuse per recarsi ai frigoriferi di sezione, posto che ci siano, bisogna chiedere il permesso agli agenti in servizio. Questo di giorno. La notte è tutto più difficile, così come non sempre è possibile trovare sollievo con una doccia. 

Carcere, detenuti in semilibertà tornano a dormire in cella

Nei 98 istituti visitati dall’osservatorio di Antigone nell’ultimo anno, nel 56 per cento dei casi le celle erano sprovviste di doccia, nonostante il regolamento penitenziario del 2000 preveda la loro presenza obbligatoria a partire dal 2005. In regime di celle aperte è possibile utilizzare le docce di sezione, se disponibili. Sempre che ci sia l’acqua, che in alcuni istituti è razionata. In altri, invece, manca completamente e si deve fare tutto con le bottiglie. Ogni anno Antigone riceve segnalazioni di carceri dove i detenuti per lavarsi utilizzano l’acqua confezionata. In questi giorni di caldo torrido il carcere di Avellino è rimasto senz’acqua per diversi giorni e, a farne le spese, non sono solo i detenuti, ma anche agenti penitenziari e operatori che lavorano  nelle sstrutture.

C’è poi il problema isolamento, che si acuisce nei mesi estivi. Le carceri sono a tutti gli effetti pezzi di città e vivono delle stesse dinamiche: il rallentamento delle attività ha conseguenze negative e crea solitudine. L’interruzione dell’anno scolastico a giugno, ad esempio, per gli studenti-detenuti significa non avere nulla da fare. E lo stesso vale per molte attività di volontariato, che vanno in pausa.

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In questo connubio di caldo, noia e isolamento, capita che l’idea del suicidio possa prendere il sopravvento. Lo scorso anno è stato drammatico: nei mesi di giugno, luglio e agosto del 2022, 31 persone si sono tolte la vita in carcere (16 solo ad agosto) sugli 85 contati a fine anno. E se nel 2021 i casi nei tre mesi estivi erano stati “solo” 9 sui 58 registrati a fine anno, nel 2020 si erano tolte la vita 19 persone delle 61 conteggiati al 31 dicembre. Nel 2019 i suicidi estivi erano stati, invece, 16 sui 53 totali.

Nelle celle non c’è mai il frigorifero e anche fare una doccia può risultare complicato. E se manca l’acqua, per lavarsi bisogna usare quella in bottiglia

Per questo è fondamentale che soprattutto durante la stagione estiva si prendano iniziative specifiche. Ad esempio, tenere aperti i blindi durante la notte, favorendo il più possibile il passaggio dell’aria. Dotare tutte le celle e gli spazi comuni di ventilatori e, laddove possibile, di frigoriferi. E ancora, garantire l’accesso alle docce per più ore anche dove vige il regime delle celle chiuse. Occorrerebbe poi ristrutturare le carceri che versano in condizioni di degrado.

Per reinserire i detenuti serve un accesso a Internet

Per quanto riguarda l’isolamento, invece, è necessario organizzare eventi che consentano l’accesso dei volontari e permettere ai detenuti di contattare quotidianamente per telefono o con videochiamata i propri affetti. Iniziative che non richiedono grandi sforzi ma che garantirebbero una qualità della vita in linea con gli standard previsti da leggi e convenzioni, nazionali e internazionali. 

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