Roma, 7 marzo 2024. Il procuratore di Perugia Raffaele Cantone insieme alla presidente della commissione parlamentare antimafia Chiara Colosimo (Foto Camera dei deputati)
Roma, 7 marzo 2024. Il procuratore di Perugia Raffaele Cantone insieme alla presidente della commissione parlamentare antimafia Chiara Colosimo (Foto Camera dei deputati)

Accuse di dossieraggio, in antimafia i pm Melillo e Cantone difendono gli strumenti di lotta al crimine

Davanti ai parlamentari, il procuratore nazionale antimafia e quello di Perugia hanno spiegato quanto è stato scoperto sugli accessi illeciti nei database con informazioni riservate, fatti dal tenente della Finanza Pasquale Striano. Dossieraggio? No, "ricerca spasmodica di informazioni". Molti aspetti restano da chiarire. I due magistrati, però, difendono la Dnaa e gli strumenti investigativi per la lotta alla mafia

Redazione <br> lavialibera

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7 marzo 2024

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Numeri “spropositati”, “mostruosi”. Alcune migliaia di accessi sulle banche dati a disposizione degli investigatori, quelle con le segnalazioni di operazioni finanziarie sospette, al sistema dell’Agenzia delle Entrate chiamato “Serpico”, quelle con l’archivio degli atti della Direzione nazionale antimafia e altro ancora. Giovedì mattina il procuratore di Perugia Raffaele Cantone si è presentato alla commissione parlamentare antimafia e ha fornito alcune informazioni sul caso del tenente della Guardia di finanza Pasquale Striano, in distacco alla Dnaa, e dei suoi accessi illeciti ai database per fornire informazioni riservate a giornalisti, magistrati e altre persone.

Condotte che, come ha detto il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo mercoledì pomeriggio, “paiono difficilmente compatibili con la logica della deviazione individuale” e per questo “uno dei punti centrali sarà comprendere il suo sistema di relazioni”, perché va capito se esiste un “mercato parallelo di informazioni riservate”. “Il mercato delle Sos (segnalazioni di operazioni sospette, ndr) non si è affatto fermato”, ha aggiunto Cantone giovedì mattina, condividendo anche un timore: “I numeri di questa vicenda fanno pensare che oggi ci sia altro. I numeri che ho sono davvero mostruosi – ha affermato Cantone –. Su alcune cose intendo riferire solo al Copasir”, cioè il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, l’organismo che controlla l’operato dei servizi segreti.

Il caso “dossieraggio”

L’inchiesta della procura di Perugia che ha portato a galla gli accessi abusivi compiuti dal tenente Striano, in alcuni (pochi) casi per conto del sostituto procuratore antimafia Antonio Laudati, è nata dalla denuncia presentata dal ministro della Difesa Guido Crosetto dopo alcuni articoli, pubblicati dal quotidiano Domani, sui suoi affari nel settore della difesa prima di assumere l’incarico ministeriale. L’indagine ha finora fatto emergere una serie di ricerche non autorizzate su personaggi della politica, in gran parte della destra, dell’imprenditoria e dello sport.

Cosa è emerso in Antimafia sul presunto “dossieraggio”?

"Non spetta a me stabilire cos’è dossieraggio e cos’è informazione. Dico che quella effettuata da Striano è una ricerca spasmodica di informazioni su una serie di soggetti"Raffaele Cantone - Procuratore capo di Perugia

Sono quasi 800 gli accessi abusivi fatti da Striano e a lui contestati dalla procura di Perugia, anche se “in realtà le consultazioni fatte da Striano sono molto, molto, molto maggiori”, ha detto Cantone ripetendo per tre volte l’avverbio. Dal 1° gennaio 2019 al 24 novembre 2022 il sottoufficiale della Finanza ha consultato 4.124 segnalazioni di operazioni sospette, “un numero spropositato”, ha fatto ricerche su:

  • 1.531 persone fisiche e e 74 persone giuridiche per quanto riguarda le Sos;
  • 1.123 nomi nel motore di ricerca del software Serpico con le dichiarazioni dei redditi;
  • 1.947 ricerche sul sistema di indagine (Sdi), che raccoglie informazioni e dati raccolti dalle forze di polizia.

“Ha effettuato – e credo che questo sia l’elemento più preoccupante – download di 33.528 file dalla banca dati della Direzione nazionale antimafia”.

È stato un dossieraggio, come afferma la politica? "Non spetta a me stabilire cos’è dossieraggio e cos’è informazione. Dico che quella effettuata da Striano è una ricerca spasmodica di informazioni su una serie di soggetti. Se è dossieraggio o no non spetta a me dirlo, non abbiamo la prova della creazione di un archivio”", ha dichiarato Cantone.

Resta però una domanda: questo numero enorme di dati, informazioni e atti, che fine ha fatto? Non è da escludere l’interesse dei servizi segreti, magari stranieri, “è un’ipotesi, ma interroga”, anche se “non ci risulta che Striano abbia avuto rapporti con agenti segreti stranieri”. Tra i nomi computati nei database si sono molti soggetti dell’imprenditoria e un centinaio di vip: “O uno che era curioso di vedere i fatti altrui, o per altri casi non abbiamo trovato altre ipotesi”, per poi specificare che “quasi sempre si tratta di accessi abusivi fatti per fini amicali”.

Direzione antimafia, istituzione da difendere

Lo scoppio dello scandalo ha fatto finire la Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo (Dnaa) nel mirino. Il capogruppo di Forza Italia al Senato Maurizio Gasparri si è chiesto cosa c’entrino le valutazioni della segnalazioni di operazioni sospette con l’attività della procura (Risposta: servono a valutare il rischio di riciclaggio di ricchezze accumulate illecitamente e i flussi di finanziamento al terrorismo internazionale). Il giurista Sabino Cassese ha sollevato invece dubbi sull’esistenza stessa dalla procura nazionale antimafia voluta da Cantone: “Mi chiedo se questa struttura debba ancora rimanere in vita o se invece non bastino gli strumenti ordinari, perché l’Antimafia è sostanzialmente uno strumento straordinario”, ha detto.

I senatori Pd Enza Rando e Walter Verini e anche il collega del M5s Roberto Scarpinato, hanno ricordato che la Dnaa è parte lesa, e “non deve essere delegittimata”, ha affermato la prima. “Si tratta di un bieco gioco al massacro delle istituzioni per squallidi calcoli politici da parte di personaggi che, addirittura chiamando in causa il Presidente della Repubblica, tentano di strumentalizzare ogni occasione per condurre in porto il loro disegno di smantellare la credibilità della magistratura, preparando il terreno alle riforme per la sua sottoposizione al controllo della politica”, ha aggiunto Scarpinato.

Riciclaggio di denaro, chiave del crimine moderno

Ci ha pensato il procuratore Giovanni Melillo, mercoledì pomeriggio, a difendere l’istituzione che rappresenta, cercando di fornire “un’informazione completa e obiettiva” e contrastare certe "polemiche scomposte" fatte per “delegittimare l’idea stessa di istituzione neutrale come la Procura nazionale antimafia e magari dopo la Banca d’Italia”. Cantone ha sottolineato la necessità di intervenire in Antimafia alcune esigenze, come quella “di ripristinare la verità sui fatti detti in questa fase, anche perché alcuni fatti sono stati riportati in modo generico”, quella di tutelare “un’istituzione che è sacra, la procura nazionale antimafia” che “è stata istituita da Giovanni Falcone” e infine l’esigenza di “tutelare una serie di strumenti indispensabili per la lotta alla mafia”, come le infrastrutture informatiche e le banche dati.

Segnalazioni di operazioni sospette, essenziali e delicate

“Ciò che è avvenuto, oggi non sarebbe possibile e non sfuggirebbe ai controlli”Giovanni Melillo - Procuratore nazionale antimafia

Dal 2018 al 2023, la Dnaa ha ricevuto tra l’8 e il 16 per cento del totale delle segnalazioni di operazioni sospette (circa 120mila nell’ultimo anno) elaborate dall’Unità di informazione finanziaria, l’organismo antiriciclaggio creato presso la Banca d’Italia. “Nella nostra banca dati, ben lontana dall’essere un mostro onnivoro, si ritrova soltanto una ridotta percentuale delle sos generate dal sistema finanziario e trasmesse dall’Uif”. Una volta ricevute, avviene questi dati vengono incrociati automaticamente con quelli delle banca dati della Dnaa, “connessione essenziale per poi trasferire queste comunicazioni alle procure distrettuali”, le uniche che hanno il potere di indagine.

Ha quindi difeso l’utilizzo, da parte della Dnaa, delle Sos, “strumenti essenziali contro il riciclaggio e il finanziamento del terrorismo. Ed inoltre sono uno strumento fondamentale anche per l'esercizio delle funzioni di impulso e coordinamento investigativo del mio ufficio. Le Sos sono strumenti delicatissimi, contengono dati, notizie e informazioni in grado di profilare chiunque e di rivelare la natura delle nostre relazioni personali e sociali: da questo deriva che l’uso delle Sos deve essere circondato dal massimo rigore delle procedure di accesso e di controllo successivo”. L’ufficio della Dnaa che si occupava delle Sos è stato cambiato al suo arrivo. Prima c’era "un solo magistrato" addetto, che non poteva controllare tutto, mentre “oggi quattro magistrati ne partecipano alla gestione”: “Ciò che è avvenuto, oggi non sarebbe possibile e non sfuggirebbe ai controlli”. 

Dentro l'antiriciclaggio. Intervista a Claudio Clemente, direttore dell'Uif

Sistemi informatici vulnerabili

Pochissime settimane dopo il suo insediamento, nel 2022, Melillo ha avviato “un’attività di ispezione supervisionata da ispettori” con “stress test” che hanno messo in evidenza “preoccupanti vulnerabilità del sistema Ares e della banca dati” e ha avuto “esiti sconfortanti”. Inoltre “l’ispezione ministeriale ha rilevato diverse vulnerabilità in grado di compromettere l'integrità, la confidenzialità e la disponibilità dei dati trattati”.

Melillo, come già fatto in passato, ha quindi posto all’attenzione dei parlamentari l’importanza di disporre di sistemi informatici adeguati alle sfide tecnologiche del presdente. La Dnaa non è “un colabrodo, ricordo che i sistemi infrastrutturali vengono assicurati dal ministero. E vi è una condizione generale della quale bisogna occuparsi”, ha spiegato il procuratore, sottolineando che avremmo dovuto “assicurarci in tempo di sistemi di sicurezza della Giustizia” e mettendo in discussione “anche le sicurezze di impianti digitali non meno importanti delle cosiddette 'Sos', utilizzati per i cosiddetti dossieraggi”.

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